Elogio della bicicletta

Pedalare fa bene, l’esperienza in Francia di uno psicologo del lavoroIgnolin: “I ciclisti urbani sono mediamente più felici di chi si muove in auto”.

Se contro il logorio della vita moderna l’attore Ernesto Calindri consigliava di bere Cynar, contro il logorio della città moderna si consiglia la bicicletta. Sono un disastro le nostre città, almeno le nostre grandi città. A Milano in media per fare 10 chilometri in macchina ci vogliono 27 minuti e trenta secondi e si sprecano in un anno circa 126 ore in coda. A Roma ci vogliono 25 minuti e 40 secondi per 95 ore sparite. La velocità media è di 18 chilometri all’ora nel capoluogo meneghino, di poco meno 20 nella Capitale. Tante polemiche per le città 30 sembrano non solo ingiustificate, sembrano folli. Oppure dettate soltanto dalla pigrizia di chi non vuole nemmeno prendere in considerazione i limiti delle loro scelte nel muoversi. In bici si va con gran facilità alla stessa velocità, non si ha problemi di parcheggio. Poterlo fare lo farei, ma ho tanta strada da fare, si sente dire. Davvero? La percezione della distanza è uno strano fenomeno ottico: il 60 per cento degli spostamenti abituali non supera i cinque chilometri, il 40% i due chilometri e il 15% il chilometro. Nonostante questo oltre l’80 per cento degli italiani fa tutto questo al volante. I dati però sono noiosi, si è sempre tentati a passare oltre, guardarli con poca attenzione, soprattutto quando sono in fila. E allora tanto vale sorvolarli i dati e osservare come in mezzo al traffico fermo le biciclette si muovono, chi è in sella è attento a non farsi investire quando le ciclabili non ci sono, quando ci sono è parecchio meglio e l’attenzione si trasforma in sorriso. Nessun muso lungo da traffico intasato, nessun spasmo mano clacson. Molto stress in meno. “Sono mediamente più felici i ciclisti urbani, i problemi dovuti allo stress calano del 51 per cento se negli spostamenti urbani si usa la bici in città poco attrezzate, quindi con una rete ciclabile poco estesa o fallace. Calano del 73 in città con un un’efficiente rete ciclabile”, dice al Foglio mobilità, Jean-Claude Ignolin, psicologo del lavoro. Quindici anni fa Jean-Claude Ignolin iniziò a occuparsi del rapporto tra mobilità e produttività. Diversi anni di studio, una lunga pubblicazione in una rivista medica e moltissime citazioni in altri lavori. Dieci anni fa oltre alla solita attività di psicologo avviò un’agenzia di consulenza aziendale. “I primi cinque mesi furono un flop”, racconta. La svolta arrivò in estate. “Una grossa azienda di Parigi mi chiama, ma non per i servizi che l’agenzia offriva, per quell’articolo su mobilità e produttività. Volevano approfondire la questione. Mi ritrovai davanti a gente che faceva muovere i miliardi a parlare del perché tra pedalare e guidare è meglio pedalare. Pensavo mi avessero cacciato a pedate nel didietro. Mi sbagliavo. Elaborai un piano per il miglioramento psicofisico dei dirigenti: funzionò. Non avevo dubbi che funzionasse. L’attività fisica è la base per il buon funzionamento del cervello, un corpo fiacco genera menti fiacche, va sempre così. Certo ci sono eccezioni, ma se grandi menti fossero più allenate, migliorerebbero comunque le loro funzionalità”, spiega. In questi dieci anni Jean-Claude Ignolin ha lavorato con una cinquantina di aziende. “In tutte queste esperienze sono partito da un fatto: se i dipendenti arrivano pedalando si ha un aumento della produttività che va dal 15 al 20 per cento, una significativa diminuzione delle assenze per malattia, -35 per cento, e una diminuzione delle dispute interne tra colleghi di oltre il 40. Meno stress porta a stare meglio, ad affrontare i problemi con più calma e raziocinio”, sottolinea. “Ogni nuovo rapporto di lavoro partiva da questo punto: se voi incentivate, economicamente e strutturalmente, i dipendenti a muoversi pedalando, quelli che lo possono fare lo faranno nel medio periodo e voi già risolvete un quarto dei problemi della gestione del personale”. Quasi tutti hanno seguito il consiglio. “L’amministrazione di Parigi ci ha dato una mano senza volerlo. Il lavoro infrastrutturale fatto dalla sindaca Hidalgo è stato utile per convincere le persone a pedalare e le aziende a cambiare, a offrire strutture di ricovero per le bici, bagni con docce e spogliatoi, ecc. Ora a Parigi si pedala meglio di anni fa e questo ha un peso anche nella scelta delle persone”. La sue consulenze, spiega Ignolin, “sono un misto tra il lavoro del mobility manager e del trainer sportivo. Lo psicologo aziendale potrebbe limitarsi a fare questo”. Un esempio “Lavoro da quattro anni con una grossa azienda di Vincennes. Più o meno 400 dipendenti. Prima del mio arrivo il 60 per cento di questi arrivava in auto, il 35 con la metro, il 5 a piedi o in bicicletta. Ora chi arriva con auto privata è il 19 per cento del personale, chi usa i mezzi pubblici è salito al 43 per cento, il 38 arriva pedalando o a piedi. Chi lavora lì è cambiato solo del 5 per cento. La produttività è aumentata di quasi il 20 per cento, i problemi tra dipendenti che hanno avuto bisogno di un arbitrato aziendale (in Francia esiste l’arbitrato aziendale, ndr) è diminuito del 76”. Oltre al modo di muoversi, Ignolin ha fatto in modo che l’azienda intervenisse su altro: “Ora c’è una sala per lo yoga nella quale c’è un istruttore tre giorni a settimana, una sala per ginnastica posturale e la sala pesi. Ogni dipendente ha diritto per contratto a un’ora di attività fisica pagata a settimana. L’amministratore delegato mi credeva pazzo all’inizio. Ora no, ora ha capito che non lo sono. Pure lui ha mollato l’auto e ha iniziato a pedalare. È il primo ad avere capito che è meglio ora che prima”.

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