Pininfarina, una Galleria che porta nel futuro: non solo auto

Compie 50 anni la prima Galleria del Vento italiana. Da lì sono uscite grandi Ferrari, ma anche treni, yacht, edifici.

Andando in montagna in inverno ho visto l’azione del vento che aveva scavato forme curve o nitide nella neve sul ciglio della strada. Un evento ventoso plasma la forma degli alberi. Volevo semplicemente copiare quelle linee…”. Parole semplici, dettate da una sensibilità che ha innervato il talento di un uomo che ha cambiato la storia dell’automobile in Italia. Battista Farina era detto “Pinin”, ovvero Giuseppino in piemontese, per la sua straordinaria somiglianza con il padre. Come se i visi dei due fossero stati disegnati dallo stesso soffio di vento. Battista divenne per tutti “Pininfarina” con un’estensione del cognome che ne ha certificato la continuità della tradizione familiare, volta alla costante ricerca della migliore soluzione per attraversare l’aria. Vuoi per farlo con il minore attrito per guadagnare velocità, vuoi per ridurre i consumi in tempi di ristrettezze energetiche. Tempi che ritornano. Esattamente 50 anni fa Pininfarina inaugurava a Grugliasco (vicino Torino) la prima Galleria del Vento in Italia. Nel mondo ce n’erano soltanto sette. Poco più di dodici mesi più tardi la guerra del Kippur (Egitto e Siria aggredirono Israele sostenute dai Paesi aderenti all’OPEC) avrebbe portato il mondo a confrontarsi con una crisi energetica senza precedenti (ricorda qualcosa?), con domeniche a piedi e austerity improvvisamente diventate protagoniste della vita di tutti i giorni. Battista Pinin Farina già da molti anni creava con maestria nuovi modelli di vetture nettamente superiori in termini di stile e di prestazioni anche grazie all’aerodinamica. La coupé Lancia Aprilia Aerodinamica, 1936, era eccezionale se confrontata con altre vetture di dimensioni, cilindrata e peso identici. La Cisitalia aveva invece un coefficiente di resistenza aerodinamica, misurato alcuni anni fa all’interno della Galleria del Vento Pininfarina, pari a 0,37, migliore di quello di molti progetti più recenti. L’aerodinamica era già quindi un plus dell’azienda senza l’aiuto della Galleria. Ma proprio la crisi del ’73 spostò subito l’asse dell’attenzione più sulla riduzione dei consumi che sull’ulteriore miglioramento del già pur eccezionali prestazioni in termini di velocità massima e maneggevolezza. L’idea di fare questo salto in avanti e dotarsi una Galleria del Vento era già maturata a metà degli anni ’60. Per Sergio Pininfarina questa fu l’occasione per dimostrare brillante lungimiranza tecnica ed imprenditoriale, anche grazie al suo lavoro con Ferrari che lo convinse che uno strumento in grado di effettuare misurazioni scientifiche delle prestazioni aerodinamiche della carrozzeria di una vettura sarebbe diventato un fattore competitivo importante per un’azienda operante nello sviluppo e nella vendita di attività di progettazione di automobili. Tra le vetture più famose studiate nella Galleria del Vento Pininfarina ci sono stati numerosi modelli Ferrari per la Formula 1, i modelli Lancia Montecarlo Gruppo 5, le vetture vincitrici del Campionato del mondo per vetture turismo del 1979, del 1980 e del 1981 e la Lancia Rally. Ma non si pensi soltanto all’automotive. Anche l’equipaggiamento sportivo di atleti di caratura internazionale e attrezzature sportive disegnate da Pininfarina, come le mazze da golf Mizuno e gli scarponi da sci Lange, sono stati sottoposti ad estesi test nella Galleria del Vento. Strumento efficace per testare e sviluppare prodotti di vari settori, tra cui velivoli, treni ad alta velocità, yacht, edifici, infrastrutture di ingegneria eolica, design industriale e attrezzature sportive, quella di Pininfarina è anche una delle poche gallerie del vento al mondo ad avere un sistema di generazione di turbolenza (TGS) in grado di creare diverse condizioni di turbolenza controllata, associate a raffiche di vento, manovre di sorpasso, vento laterale e automobili in scia. Il sistema di simulazione dell’effetto suolo, invece, permette di riprodurre più fedelmente le reali condizioni di movimento del veicolo. Insomma, una “cinquantenne” di grande fascino e modernità.

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