“Perché la nuova mini farà ancora innamorare”

Il futuro secondo Federica Manzoni, responsabile italiana del marchio“ Vogliamo conquistare sempre più giovani. Abbiamo le auto per loro. Il nostro Dna non cambierà anche quando diventeremo solo elettrici”.

Quando da bambina non correva nei boschi, uno dei suoi giochi preferiti era riconoscere le auto dal rumore del loro motore. Non ne passavano molte nel paesino sulle Dolomiti del Brenta, a due passi da Madonna di Campiglio, dove è nata e crescita Federica Manzoni, da quasi un anno numero uno di Mini in Italia, ma abbastanza perché imparasse a riconoscere una musica dall’altra. “Un gioco che potrei continuare a fare anche oggi con le auto elettriche, almeno con le Mini, perché le nostre vetture elettriche sono riconoscibili fin dal suono”. Federica è una delle tante manager donne del mondo dell’auto che evidentemente non è più maschilista come un tempo. È arrivata in Mini in un momento importante, quella che vede la transizione del marchio di proprietà di Bmw verso l’elettrificazione. “La nostra vocazione è quella di diventare un brand totalmente elettrico entro il 2030 con un impatto ambientale minimo per il rispetto del nostro pianeta. Questo primo anno in Mini è stato estremamente interessante, è stato bello rientrare in Bmw Group Italia dopo una breve, ma intensa esperienza all’estero, è stato un po’ come rientrare in famiglia. È stato un anno molto interessante anche per Mini perché ci stiamo accingendo ad un cambio epocale sia dal punto di vista del prodotto che del cambio del sistema di vendita”. Dalla prima Mini del 1959 all’ultima nata di pochi mesi fa è cambiato tutto, ma non il Dna. Mini ci tiene a conservare il suo go-kart feeling anche nella versione a batteria. I clienti da queste parti li chiamano Mini Lovers: “ E ci vogliono ancora tanto bene. Dal punto di vista di età anagrafica non abbiamo visto un grande cambiamento e restiamo fedeli al nostro target di riferimento con una percentuale di donne importante e, con la nuova generazione di prodotti, ci apprestiamo a raggiungere anche le fasce più giovani grazie alla digitalizzazione che portiamo a bordo del veicolo. Stiamo cercando di non perdere l’opportunità di avere a bordo anche i giovani, un target che deve essere solleticato ed entusiasmato. Vogliamo portare anche loro a bordo delle nuove Mini”. Per convincere i giovani, bisogna andar loro incontro: “I giovani hanno una maggiore attenzione per tutte le tematiche relative alla sostenibilità, un valore che possono condividere con Mini, ma poi le variabili che entrano in gioco prima dell’acquisto di un veicolo elettrico sono ampie”. L’autonomia elettrica che nelle prime Mini poteva essere un ostacolo, oggi non lo è più: “Un’autonomia più ampia ci permette di ridurre uno di quelli che sono i timori di chi si avvicina all’elettrico, ma certamente ci vuole un cambio di mentalità che dipende da tutti quei fattori esogeni che possono essere la tematica della ricarica in città, piuttosto che quella della ricarica in casa, visto che il nostro Paese non è pronto con quella velocità che ci si aspettava per questo tipo di transizione, ma la strada ormai è segnata”. Mini ha sempre avuto nel design un suo punto di forza. Ha sempre voluto essere inconfondibile: “Per Mini, un’icona che ha fatto la storia nel mondo dell’automobile, il design rimane centrale, ma la nuova famiglia Mini riesce a combinare questo mix di tecnologia e design grazie ad un approccio che viene chiamato charismatic semplicity, con una vettura che diventa sempre più essenziale, ma nello stesso tempo estremamente innovativa. Riusciamo a combinare le due cose senza rinunciare alla nostra unicità”. “Per esempio prendiamo gli interni di quella che è la nuova All Electric Mini Cooper – continua Federica Manzoni – : vanno a riprendere quello che era l’heritage della prima Mini del 1959 quando all’interno avevamo solo il volante e questo display rotondo con cinque tasti che ti permettevamo di entrare in tutto il mondo Mini. Adesso facciamo rivivere l’emozione del 1959, ma tutto in digitale e attraverso uno di questi cinque tasti si vive una di quelle experience mode che ti permette di personalizzare l’auto o di viverla secondo il proprio stato d’animo. Combiniamo due mondi apparentemente distanti senza scordare mail il Dna di Mini con il nostro spirito sportivo anche un po’ irriverente e il go-kart feeling che oggi è elettrificato”. Mini con il passare degli anni è diventata una famiglia. “Abbiamo una gamma ampia. La Countryman è diventata importante, ma le dimensioni della All Electric Mini Cooper rispettano quelle che erano le dimensioni delle ultime tre generazioni e poi abbiamo creato uno spazio per introdurre la Aceman che arriverà l’anno prossimo e andrà a collocarsi tra questi due segmenti. Diciamo che c’è ancora una Mini per chi la vuole piccola. E con l’ampliamento della gamma, magari allargheremo anche il numero dei nostri lovers”. Agli italiani piace molto la Countryman: “E’ il nostro highlander con quasi il 50% dei volumi”. Ma Mini significa anche sostenibilità: “E’ un valore fondamentale per il marchio e le persone che vi lavorano anche in Italia. Per noi vuol dire tanto. Non è solo l’elettrificazione del motore, ma tutta una catena produttiva che è attenta alle emissioni, come sarà nella nuova fabbrica della Mini Countryman a Lipsia, uno degli stabilimenti più verdi d’Europa. Ma in generale stiamo attenti ad ogni processo produttivo, la nuova famiglia Mini utilizza buona parte di materiali riciclati, rinunciando completamente alla pelle. Per noi sostenibilità è un concetto estremamente ampio che si traduce anche in azioni visto che sotto il cappello di Big Love abbiamo l’amore per le persone, il pianeta e il progresso. E per quanto riguarda il pianeta nel 2023 abbiamo stretto una partnership con Plastic Free che ci ha fatti scendere in campo a raccogliere la plastica”. E qui si potrebbe continuare all’infinito raccontando di tutto quello che Mini fa per la Social Responsability, un campo dove dal 2019 non si è più fermata con una serie di progetti (vedi Tortellante per citarne uno) che piacciono tanto anche ai tedeschi. Perché Mini piace anche per questo.

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