Effetto sorpresa annullato dal web: crisi irreversibile

Le Case hanno lasciato lievitare i costi con gli show di tedeschi e francesi che hanno messo in crisi Francoforte e Parigi

Crisi

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Il futuro dei saloni, indipendentemente dalla situazione contingente, legano alla pandemia, oggi è più che mai incerto. Un declino che, almeno in occidente, ha origine all’inizio degli anni 10 di questo secolo. Quando cominciano ad entrare in crisi i grandi appuntamenti mondiali; da un lato la competizione tra i brand aveva generato ormai una spirale viziosa con una rincorsa ad avere gli stand più sfarzosi con investimenti che lievitavano a costi proibitivi per la maggioranza dei brand. Dall’altro la crescita esponenziale del web aveva portato la conseguenza che le anteprime mondiali, un tempo fiore all’occhiello dei saloni, venivano puntualmente anticipate sul web annullando così l’effetto novità.

Le dimostrazioni di strapotenza dei brand tedeschi al salone di Francoforte e la risposta dei brand Francesi a quello di Parigi ha determinato di conseguenza il disamore degli altri brand che in molti casi facevano la figura degli invitati di serie B alle manifestazioni. Io questa sensazione l’ho provata di persona quando gestivo nel gruppo FCA i saloni internazionali, i nostri budget non erano paragonabili a quelli dei brand che giocavano in casa. La crescita esponenziale dei costi di partecipazione a questi eventi ha determinato un progressivo abbandono di molti brand e fatto entrare in crisi i due saloni principali di Francoforte e Parigi.

Facendo un paragone al mondo della Formula 1, anche lì ci sono scuderie con budget enormi e squadre destinate ad essere comprimarie, con pochissime o nessuna chance di vittoria. Ma senza questi team il circus non potrebbe stare in piedi e quindi la suddivisione dei premi tra le squadre fa funzionare, per ora, il modello di business. Quando sono passato dall’altra parte della barricata, cercando di salvare Motorshow di Bologna entrato in crisi per i motivi sopra citati, avevo proposto un modello di salone “democratico” con allestimenti standard per tutte le case con costi ridotti al minimo. Il progetto non decollò perché in quel momento tutti i brand stavano riducendo le partecipazioni ai saloni e per assurdo proprio per il fatto che questa linea “democratica” non consentiva alle Case di mostrare i muscoli.

Quale futuro dunque per i saloni e gli eventi automobilistici, visto anche l’approccio diverso delle nuove generazioni e i grandi cambiamenti che attraversano il mondo dell’auto? Partendo dal presupposto che, secondo me, non si potrà vivere esclusivamente di eventi in streaming e presentazioni in remoto che annullano l’human touch, gli eventi dovranno in prima battuta essere meno orientati al business to business cercando di ammaliare in primis i media e di conseguenza dimostrare la forza del brand ai competitor. È ormai dimostrato che questa rincorsa porta ad una lievitazione dei costi insostenibile. Penso pertanto che si debba puntare con più decisione su un format che privilegi l’aspetto passionale, attraendo le generazioni dei millennials che dimostrano una progressiva disaffezione all’oggetto auto, ma far vivere e toccare le auto.

Quindi meno sfarzo e più focalizzazione su target.

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