Auto a guida autonoma ma con il vostro stile

L’ingegner Mazzola, ex Ferrari, lancia la start up Social Self Driving “Vogliamo valorizzare lo stile di guida di ognuno di noi e trasferirlo nella guida autonoma: ognuno potrà portarlo sulle auto che vorrà”

Ingegner Luigi Mazzola

Ingegner Luigi Mazzola

Ognuno ha un proprio “stile di guida”. Può piacere o non piacere ai passeggeri, che possono addirittura arrivare a soffrirlo, ma è inequivocabile che ogni essere umano dotato di patente impone alla vettura quello che è il suo modo di condurla. E se non parlassimo di uomini ma di intelligenza artificiale? Nel 2030, cioè domani, il 15% delle nuove immatricolazioni è stimato saranno a guida autonoma e il 55% a guida semiautonoma. Il mercato potrebbe essere completamente nuovo, costituito da servizi di mobilità condivisa, applicazioni e servizi in remoto. La stima del giro d’affari è di 1500 miliardi di dollari. Già, ma se la guida sarà autonoma qualcuno si è preoccupato di pensare a quale “stile” avrà? Uguale per tutti? E se non ci piacerà come faremo a dirgli: “Ehi software, guidi troppo nervosamente, mi fai venire il mal d’auto”? Altro dettaglio da non trascurare: il 71% di noi dichiara di aver paura a viaggiare a bordo di veicoli completamente autonomi. Un bel problema, al quale ha provato a dare una soluzione l’ingegner Luigi Mazzola in team con Francesco Zanazzi (consulente strategico in business digitale) e Guido Ciapponi (esperto in digital marketing legato all’automotive), co-fondatori di una startup chiamata “Social Self Driving”.

Mazzola è stato per anni responsabile dell’area test della Ferrari (quando era ancora possibile farli liberamente) e il filo che lega la sua vita professionale (oggi è imprenditore, opinionista tv e formatore aziendale) all’idea che sta sviluppando è tutt’altro che sottile. “È così – dice Mazzola -. Ho iniziato la mia carriera in F1 grazie ai lavori di simulazione. Sono stato uno dei pionieri della simulazione, la mia tesi di laurea era sulla simulazione di guida. In Ferrari ho da subito lavorato sulla telemetria. Ho sempre cercato di aiutare i piloti a migliorare la loro guida ed ora vorrei sviluppare tutto questo in modo da valorizzare lo stile di guida di ognuno di noi e trasferirlo nella guida autonoma.

Molte startup nascono con un’idea, magari brillante e certamente innovativa come questa, e i fondatori non aspettano altro che un fondo si prenda il pacchetto virtuale, lo paghi per quel che vale (spesso si parla di montagne di denaro) e poi si occupi di passare dal virtuale al reale commercializzandolo. Voi che obiettivo avete? “Riuscire a trovare finanziamenti per investire e creare noi il prodotto. L’azienda è nata il 23 luglio, siamo davvero agli inizi. Ma è bastato accennare l’idea sui miei canali social e subito alcune software house importanti hanno iniziato ad interessarsi a noi. Quindi noi questo software lo vogliamo creare. Immaginate che assomigli a una tessera del bancomat. Con il bancomat potete andare in qualsiasi istituto bancario e ricevere il vostro denaro. Noi vogliamo fare la stessa cosa, il vostro stile di guida (o quello che vorrete caricare sull’auto) sarà sempre con voi qualsiasi vettura andrete a guidare. Quando ne acquisterete una nuova oppure ne prenderete una a noleggio o in car sharing”.

Poi? “Poi si creerà un cloud tipo Spotify, un marketplace sul quale caricare e scaricare stili di guida. È chiaro che se arriva Google e si prende tutto va bene lo stesso, ma prima mi piacerebbe iniziare lo sviluppo di questa idea, che finora è nella nostra testa. Ma che sappiamo perfettamente come andare a realizzare attraverso telecamere e sensori.

Il sistema è, in apparenza, molto semplice e prevede la registrazione e la profilazione dello stile di guida del conducente di un veicolo. Questo consentirà di replicarlo successivamente, addirittura di condividerlo con altri utenti attraverso una piattaforma cloud. Quali sono le situazioni che tipicamente costruiscono uno stile di guida? Il modo di affrontare le curve, quello di posizionarsi in carreggiata, la gestione del cambio marce. Tutto questo può essere ricostruito nella memoria di un computer ed essere utilizzato quando a condurre il veicolo sarà l’intelligenza artificiale. Ma c’è di più. Social Self Driving ha anche pensato di creare un marketplace (ovvero un negozio virtuale) attraverso una app grazie alla quale case automobilistiche, piloti professionisti, istruttori di guida sicura, personaggi pubblici potranno commercializzare i propri programmi di guida personalizzati. Già immaginiamo followers che decidono di utilizzare lo stile di guida di questa o quell’influencer, appassionati di Formula 1 che potranno farsi un giro sulla propria autovettura e farla condurre ad un virtuale Lewis Hamilton o Max Verstappen. Le stesse casa automobilistiche potrebbero utilizzare questo sistema come un optional per le vetture che commercializzano. Stai acquistando una Ferrari? Se vuoi te la vendo con un programma di guida autonoma che replica la guida di Leclerc. Tecnicamente tutto questo come è realizzabile? Intanto questa startup ha depositato un brevetto di cui è licenziataria esclusiva. Ora inizia la fase della ricerca dei finanziamenti per mettere in pratica questa idea. Il sistema si appoggia sulle dotazioni hardware e software già normalmente presenti su veicoli con differenti livelli di guida assistita o autonoma e li va ad integrare. Sensori di angoli di sterzo, di coppia applicata allo sterzo, di velocità di sterzata, di azione sui pedali di acceleratore e freno. Ai sensori si aggiunge il software di elaborazione dei segnali visivi, sonar e radar che permette a questi veicoli di comprendere la situazione ambientale circostante. I dati vengono quindi registrati e grazie a loro si profila poi lo stile di guida. Quali problemi risolve questa idea? Beh, soprattutto il primo e più diffuso: una persona su tre soffre di mal d’auto e necessita di uno stile di guida particolarmente attento. Se la guida autonoma replica il mio stile di guida si presume che io poi non ne soffra e magari nemmeno le persone che normalmente sono in auto con me. Inoltre, visto che sono ancora moltissime le persone che nutrono delle, comprensibili, riserve sulla guida autonoma immaginando un sistema che replichi il loro stile si augura che questo possa portare ad una maggiore accettazione. L’idea c’è ed è accattivante.

Ora inizia la fase due, quella della ricerca dei finanziamenti per svilupparla concretamente e magari farci rendere conto da passeggeri di quello che è il nostro reale modo di guidare.

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