Il viaggio in India per abbracciarsi senza avere paura

L’avventura degli Antonello per aiutare i Bambini delle Fate.

Se ti abbraccio non aver paura”. Non è solo il titolo di un best seller, trasformatosi poi in un film di Salvatores intitolato “Tutto il mio folle amore”. Ormai è uno slogan che riassume un modo di convivere con l’autismo, un modo di non far sentire soli i 600 mila ragazzi che ne sono affetti in Italia. Franco e Andrea Antonello sono entrati da tempo in molte case con la loro storia piena d’amore e i loro viaggi in moto in giro per il mondo. Hanno cominciato negli Stati Uniti allungando fino al Brasile, poi sono andati a Capo Nord passando dalla Grecia, in Marocco e adesso sono appena rientrati dall’India nell’avventura appoggiata da BMW Motorrad Italia nel contesto di #SpecialMente. La vita di Franco, brillante pubblicitario veneto, è stata travolta quando si è accorto che suo figlio Andrea era affetto da autismo. “Un uragano, due uragani, sette tifoni… a maggio 1996 l’autismo ha travolto le nostre vite, ci ha sbattuto come naufraghi in luoghi tempestosi” Da quel giorno ha cominciato a dividere le sue giornate in due. Al mattino al lavoro, al pomeriggio con Andrea e per Andrea e poi con il passare del tempo per tutti i ragazzi come lui. “A volte ci sono dei giorni i cui vorresti fare un passo avanti e invece ne fai dieci indietro”, racconta. La sua vita si è trasformata in missione: “Sono autistici, non scemi. Hanno la piena e totale consapevolezza del loro stato. Il problema è che non riescono a esternare le cose. Immaginatevi di essere sulla moto che noi usiamo per i nostri viaggi, voi sapete come manovrarla, ma lei vi risponde in maniera sbagliata. Andrea fisicamente è un bronzo di Riace, lo puoi portare sulla Luna. Il suo autismo è quello di non saper dire, di non riuscire a esprimersi con le parole, mentre se si mette al computer riesce a comunicare”. Tanto che ha scritto anche due libri “Baci a tutti” e “La valigia aran”. Per Andrea e per tutti quelli come lui ha creato “I bambini delle fate”. Non basta un giornale intero per raccontare tutto quello che fanno. Cercateli sul sito. “Per me le donazioni sono il veleno del sociale. Si dà qualcosa, si spera di averlo messo nelle mani giuste e ci si dimentica. Non permettono di costruire. Ho messo in piedi un sistema in cui più di 5 mila aziende in Italia ci sostengono non con donazioni, ma con un versamento mensile costante continuativo. Non con una donazione, ma con un contratto. Oggi sosteniamo 92 progetti in maniera continuativa da 18 anni”. Idee chiare. Una forza pazzesca. E la voglia di salire con loro su quella moto e aiutarli a volare.

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