Arriva la scatola nera

Dal 6 luglio tutte le auto nuove hanno a bordo il registratore di dati. L’obiettivo è solo quello di aiutare a migliorare la sicurezza stradale.

Siamo abituati a chiamarlo il “grande fratello”. Ma forse dato che si tratta di un’automobile sarebbe ora di chiamarla “grande sorella”. Già. Dal 6 luglio tutte le vetture di nuova omologazione, ma anche i furgoni e i camion, devono uscire dalla fabbrica dotati di apparecchiature che registrano una serie di dati da utilizzare in caso d’incidente. Ciò non vuol dire che la Jeep Renegade venduta sino al 5 luglio dal 6 cambia. Quando si parla di nuove omologazioni si intende auto nuove che debuttano per la prima volta sul mercato quindi sono escluse tutte quelle già commercializzate. Solo dal luglio 2024 sarà esteso a tutte le vetture di nuova immatricolazione ovvero a tutte quelle che riceveranno una targa nuova. Anche se ad essere onesti potrebbe essere che l’auto che abbiamo in garage ne sia già dotata. Ad esempio una Mercedes GLE già nel 2015 era connessa e registrava una serie di parametri. A imporlo è il regolamento europeo 2019/2144. Oltre ai sistemi di registrazione rende obbligatori a bordo sui nuovi modelli anche i dispositivi di frenata automatica, l’intelligent speed assistant (ISA) che avvisa i guidatori in caso di violazione dei limiti di velocità e l’inibizione dell’avviamento del motore per chi si mette al volante in stato di ebbrezza. Con l’installazione obbligatoria di registratori di dati di eventi, simili alla scatola nera delgi aerei, si potrà ricostruire l’incidente del mezzo da 5 secondi prima dell’evento sino a quando il veicolo non si ferma. Non un fulmine a ciel sereno ma una storia che parte da lontano. Era il 27 novembre del 2019 quando il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo regolamento. Era il 30 settembre 2021 quando un regolamento delle Nazioni Unite ha introdotto il concetto di Event Data Recorder (EDR). Lo scopo non era l’individuazione di illeciti ma la prova del funzionamento dei diversi sistemi di sicurezza attiva e passiva relativi alla protezione degli occupanti del veicolo e degli altri utenti della strada coinvolti. Va detto subito: la registrazione dei dati non può essere disattivata come si può fare con una dashcam. D’altra parte va altresì detto che l’automobilista è anche tutelato dato che i dati devono essere raccolti da un sistema a circuito chiuso e sono resi anonimi e protetti da manipolazioni e abusi. Possono solo essere messi a disposizione delle autorità nazionali mediante un’interfaccia standardizzata in base alla legislazione nazionale o dell’’unione esclusivamente ai fini della ricerca o dell’analisi in relazione all’incidente. Insomma un sistema che non dovrebbe essere in grado di memorizzare e registrare i dati se non per effettuare analisi della sicurezza stradale. La “scatola nera” viene posizionata sotto il sedile del guidatore e fissata direttamente al telaio per poter esere individuata immediatamente dalle forze dell’ordine. Si chiama “Vision Zero” ed è il piano con il quale Unione Europea intende porre fine ai decessi e ai feriti gravi dovuti agli incidenti stradali entro il 2050. Un obiettivo ambizioso e che teoricamente si dovrebbe ottenere garantendo in maniera assoluta la privacy degli automobilisti. In realtà il gps di bordo registra in modo continuo la posizione dell’auto anche quando è ferma e questo già dovrebbe farci venire qualche dubbio. D’altronde a chi non è capitato di parlare magari con un amico di un argomento particolare e poi di trovarsi una pubblicità inerente sul telefonino al primo utilizzo? Eppure anche i dispositivi mobili dovrebbero garantire la privacy ma la sensazione comune è invece quella di essere “ascoltati”. Ma cosa andranno a “registrare” le nostre auto? La velocità del veicolo,l’intensità della frenata, l’angolo del volante, la sua inclinazione sulla strada e infine l’attivazione o meno dei numerosi sistemi di assistenza in dotazione alla vettura a partire dalle cinture di sicurezza. Insomma per ora niente video e niente audio di ciò che accade a bordo. A quello ci pensa già una dash-cam che si può trovare a poche centinaia di euro su Amazon oppure il nostro amato telefonino. Per chi non vuole essere controllato resta sempre la biciletta, almeno per ora.

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