Le due ruote possono cambiare la mobilità

Piaggio One

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Le due ruote forse non riusciranno a salvare il mondo dall’inquinamento galoppante, ma hanno grandi chances di cambiare la mobilità delle nostre città nei prossimi anni. Snelliscono il traffico, diminuiscono il problema dei parcheggi, permettono di muoversi inquinando meno almeno fino a quando non vedremo in città soltanto auto ad emissioni zero. Le due ruote hanno in mano il loro futuro e un po’ anche il nostro. Possono aiutarci, ma nello stesso tempo devono cominciare ad aiutarsi… a lasciarsi guidare con educazione, non necessariamente quella stradale. Educazione e basta. Quella che vieta di parcheggiare sui marciapiedi, di viaggiare in contromano, di sentirsi padroni della strada. Due ruote significano moto, scooter, biciclette con pedalata assistita, biciclette tradizionali che siamo city bike, mountain-bike o sharing-bike, ma anche i monopattini, nonostante stiano diventando fastidiosi come i moscerini per un motociclista d’estate.

Nelle grandi città il traffico, complicato anche da un proliferare assurdo delle piste ciclabili messe lì tanto per far numero, sta diventando troppo anche per le due ruote obbligate a gimkane pericolose pure per le auto stesse. La fisica dice che è impossibile passare tra un’automobile e l’altra eppure spesso vedi qualcuno che ci prova lo stesso. Quelli che una volta erano gli attori deboli della strada sembrano essersi trasformati negli anni in sprezzanti cowboy in sella a destrieri impazziti o quasi. 

La mobilità del futuro non deve trasformarsi in un far-west. Ha bisogno di regole che permettano di convivere a due, tre e quattro ruote e anche ai pedoni. Nella vicina Svizzera le motociclette e gli scooter hanno il divieto di sorpassare le code di automobili o di passare tra una e l’altra. In pratica devono stare in coda come se fossero una quattroruote. E lo fanno tutti perché i controlli sono serrati e le pene certe. Esagerato? Abbastanza. Ma d’altra parte oggi sembra un po’ come se non ci fossimo mai spostati dal punto A al punto B in precedenza. Noi protagonisti di tempi recenti che ricordiamo poco del passato sempre concentrati sul futuro. Terza, quarta o anche quinta generazione dell’homo immobile che non deve camminare se non per sport ma che tende al teletrasporto, se possibile, o in alternativa a sedie con le ruote alimentate a idrogeno. Ovviamente ecosostenibili. Quest’ultima è la parola che più si abbina negli ultimi anni alla mobilità. Ci si affanna dimenticandosi che una volta bastava un po’ di biada per i cavalli e allora sì che eravamo davvero ecosostenibili. Ma oggi ci vorrebbe il sacchettino per raccogliere gli escrementi e con un equino sarebbe un’impresa. 

Ma noi figli dei tempi che cambiano stiamo imparando che l’elettricità non serve solo per illuminare la casa e caricare i cellulari ma può anche farci muovere. Come se fosse una novità. Era la fine del XIX secolo quando Benjamin Outram inventò proprio il tram. Prima trainato dai cavalli, poi a vapore e infine elettrico. L’obiettivo era sempre lo stesso: la mobilità. Le emissioni zero passavano in secondo piano anche se a volte erano già presenti ma venivano nascoste dalle fumate del carbone che ancora oggi ci preoccupa in India e Cina. D’altra parte lo sappiamo bene, almeno noi, la “nostra” Terra ha bisogno di aria pulita per sopravvivere. Torniamo al presente. Ciclomotori, scooter e moto elettriche ma anche micromobilità e soprattutto eBike sono protagoniste in questi giorni a Milano all’Esposizione Internazionale del Ciclo Motociclo e Accessori: l’EICMA. Oggi l’industria delle due ruote a trazione elettrica torna ancora a puntare sulla vetrina internazionale offerta da EICMA per la presentazione delle proprie novità forte di un mercato che, solo in Italia, nel 2020 ha fatto segnare un convincente +84,5% sull’anno precedente e che continua la sua corsa in positivo anche nel 2021 con un incremento delle vendite superiore al 5% nei primi nove mesi dell’anno. Se prima si parlava di sharing oggi pochi hanno voglia di dividere il proprio spazio con sconosciuti. Ecco allora che la richiesta di mobilità è sempre più individuale. Viva il monopattino salvo poi in barba alla legge andarci in due, senza casco, e magari trainando un amico con lo skateboard. Le regole non ci sono oppure le stanno ancora scrivendo ma in fondo agli italiani piace infrangerle un po’ tutte. Intanto tutti in bici come quando da bambini si levavano le rotelle e presi dall’entusiasmo si immaginavano viaggi anche oltre provincia. 

Viva la pedalata assistita. Tutti le hanno a catalogo e con gli incentivi diventa anche facile comprarle. Scoperte e riscoperte come quella del monopattino. Andando avanti di questo passo tra un po’ acquistando un’auto ci forniranno in dotazione dei rollerblade che grazie a un accordo con l’Unione Europea potrebbero contribuire a ridurre le salate multe che tanto spaventano i Costruttori di Auto. D’altra parte si sa che la mobilità dell’ultimo miglio è fondamentale. Ma cosa c’entra il miglio? Qui non ragioniamo in chilometri? Vabbè l’importante è esserci in tutte le declinazioni possibili della mobilità. Nessuno vuole mancare l’appuntamento.

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