Una panda è per sempre non passa mai di moda

Da Pandino a “Pandelleria”: dove c’è la piccola Fiat è comunque festa. E’ come il suo slogan storico: “Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla”.

A Pandino, in provincia di Cremona, ogni anno si radunano Fiat Panda e un migliaio di appassionati da tutta Europa. L’appuntamento 2023 è per il prossimo 17 e 18 giugno. A Pantelleria invece l’amano talmente che, si dice, ci siano più Fiat Panda che persone. È così che l’isola al centro del Mediterraneo è stata ribattezzata Pandelleria, diventando l’ambientazione naturale del docufilm realizzato per celebrare, insieme, l’utilitaria e i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano d’Arco che la costruiscono. Il filmato dura 30 minuti e mostra 14 abitanti dell’isola mentre raccontano il loro amore per le tre generazioni di Panda: ci sono una guida spirituale, un apicoltore, un agricoltore, un meccanico, un prete, un musicista e tanti altri, miscelati ai colori inconfondibili della Sicilia. Di fatto, è una bella foto d’Italia. Perché a guardar bene, la stessa Panda, riassume egregiamente quel saper fare tipicamente italiano che non passa mai di moda. Appartiene al Belpaese come l’Italiano di Toto Cutugno, con i suoi “spaghetti al dente, un partigiano come presidente e l’autoradio sempre nella mano destra”. Entrambe sono figlie degli anni Ottanta e si fisseranno nella testa degli italiani per intere generazioni, senza distinzione di classe. Senza dubbio, infatti, Fiat Panda è un prodotto made in Italy con la maiuscola. Un’icona come, sempre in ambito motoristico, la Vespa, la 500 o i bolidi di Maranello. Da subito milioni di italiani l’accendono ogni mattina per cominciare la giornata, molti ci caricano su i propri sogni, tanti percorrono la strada della propria vita. Le città ne sono invase, in coda ai semafori o con i bandieroni che festeggiano le notti Mundial di Pablito e Bearzot. L’Avvocato la guida a Sankt Moritz, trasformando la variante 4×4 in un mito senza tempo. Tre generazioni più tardi, dopo quarant’anni in affari e oltre 8 milioni di unità vendute, Fiat Panda è sempre lì, proprio come quel motivetto così italiano di Toto Cutugno. Tutto ha inizio alla fine degli anni Settanta, quando si avverte l’esigenza di sostituire le ormai “stanche” 126 e 127. Il progetto viene affidato alla matita di Giorgetto Giugiaro che disegnerà linee squadrate, ingombri contenuti, tanto spazio interno. Con appena 700 Kg di peso e motori da 30 e 45 CV, avrà costi di gestione davvero economici. La prima generazione debutta nell’Ottanta: per tutti l’appuntamento è al Salone di Ginevra, anche se il presidente della Fiat, Gianni Agnelli, la presenta in anteprima al presidente della Repubblica Sandro Pertini nei Giardini del Quirinale. È il 26 febbraio del 1980, un periodo complesso che vede il mondo cambiare velocemente. Là in America il presidente Jimmy Carter annuncia il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca, proprio mentre la sua nazionale di hockey su ghiaccio sconfigge a sorpresa lo squadrone dell’Unione Sovietica alle Olimpiadi invernali di Lake Placid, trasformando quell’incontro nel Miracolo sul ghiaccio. Gli ultimi colpi dell’anno sono l’elezione dell’attore Ronald Reagan alla Casa Bianca e lo sparo di Mark Chapman a New York, che uccide l’ex Beatle John Lennon. In Italia esplode lo scandalo delle scommesse nel mondo del calcio, il DC9 Itavia scompare dai radar alle 20:45 del 27 giugno, 40 miglia nautiche a nord di Ustica mentre, in autunno a Torino, si mettono in marcia in quarantamila. Sono quadri, impiegati della FIAT, ma anche operai e comuni cittadini che, inaspettatamente e in contrapposizione ai sindacati, manifestano per far emergere la cosiddetta maggioranza silenziosa. Tutto cambia in fretta, si evolve: serve una vettura davvero razionale per intraprendere questo viaggio e scrivere una nuova storia. Il mondo cambia marcia ancora una volta nel 1983: gli anni di piombo iniziano a lasciar posto ai colorati anni dell’edonismo reaganiano, della cultura pop e ai colori fluo. C’è voglia di evasione, di superare limiti, abbattere muri e confini. Arpanet cambia ufficialmente protocollo e accende per la prima volta Internet, arriva sul mercato il primo telefono cellulare (Motorola DynaTAC 8000X), il segretario del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi diventa il presidente del Consiglio del governo più longevo della prima Repubblica e, a Cape Canaveral (Florida), viene presentata alla stampa internazionale la nuova Fiat Uno. A Torino c’è però un’altra novità fondamentale. Grazie alla collaborazione con la Steyr-Puch, che mette a punto il sistema a quattro ruote motrici e lo consegna assemblato con frizione e cambio, Panda è ora 4×4. È la svolta. Diventa subito la vettura ideale per affrontare terreni impervi e il suo successo cresce come la sua gamma. Certo, è un lungo percorso che impiega anni e apre spazi per altre due generazioni (2003 e 2012), numerosissime variazioni sul tema, collaborazioni con brand non automobilistici, varianti come la mitica Van, il furgonato che tutti ricordiamo nella livrea rossa e attrezzata per il gestore telefonico nazionale Sip, ma anche modelli Eco come Panda Elettra, che già nel 1990 ebbe il merito di dar la scossa a un futuro elettrificato, e la Natural Power a metano (2006). Tuttavia, per molti la Panda per eccellenza resta sempre la 4×4. Ovvero il modello che ha dato inizio a una specie di culto, fissando nell’immaginario collettivo quell’auto spartana “fatta in economia” e il suo enorme successo. Non è un caso se oggi, a quarant’anni esatti da quel lontano 1983, si dice che il futuro della vetturetta passi proprio dalla prossima Panda 4×4, che dovrebbe arrivare sul mercato entro fine anno insieme a un aggiornamento dell’intera gamma. Facilmente avrà motori gentili per compiacere Greta e i suoi amici “impegnati”, di sicuro sarà dotata di Adas aggiornati (con il probabile ritorno della frenata automatica d’emergenza) e di tutte quelle piccole dotazioni tecnologiche ormai irrinunciabili, come la connettività per telefoni Android e Apple, oltre a una piattaforma di ricarica wireless per smartphone. In ogni caso sarà 4×4 e continuerà a strapparci un sorriso ricordandoci, proprio come recitava la sua réclame del 1989, che “se non ci fosse bisognerebbe inventarla”.

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