Bronco, icona americana prova a invadere l’Europa

Dal cinema a O. J. l’anti Jeep della Ford è un fuoristrada famosissimo.Coniuga concetti da 4×4 duro e puro con un utilizzo ben più ordinario.Nato come mezzo da lavoro, diventa moda. Da esportare come la Mustang.

In California era cabrio, con le tavole da surf infilate fra sedili e roll-bar: un autentico must sulla Pacific One, dove da Venice a Malibù, chi non si univa al movimento di Berkeley viveva la summer of love. A New York, nell’inverno 1975, Robert Redford è salito a bordo insieme a Faye Dunaway nella pellicola di Sidney Pollack I tre giorni del Condor: un capolavoro. Ma è stata la fuga di OJ dalla polizia di Los Angeles che, scrivendo una delle pagine più famose della tivù, ha fissato Ford Bronco nella cultura popolare. È il 17 giugno 1994 quando, a bassa velocità, Simpson, ex stella di football e cinema, tiene incollati 95 milioni di telespettatori sull’Interstatale 405, per 80 chilometri. Nello stesso anno, Keanu Reeves parcheggia la sua per salire al volo sull’autobus guidato da Sandra Bullock, autista improvvisata nel film Speed mentre, nel 2001, gli strampalati modelli di Zoolander incendiano il prologo dell’omonimo cult movie, interamente dedicato al mondo della moda, ben prima che il Diavolo vestisse Prada. Simbolo di una generazione che inseguiva le onde e la libertà come sogno collettivo, Ford Bronco è per tutti “l’altra” jeep americana per eccellenza. Nasce per competere con le popolarissime Jeep CJ e con il bestseller nazionale assoluto, il pick-up F 150. Si tratta di un fuoristrada leggero e molto compatto, con un passo di 2.337 mm che per l’America di allora era l’equivalente di una Smart. Prodotto dal 1966, per cinque generazioni, il mitico Bronco ritorna in strada cinquant’anni dopo l’originale e 24 anni dopo essere sparito dai listini a metà anni Novanta, affondato da vendite non sempre al top. Nel 2020 Ford l’ha però reintrodotto in Nord America e, dal prossimo anno, arriverà per la prima volta anche in Europa. Una novità assoluta, che segue le orme di un’altra mitica Ford: la Mustang. La nuova versione mantiene l’inconfondibile design robusto, le estreme capacità fuoristrada ed è dotata di tecnologia d’ultima generazione. Rinnova, di fatto, lo spirito che ha contraddistinto le prime generazioni. Partendo da un foglio bianco, il team di progettazione ha iniziato facendo una scansione digitale a grandezza naturale proprio del modello di prima generazione, per garantire che le proporzioni possenti e la forma immediatamente riconoscibile rimanessero ancora una volta gli elementi chiave. Come pure sbalzi corti, linee decise, dettagli audaci e funzionali. Il frontale del veicolo è caratterizzato dalla tipica griglia a tutta larghezza, dai fari circolari e dalle vistose scritte. I pannelli della carrozzeria squadrati sono progettati per rendere più visibili gli angoli esterni del SUV e, quindi, più facili da posizionare anche nelle impegnative situazioni off-road. Bronco ha caratteristiche semplici ma intelligenti, come i passaruota in plastica imbullonati e i trail sights – sezioni rialzate sulla parte superiore dei parafanghi anteriori per aiutare il conducente a individuare gli angoli del veicolo – che possono essere utilizzati come punti di ancoraggio in grado di sostenere fino a 68 kg. Nell’America di frontiera ci ancorano persino le canoe. È poi dotato di hard top asportabile, tutte le porte possono essere rimosse completamente con un solo attrezzo, in appena otto minuti, prima di riporle all’interno del veicolo, nelle borse dedicate. La vasta gamma di accessori include anche tende da tetto, barre luminose, porta attrezzi e rivestimenti dei sedili lavabili; c’è quel che serve per affrontare ogni tipo di terreno. Capacità garantita anche dall’esclusivo Terrain Management System con le sue sette modalità di guida selezionabili, dal Trail Toolbox e dalle sospensioni off-road. Oggi come ieri, Ford Bronco coniuga concetti da 4×4 duro e puro con un utilizzo ben più ordinario e quotidiano. È un po’ la sua forza, fin dal primo giorno. Tutto ha inizio con il modello prodotto nell’agosto del 1965, suggerito dal product manager Donald Nelson Frey, cui si deve anche l’input per la Mustang. Messa in produzione da Lee Iacocca, strizzava l’occhio ai baby boomers e alla loro vivace economia, mentre nei piani della Ford, Bronco doveva compiacere gli ex soldati di ritorno dalla guerra del Vietnam. I veterani, un esercito di reduci che acquistava le jeep militari in eccedenza, riconvertite a vetture civili. Non a caso, quel fuoristrada leggero definito per la prima volta “veicolo utilitario sportivo”, cioè Suv, era soprattutto un mezzo da lavoro. Doveva essere economico, robusto, in grado di sopportare molti strapazzi, proprio come il cavallo da cui ha preso il nome. Bronco, infatti, è una parola di origine spagnola usata dagli americani per definire quei cavalli selvaggi dal carattere particolarmente focoso. All’esordio nei Sessanta venne proposto con carrozzeria wagon, in versione pop con abitacolo a due posti, nella meno diffusa configurazione aperta. Il prezzo base era di 2194 dollari. Nel 1972 iniziò il progetto di revisione che presupponeva il passaggio da compact a full-size, ma lo sviluppo venne modificato a causa della crisi petrolifera del 1973. La seconda serie arriverà infatti solo nel 1977, una terza già nell’Ottanta, la quarta nel 1987 e la quinta, e ultima, nel 1992. L’ultimo esemplare uscì dalle catene di montaggio il 12 giugno 1996, finché nel 2004 il concept con gli stilemi dell’originale, ma con motore Diesel sovralimentato, venne presentato al salone dell’automobile di New York. Non entrò mai in produzione, sospendendo di fatto per 24 anni uno dei modelli più amati da intere generazioni di americani, e non solo. Ora però c’è la sesta generazione, cui spetta il compito di raccogliere il testimone, per proiettare Bronco al di là dei confini nazionali, proprio come ha fatto Mustang appena qualche anno fa.

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