Arrivano le Polestar e non sono frigoriferi

Lutz: “Design, sostenibilità, performance e innovazione i nostri pilastri ”Da ottobre in Italia: auto premium solo elettriche. “E siamo più di Tesla”.

Più che una Tesla europea con capitali cinesi, Polestar punta a diventare la Apple del mercato automobilistico. Prendete i nomi dei loro modelli: Polestar 1, Polestar 2, Polestar 3, Polestar 4 e andrà avanti così all’infinito con una concept qua e là come la 02, l’auto del futuro dotata pure di drone per filmarsi mentre si viaggia. Che cosa vi ricorda se non gli iPhone che ormai sono arrivati al numero 13? “Ogni macchina è unica non è la nuova generazione di quella precedente. Un esempio: io amo la Porsche 911, ma se ti dico ho una 911 tu mi chiedi quale? Con Polestar 1, Polestar 2 e così via sai di che auto parlo. E questo favorisce anche la creatività. Un nuovo modello non ha nulla del precedente, non ha neppure l’obbligo di fare dei riferimenti ai vecchi modelli. Il mondo gira troppo velocemente per restare legati al passato.”, racconta Alexander Lutz, 36 anni, americano, sportivo con un italiano alla Dan Peterson imparato nei suoi anni alla Maserati. “Il design per noi è molto importante. Non lo vedi sono nelle auto, ma anche negli showroom, nella fabbrica, come si vestono le nostre persone”. D’altra parte il ceo di Polestar, Thomas Ingenlath è anche il capo designer. Un segnale chiaro. Come la scelta dei colori: edizioni speciali a parte, si venderanno solo auto bianche. Non si sentiva la mancanza di un nuovo marchio automobilistico in un mercato che sarà sempre più affollato grazie all’idea geniale di vietare la produzione di vetture a motore termico. Polestar però ha una suo perché. “Ci basiamo su tre pilastri fondamentali più uno: design, sostenibilità, performance e poi l’innovazione che si riflette anche nella scelta dei nostri partner tecnologici. Un esempio: noi non facciamo infotainment bene come Google o Apple, e allora siamo stati tra i primi a mettere Google sulle nostre auto…”. Polestar nasce come marchio sportivo di Volvo, ma poi prende una strada tutta sua e adesso si prepara a sbarcare anche in Italia con le sue auto silenziose, ma performanti e dal design certamente accattivante. Auto che potranno essere acquistate solo online su polstar.com (“I grandi marchi tedeschi dicono nel 2025 venderemo il 10% online… noi siamo già al 100%: siamo focalizzati sul futuro. La nostra sfida è portare il futuro nel presente”. “Il marchio Polestar era nato per le corse e questo Dna ci è rimasto. Abbiamo uno spirito meno familiare di Volvo e puntiamo più sulle prestazioni. E siamo appassionati di auto e questo fa la differenza, perché vendere auto è diverso che vendere altri prodotti”. La parentela con Volvo è un plus inarrivabile. Polestar non è dovuta partire da zero come Tesla: “Noi abbiamo Geely e Volvo come genitori e vogliamo sfruttare l’esperienza di Volvo che produce auto da quasi 100 anni, perché nel segmento premium dobbiamo avere qualità alta dall’inizio e non abbiamo tempo per imparare. Volvo è un po’ la mamma che ci indica la strada con la sua esperienza, garantendoci fin da subito un livello alto di qualità, uno dei fattori chiave del successo di Volvo. Geely invece ci permette di investire e ci trasmette un po’ di ottimismo. In questi 10 anni abbiamo capito che creare un marchio automobilistico da zero è difficile. Hai bisogno di soldi, di esperienza, di persone…”. Quello che non vuole essere Polestar è di essere il brand elettrico di Volvo. E neppure essere considerata come Amg per Mercedes o Serie M per Bmw o RS per Audi. È qualcosa di diverso. Per un cliente diverso: “Non creiamo auto per un particolare cliente, ma facciamo prodotti di qualità e poi vediamo chi arriva. L’esperienza della Germania dice che Polestar ha una clientela matura, costituita da uomini e donne che vogliono prima di tutto un prodotto ottimo, all’insegna di sostenibilità, prestazioni, innovazione. Oltre il 50% degli acquirenti di Polestar 2 sono arrivati da Audi, Bmw e Mercedes e il 10% da Volvo, perché hanno sentito la vicinanza. Il mercato tedesco è maturo e freddo, non “pensa con il cuore” come quello italiano e non ha l’ansia di provare nuove cose. Avere successo da loro è stato un grande risultato”. Polestar ha sede in Svezia come Volvo e produce in Cina e negli Stati Uniti: “La nostra sede centrale è a Göteborg, in Svezia, ma separata. In Svezia abbiamo design, direzione delle vendite e del marketing e reparto di ricerca e sviluppo. Polestar 2 viene costruita in Cina con la Volvo XC40, mentre la Polestar 3 nascerà in USA con Volvo XC90”. Polestar nel mondo (25 i mercati) ha venduto 29 mila auto il primo anno, 55 mila quest’anno, ha ordini per 70 mila e un obbiettivo di 290 mila nel 2025. “Non vogliamo essere come gli altri di America (Tesla n.d.r.) che vogliono vendere 20 milioni di auto. Non vogliamo diventare l’auto di tutti. Noi siamo un marchio più esclusivo”. In Italia a ottobre lancerà la Polestar 3 e entro fine anno consegnerà le prime Polestar 2. Per gli italiani non proprio addentro al mondo automotive, Polestar potrebbe sembrare a prima vista il marchio di un frigorifero più che di una casa automobilistica: “Se ci vedono come un frigorifero Smeg non mi lamento – ride Lutz – ma è vero il marchio in Italia non è così conosciuto e questo è nello stesso tempo un vantaggio e uno svantaggio. Non abbiamo i bagagli del passato, possiamo focalizzarci sui nostri prodotti. Ma per come conosco io l’Italia siete un paese più di cuore che di testa e questo per Polestar è un vantaggio. Per apprezzare le nostre auto devi guidarle, sentirle”. Alla fine di questo viaggio nel mondo Polestar viene spontanea una domanda: perché scegliere Polestar e non Tesla? Lutz ha la risposta pronta: “Noi facciamo tutto bene con sostenibilità, design, performance, innovation, Tesla è specializzata su un paio di cose, è molto focalizzata sull’efficienza ad esempio e se sei molto focalizzato su un aspetto, magari te ne manca un altro. Noi sull’efficienza stiamo lavorando e migliorando, puoi farlo. Diciamo così: sul software puoi sempre migliorarti anche durante la vita di una macchina, ma sull’hardware non puoi proprio fare nulla. Noi come macchina copriamo più valori insieme e non solo un paio”. Polestar non andrà su Marte, ma in strada non passerà inosservata.

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