Il mio nome e’… Bond. L’amore di 007 per le auto

Il 30 settembre esce “No Time To Die”, venticinquesimo capitolo della saga. Quattro le Aston Martin a disposizione di Craig nella sua ultima da 007. In produzione 25 DB5 Goldfinger Continuation: rinasce la numero uno

Aston Martin DB5 in No Time To Die

Aston Martin DB5 in No Time To Die

Cinquantanove anni e siamo ancora a discettare di James Bond. Con un equivoco di fondo: solo apparentemente Bond ha a che fare con il cinema. Ciò di cui parlano i film di 007, più ancora dei libri di Ian Fleming da cui sono stati inizialmente tratti, è la modernità.

Il mondo Bond è il futuro nel momento in cui diventa quotidianità, quel momento di passaggio in cui è accessibile ma ancora inarrivabile per i più. Inevitabile, anzi voluto che la saga del più famoso agente segreto della storia passasse per gli oggetti che lo circondavano e di cui si serviva. Il Novecento è stato il Secolo Breve, ma anche quello in cui le case e il mondo si sono riempiti di cose, con un’accelerazione spaventosa rispetto all’epoca precedente la rivoluzione industriale. Bond è un feticcio, per quanto irresistibile, una delle più perfette leve del marketing – anch’esso un’invenzione recente che infatti non ha mai realmente terminato di definire se stesso – mai create.

Bond non è Sean Connery, Roger Moore, Pierce Brosnan o Daniel Craig. Non è Ursula Andress né le altre Bond Girl. Non è nessuno dei registi che hanno dato vita alle sue imprese. Non è neanche il suo creatore, Fleming, secondo Umberto Eco (che lo adorava al punto da dedicargli un saggio con Oreste Del Buono nel 1965 e ritornarvi sopra a più riprese nella sua lunga carriera) l’autore dell’incipit perfetto: «Seduto in fondo alla zona partenze dell’aeroporto di Miami con due bourbon doppi in corpo, James Bond pensava alla vita e alla morte»; era Goldfinger, settimo libro della serie originale firmata da Fleming, che trattando di Bond continuò anche dopo la scomparsa dell’impareggiabile Ian, con vari autori che tomo dopo tomo, parallelamente ai lavori cinematografici, hanno moltiplicato le sue avventure letterarie.

Bond non è nient’altro il mondo di oggetti che lo circondano. È le auto, gli orologi, le armi che usa. Sono gli abiti con cui si veste, i drink che beve. È lui il vero goldfinger, l’autentico Mida, che trasforma in oro tutto ciò che tocca. Ha reso immortali la Walther PPK, il Rolex Submariner, il Vodka Martini shaken not stirred (quest’ultima invenzione cinematografica), l’Aston Martin DB5, le polo. Sostituibile in ogni sua parte come qualsiasi meccanismo perfetto, dagli attori agli autori, dai registi agli sfondi, Bond mantiene quest’unica caratteristica originale: ciò che Bond usa rappresenta lo stato dell’arte dell’effimero mondo degli oggetti, cioè di noi o di ciò che siamo diventati.

E perciò, naturalmente, di film in film cambiano anche quelli, in un vortice di sublime attualità. Gli orologi, ma ancor di più le auto sono stati i prodotti che maggiormente hanno definito Bond e ispirato l’esegesi bondiana. Forse perché, molto più di un profumo, ancora oggi definiscono un uomo. Così il Submariner è stato soppiantato brevemente dal Seiko e negli ultimi venticinque anni dall’Omega Seamaster, e tra le auto se ne sono avvicendate moltissime: in ordine di apparizione sullo schermo, Sunbeam Alpine Roadster, Bentley 3 litri e mezzo, Aston Martin DB5 e DBS, Ford Mustang, AMC Hornet e Matador, Lotus Esprit ed Esprit Turbo, Aston Martin V8 Vantage Volante, BMW Z3, 750iL e Z8, di nuovo Aston con Vanquish, DBS (2006) e DB10, senza contare le apparizioni minori di Citroën 2CV, Alfa Romeo GTV6, Chevrolet Corvette (1984), Lincoln Mark VII, senza contare Q-Boat e Bondole varie.

Nell’immaginario collettivo, però, l’auto di Bond è rimasta l’Aston Martin. Quella che gli affidò Fleming in Goldfinger era una DB Mark III (splendido il titolo del capitolo: Thoughts in a DB III, Pensieri in una DB III), diventata nella trasposizione cinematografica una DB5 perché nel frattempo erano trascorsi cinque anni e si era nel 1964.

Il prossimo 30 settembre uscirà il venticinquesimo titolo della saga 007, No Time to Die (il primo fu Licenza di uccidere, 1962), che vanta nientemeno che un’infornata di ben quattro Aston: dalla leggendaria BD5 alla V8 Vantage Volante protagonista di Zona pericolo del 1987, dalla DBS Superleggera (attualmente in produzione) al prototipo Valhalla, hypercar con il motore centrale.

Ma con un occhio al mercato, come tipico nel mondo di 007, l’Aston Martin non si è fatta scappare l’opportunità di presentare non uno ma due modelli dedicati all’icona Bond: la Vantage e la DBS Superleggera 007 edition. La prima, con una produzione di cento esemplari e un prezzo di listino che parte da 178 mila euro, è ispirata a Zona Pericolo e alla V8 Vantage dell’epoca. Tinta Cumberland grey con codolini gialli e neri ispirati alle strisce di segnalazione che si vedono nelle sequenze invernali della pellicola originale; non a caso può essere ordinata con un set di sci e portasci. Opulenta all’interno, sulla console centrale fa bella mostra il marchio 007. Sulle alette parasole è ricamata la frequenza radio (96.60) usata dalla polizia russa nel film del 1987. La Superleggera è ancor più speciale. Costa poco meno di 310 mila euro e vanta una produzione di soli 25 esemplari, come i capitoli della saga di Bond. Molto carbonio (tetto, splitter, calotte specchietti), vernice ceramic grey, cerchi in lega da 21” nero lucido con raggi a Y. Ma non è finita qui. Perché sono in consegna le Aston DB5 Goldfinger Continuation, la rinascita della Bond Car numero uno, apparsa 57 anni fa e oggi protagonista di una serie di 25 nuovi esemplari, ognuno dei quali ha richiesto 4.500 ore di lavoro. Monta targhe rotanti, tettuccio apribile con sedile eiettabile, mitragliatrici nascoste dietro ai fanali anteriori, sistemi di speronaggio e protezione anti-proiettile. Non parliamo neanche di ciò che c’è all’interno. Il motore è un 6 cilindri in linea aspirato da quattro litri per 290 cavalli, la trazione è posteriore e il cambio manuale a cinque rapporti.

Praticamente, un monumento su ruote. Così esclusive. Così Bond.

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