Come cambiano le città per salvare i pedoni

L’obiettivo Ue “Vision Zero” è quello di azzerare i morti entro il 2050Le responsabilità degli “Smobies”, i distratti da smartphone. Il ruolo dell’IA
Il sogno è quello di azzerare le vittime nel mondo entro il 2050. Il problema è che siamo molto lontani dal traguardo. L’anno scorso in Italia sono morti 485 pedoni con un aumento del 3 per cento rispetto al 2021. I dati forniti dall’Asaps, l’Associazione Sostenitori della Polizia Stradale, parlano di 17.164 investimenti di pedoni, 47 al giorno, due all’ora. Sono cifre che fanno ancora male. Entrando nel dettaglio: i ciclisti morti sono stati 205 (- 6,8 per cento) 20 dei quali erano su biciclette elettriche (+53,8 per cento); 16 persone sono invece morte mentre guidavano un monopattino (+77,8 per cento). Focalizzandoci sulla distribuzione geografica, la provincia di Roma ha riportato il più alto numero di decessi tra i pedoni, 56 casi. Altri centri urbani significativi includono Milano con 24 decessi, Napoli con 23 e Torino con 18. Diversi studi condotti nel mondo imputano la causa ad una tendenza in continua crescita ovunque: la camminata distratta, evidente negli Smombies, crasi tra smartphone e zombies, che descrive coloro che guardano il proprio telefono camminando per strada, nonostante il campo di attenzione di un utente di smartphone sia stimato solo al 5 per cento di quello di un normale pedone. Nel 2021, la Commissione Europea ha riaffermato il proprio obiettivo di raggiungere “zero morti” entro il 2050 (“Vision Zero”), che si basa su un principio semplice: gli incidenti mortali sono prevenibili, quindi inaccettabili. E’ mandatorio analizzare ed eliminare tutte le loro cause già durante la progettazione o il ripristino della rete stradale. Alcune città stanno affrontando questo problema globale di petto. Ad esempio, Yamato in Giappone e Honolulu negli USA hanno vietato l’utilizzo di dispositivi elettronici mentre si cammina. Altre hanno deciso di modificare il paesaggio urbano: – Chongqing e Hong Kong in Cina e Anversa in Belgio hanno introdotto un marciapiede dedicato agli Smombies, che ora hanno la loro corsia speciale che li separa dai normali pedoni.  – Seul, in Corea del Sud, ha installato segnali di avvertimento sui marciapiedi agli incroci pericolosi. - Ilsan, in Corea del Sud, ha utilizzato raggi laser e luci tremolanti agli incroci per far alzare lo sguardo prima di attraversare.  – Augusta, Bodegraven e Colonia, in Germania, hanno installato semafori a livello del suolo direttamente incastonati nel marciapiede per essere visti da qualsiasi pedone distratto. Il Dipartimento dei Trasporti della città di New York ha avviato un programma pilota all’avanguardia, finalizzato a potenziare la sicurezza stradale e a ottenere una comprensione più approfondita dei modelli di utilizzo del trasporto nelle vie della città. L’installazione di sensori di monitoraggio dell’attività stradale in 12 diverse località distribuite in tutta New York City permette di raccogliere dati dettagliati, di analizzare in modo minuzioso gli schemi di utilizzo delle strade cittadine e di utilizzare tali informazioni per orientare le future iniziative di riprogettazione stradale. I designer di Smart Cities nel mondo stanno lavorando sull’applicazione di sensori in grado di mettere al centro della mobilità il pedone. Ecco alcuni sistemi di trasporto intelligenti che sono praticabili e testati per migliorare l’efficienza del trasporto su strada: – Segnaletica stradale intelligente basata su IoT: Si riferisce a segnali dinamici ed elettronici in grado di aggiornarsi secondo le necessità. Essi condividono informazioni sull’infrastruttura stradale, le condizioni attuali e gli ostacoli eventuali lungo il percorso. – Segnali stradali intelligenti: I tradizionali timer semaforici spesso non tengono conto delle condizioni effettive del traffico. I segnali intelligenti possono migliorare l’efficienza rilevando il numero di veicoli in attesa, il numero di pedoni che stazionano occupando una determinata superficie, e adattandosi di conseguenza per ottimizzare la gestione dei flussi. – Monitoraggio della circolazione automobilistica: L’uso dell’IoT per monitorare l’andamento del traffico in diverse aree della città consente alle amministrazioni di determinare quelle frequentemente congestionate e le sfide critiche del trasporto. Ciò contribuisce a sviluppare piani urbanistici ottimizzati e a migliorare l’infrastruttura stradale. – Sistemi di informazione sul traffico in tempo reale: Forniscono agli utenti dati accurati sulla viabilità, consentendo loro di scegliere le alternative più efficienti. Il Giappone sta affrontando il problema in maniera scientifica, attraverso analisi delle relazioni tra gli ambienti stradali e la percezione dei bisogni dei pedoni, sfruttando la realtà virtuale. La ricerca è stata svolta mediante l’uso di video a 360° e dispositivi HMD, che consentivano ai partecipanti di esplorare virtualmente ambienti stradali diversi in varie nazioni. I risultati hanno evidenziato una notevole sensibilità delle valutazioni in relazione agli ambienti stradali. Ad esempio, le strade di Bangkok hanno ricevuto una valutazione bassa a causa dei marciapiedi stretti e del traffico intenso, mentre le strade di Brisbane hanno ricevuto un punteggio elevato, grazie agli ampi spazi pedonali e alle attività di strada. Analizzando i dati attraverso un modello statistico di equazioni strutturali, sono emerse relazioni significative tra gli ambienti stradali, le esigenze di deambulazione e la propensione a camminare. È stato verificato empiricamente il meccanismo di valutazione della “pedonabilità”, dimostrando come il design degli “ambienti stradali” possa ridurre quella “camminata distratta” che è spesso causa dei decessi. Dove non è possibile intervenire sull’urbanistica, ci vengono incontro alcuni veicoli, che sono ora dotati di sistemi avanzati di rilevamento pedonale, utilizzando una combinazione di telecamere, radar e sensori per identificare la presenza di pedoni lungo il percorso dell’auto o del camion. Essi possono attivare i freni autonomamente per evitare un impatto nel caso in cui il conducente non riesca a farlo. Inoltre, sono già in commercio dispositivi progettati per avvisare in modo acustico le persone della presenza del veicolo. Questa caratteristica diventa particolarmente importante nelle auto elettriche, che sono notevolmente più silenziose. L’altoparlante emette un segnale acustico quando il mezzo si muove a velocità inferiore a 30 km/h, sia in avanti che in retromarcia. Un’ulteriore innovazione è rappresentata dagli airbag per pedoni. Una volta che i sensori rilevano la presenza di gambe poco prima dell’impatto, essi attivano un airbag situato nella parte inferiore del cofano, per agire sulle zone in cui è più probabile che la testa di un pedone colpisca in caso di collisione. Parlando di veicoli autonomi, nonostante le prestazioni eccellenti in condizioni stradali standard, la loro integrazione in situazioni di promiscuità presenta sfide complesse, legate, essenzialmente, alla negoziazione della precedenza e all’accessibilità. Per questa ragione, a Tokyo, è allo studio un’innovativa unità di interazione intelligente (SPIU), dotata di un’interfaccia uomo-macchina esterna (eHMI). La SPIU è progettata per comunicare le intenzioni dei veicoli in tempo reale e molto prima di raggiungere i passaggi pedonali, in modo da migliorare significativamente il processo decisionale dei pedoni che devono attraversare un incrocio o fermarsi. Utilizzando anche in questo caso la realtà virtuale, è emerso che l’integrazione di una SPIU con un eHMI nei veicoli porta a una riduzione del 21 per cento del tempo di risposta, migliorando significativamente l’efficacia delle decisioni dei pedoni. Il risultato è amplificato mettendo in relazione SPIU, eHMI e l’IoT di un sistema semaforico, eliminando totalmente il fattore umano dall’equazione. Si potrebbe dire che il futuro della sicurezza sulle strade sia nel far sì che non sia l’uomo a doverci pensare.

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