Le richieste al governo da parte della Conferenza delle organizzazioni Automotive

“Il mondo dell’auto in Italia è unito”. Si sono schierati tutti insieme per mandare un messaggio forte e chiaro al Governo. Michele Crisci, Paolo Scudieri e Alfonso De Stefani Cosentino, i presidenti di Unrae, Anfia e Federauto le tre organizzazioni che gestiscono l’automotive in Italia hanno preso il microfono per raccontare una situazione d’emergenza che solo un aiuto governativo può risolvere, consentendo al comparto di costruirsi un futuro più sereno. Servono ancora incentivi, ma servono soprattutto investimenti in infrastrutture per l’elettrificazione. “La transizione è già cominciata e percorsa negli ultimi decenni attraverso innovazioni tecnologiche nei diversi cicli omologativi. Ora va guidata per assicurare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale attraverso una consistente e duratura sostenibilità economica. Ci serve un piano operativo di breve-medio periodo che si occupi del rilancio del settore fortemente colpito dalla pandemia. Un piano strategico di medio-lungo verso una mobilità sempre più sostenibile come strumento di sviluppo e di crescita del Paese”, il succo del discorso dei Tre Moschettieri dell’Automotive.

Abbiamo bisogno di un piano strategico


L’Italia è al sedicesimo posto in Europa come numero di ricariche con 2,7 colonnine ogni 100 km quando la media continentale è di 4,9; numeri che diventano ancora più impietosi quando si parla di ricariche ad alta velocità che da noi sono solo il 9% contro il 17% della Germania, del 19% in Gran Bretagna e del 26% della Spagna. La pandemia ha portato a un calo delle vendite di 535mila unità (-28%) che senza incentivi avrebbe superato le 600 mila unità con un calo della produzione in Italia del 15% smorzato dalla ripartenza negli ultimi due quarti dell’anno. Il parco circolante italiano resta il più vecchio dell’Europa che conta con un’età media di 11,5 anni e soprattutto con oltre 11 milioni di vetture ante euro 4 ancora in circolazione. Dipinto lo scenario con grafici, cifre e discorsi ben pronunciati i tre moschettieri sono passato all’azione con le loro richieste al Governo Draghi. “Un piano strategico per guidare il mercato verso l’elettrificazione dei veicoli e accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie con particolare attenzione all’automazione, alla connettività, alla diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno. Rifinanziare con urgenza gli incentivi in esaurimento e rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus e prevedere ulteriori incentivi per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone. Allo stesso tempo è necessario avviare una complessiva riforma fiscale sul settore, in particolare, per le auto aziendali a sostegno delle imprese italiane oggi penalizzate rispetto agli altri Paesi europei. Con l’occasione è auspicabile anche una rimodulazione del “bollo auto” in chiave green.”.


Abbiamo bisogno di un piano strategico”. Il messaggio è chiaro. Il settore dell’automotive unito nella sua battaglia, ha suddiviso le richieste in tre comparti:

Per quanto riguarda le infrastrutture si chiede per il 2021 “una diffusione delle infrastrutture di ricarica pubblica, privata ed aziendale con un mix tra lenta, quick, fast e ultrafast soprattutto in ambito autostradale”. Per la fiscalità si chiede di “allineare la fiscalità delle auto aziendali a quelle dei principali paesi europei, in termini di detraibilità Iva e deducibilità dei costi e di correggere la duplicazione dell’imposta per l’usato acquistato dai dealer da soggetto passivo
con base imponibile ridotta”. Per il 2022-2026 si auspica poi “di rimodulare la tassa automobilistica (il bollo auto) in chiave green”. Per quanto riguarda il supporto del mercato la richiesta per il 2021 è “di rifinanziare l’ecobonus nella fascia 61-135 g/km C02 e di adeguare ai valori WLTP dei fringe benefit per i veicoli
aziendali”. Per il quadriennio 2022-2026 si chiede invece di “rendere strutturale il cosiddetto ecobonus almeno fino al 2026”.


Che cosa si attende l’automotive? Detto in una frase sola: “I tempi e le risorse per un piano vincente”. Ora l palla passa al Governo che due calcoli ha già cominciato a farli. Meno auto vendute significa meno soldi incassati, meno auto in circolazione significa meno incassi dalle accise sul carburante (il gettito fiscale del comparto nel 2019 è stato di 76,3 miliardi). Il tutto ricordando che il settore complessivamente impiega 1,25 milioni di addetti producendo 344 miliardi di fatturato commensurabile al 20% del Pil.

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