L’auto piace ai giovani?

In 10 anni il numero dei proprietari di auto under 25 si è quasi dimezzatoIl ruolo del car sharing nelle grandi città. In provincia però cambia la musica.

Andavo a cento all’ora per trovar la bimba mia…” cantava Gianni Morandi nel 1963. Il Festival di Sanremo si è appena concluso e di canzoni che raccontano le auto non se ne sono viste. Specchio dei tempi? Forse. Senz’altro molti giovani d’oggi sognano sempre meno la quattroruote. Nel 2011 oltre un milione di automobili erano intestate agli under 25 e a distanza di dieci anni il numero si è ridotto a 590mila unità a parità di popolazione in quella fascia d’età. Già lo scorso anno Aci ha rilevato che solo un under 25 su otto possedeva un’auto. Le auto sono forse troppo costose per dei ragazzi? Dipende. Magari non lo sono per dei giovani entrati presto nel mondo del lavoro rinunciando allo studio. Probabilmente lo sono per le famiglie con figli che devono essere mantenuti all’università e anche oltre. Sarebbe necessario trovare nuove formule di acquisto basate sulle possibilità di guadagno future dei ragazzi. Utopia? Probabilmente si dato che viviamo in un periodo dove a volte neppure i trentenni si possono permettere economicamente l’acquisto di una vettura che sia nuova o usata. D’altronde oggi per molti la libertà di movimento non è più legata al possesso di una quattroruote. Perché? Nelle grandi città spopolano biciclette e monopattini a noleggio e poi i car sharing. Milano, Roma, Torino sono presidiate da Bmw Serie 1, Serie 2 e X1 e tutte le auto del Gruppo Stellantis con in testa la Fiat 500e per chi si vuole muovere a zero emissioni. Attenzione però, per mettersi al volante con il car sharing ci vuole comunque la patente di guida e anche conseguita da almeno dodici mesi. Forse a causa delle limitazioni di potenza per i neopatentati dettate dal codice della strada. E i giovani ottengono la licenza di guida sempre più tardi. Pare che oggi tra gli under 25 solo il 50% abbia preso la patente a 18 anni mentre tra gli over 50 è stato l’80% a farlo appena maggiorenne. Un po’ come per la politica anche per l’auto nei giovani si sta creando una disaffezione generalizzata. E se l’abbonamento ai mezzi pubblici era prerogativa degli studenti delle medie e delle scuole superiori oggi il mitico tesserino con foto sopravvive ai diciottenni 2.0. Anzi forse oggi è più che mai apprezzato. Secondo una ricerca effettuata a livello europeo da Goodyear insieme a ThinkYoung l’85% dei giovani dichiara che entro dieci anni sarà in possesso di un’automobile ma il 65,5% conferma il car sharing come un servizio essenziale. Insomma sembra d’intuire che i ragazzi vogliano l’auto solo che si aspettano di averla più avanti. “Conseguire la patente significa poter accedere in modo concreto a una maggiore autonomia e indipendenza e, conseguentemente, dal punto di vista simbolico, rappresenta quel passaggio di emancipazione dalle figure genitoriali, che sancisce la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’ adultità, passaggio che, nella nostra cultura, allo stato attuale sta tendendo ad essere sempre più posticipato”, spiega Federica Dossena, psicologa dell’età evolutiva e socia dello PSIBA (istituto di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente). Resta una riflessione. L’Italia non è fatta dalle grandi città ma dai piccoli Paesi. Da zone in cui i ragazzi percorrono decine di chilometri a serata per spostarsi in compagnia da un posto all’altro. Località in cui il car sharing non è ancora arrivato e probabilmente mai arriverà. Questa è l’Italia. Quella che cantava Morandi è ancora li. E allora siamo certi che i diciottenni che non vivono nella grandi città continuino a sognare l’acquisto della prima automobile o almeno di poter usare quella di papà. In provincia dell’abbonamento al car sharing da usare tramite una comoda app sul telefonino non siano davvero che cosa farsene. “Vespe truccate anni ’60. Girano in centro sfiorando i 90. Rosse di fuoco, comincia la danza”. Cantava Cesare Cremonini nel 1999. Altro che car sharing.

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