La pandemia ha anche un lato positivo: non abbandoneremo più le biciclette

Nigrelli, responsabile Ciclo di Confindustria Ancma: “Non vogliamo eliminare le auto dalle città, ma in bici puoi affrontare agevolmente, risparmiando tempo, percorsi che vanno dai 3 ai 4 chilometri.” Nel Recovery Fund un piano per 20 mila chilometri di ciclabili

Mobilità sostenibile in città

Mobilità sostenibile in città

Non tutto il male viene per nuocere. La pandemia da Covid-19, che enormi danni ha già causato, ha avuto il pregio di dare un impulso alla mobilità sostenibile e all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi all’automobile, in particolare la bicicletta.

Non solo tramite gli incentivi, che hanno una durata limitata, ma grazie ai tanti interventi strutturali che stanno cercando di dare un nuovo volto alle nostre città e al nostro modo di muoverci in ambito urbano. “Con la pandemia, tutto il mondo va più in bicicletta. Noi Italiani, però, prima di diventare come l’Olanda, abbiamo bisogno ancora di tanti anni”, dice Piero Nigrelli, responsabile settore Ciclo di Confindustria Ancma, l’associazione che riunisce i produttori di cicli e motocicli. “La bella notizia è che non torneremo indietro, dopo la pandemia. Ed è più di una speranza. C’è stato un forte incremento nell’utilizzo delle ciclabili, con grande soddisfazione da parte degli utenti, che poi sono anche cittadini ed elettori. C’è una spinta dal basso, che c’era già prima e che gli amministratori locali sentivano: la pandemia ha dato agli amministratori un motivo in più per fare certe scelte e oggi sono stati ampiamente ripagati, perché la gente ha cominciato a muoversi in bicicletta, sentendosi più sicura, più tranquilla, grazie alla presenza di percorsi dedicati. Questa scelta da parte delle amministrazioni ha acceso, a volte, delle discussioni. La verità è che non si vogliono eliminare le auto dalle città, si vuole soltanto dare un po’ più di spazio ai non automobilisti, cioè a pedoni e ciclisti. È dare a tutti la possibilità di scegliere come spostarsi. L’auto occupa lo spazio di 16 bici: è qualcosa di cui tenere conto. In certi casi si sono dimezzate le corsie, è vero, ma non significa avere tolto spazio alle auto, significa avere dato spazio ad altri utenti, altri cittadini”. 

Il punto, sottolinea Nigrelli, non è pensare la mobilità in funzione del mezzo, ma in funzione dello spostamento. “Qual è il mezzo più intelligente per questo spostamento? È questa la domanda che dobbiamo porci. Può essere la bici, ma fuori città sarà l’automobile. In bicicletta puoi affrontare agevolmente, risparmiando tempo, percorsi che vanno dal chilometri dai tre ai quattro chilometri. Per una percorrenza di oltre cinque chilometri la bici non è più vantaggiosa, prima di tutto in termini di tempo. Ma se pensiamo a una città come Milano, dentro la circonvallazione esterna, che consente percorrenze a misura di bicicletta, ci sta tutta la città. Nelle grandi città la bicicletta è strategica, perché la velocità delle auto è bassissima: intorno ai 7-8 chilometri orari di media, come ha calcolato Confcommercio. Una velocità ampiamente superata dalla bicicletta. In più l’auto la devi parcheggiare, attività che nelle grandi città molto, troppo tempo”. 

Milano è protagonista nel mondo delle due ruote”, commenta Marco Granelli, assessore alla Mobilità e ai Lavori pubblici del Comune di Milano. “Sulle nostre strade, solo il 55 per cento dei mezzi che le percorrono sono automobili, il resto si suddivide equamente tra moto e bici. È la prima città italiana nel bike sharing per numero di prelievi (5,9 milioni, con una disponibilità di 13 mila biciclette, ndr), dove un terzo delle bici è elettrico; gli scooter invece sono totalmente elettrici. Stiamo aumentando la ciclabilità della città: abbiamo un piano di nuovi cento chilometri destinati alle bici, di cui 61 già realizzati. Il piano Aria Clima ha aumentato le zone a 30 chilometri orari. Per quanto riguarda la sosta delle auto, le nostre strade sono molto cariche di auto parcheggiate: devono diminuire, perché fa bene al traffico, aumenta i luoghi pedonali e fa bene all’ambiente, in quanto consente di aumentare il numero di alberi”. 

C’è stata finalmente una presa di coscienza, nelle amministrazioni e anche nel Governo. “Le strade non sono solo degli automobilisti, ma anche di chi va in bicicletta, che sia a pedalata assistita o muscolare”, ha detto Sergio Costa quando era ministro dell’ambiente. “Perché lo dico? Perché il ministero, incentivando le vendite e dunque il lavoro, ha voluto spingere i cittadini ad affrontare in modo diverso il tema della mobilità. Nel Recovery Fund abbiamo previsto fondi per ciclovie e piste ciclabili. L’obiettivo è 20 mila chilometri di piste ciclabili e ciclovie: un obiettivo ambizioso ma raggiungibile. Vogliamo costituire presso il Ministero dell’ambiente una cabina di regia che, assieme all’Anci (l’associazione nazionale comuni italiani, ndr), al mondo produttivo e alle associazioni ambientaliste, possa immaginare le modalità di applicazione del Recovery Fund nei prossimi sei anni. Ma la cosa più importante è rivolgersi al mondo della scuola, perché dobbiamo costruire il cittadino di domani, che deve sapere che le strade non appartengono solo alle auto ma ai cittadini che le vogliono vivere. È un paradosso, ma in campo ambientale i veri educatori degli adulti sono i bambini, i ragazzi, la cui sensibilità è superiore a quella dei genitori”.

Il quinto rapporto dell’Osservatorio promosso da Confindustria Ancma e Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia, un report basato sulle risposte date da 79 municipi italiani su dati 2019, ha fotografato la situazione attuale. Le ciclabili, le ciclopedonali e le zone a 20-30 chilometri orari sono aumentate del 20 per cento sul 2015. Milano, Firenze, Torino e Bologna contano, da sole, il 75 per cento della flotta di bicicletta di bike sharing. L’accesso delle biciclette alle corsie riservate è ammesso nel 20 per cento delle città coinvolte nella ricerca, e in modo parziale in altri 18 comuni. nel 45 per cento dei comuni è consentito il trasporto delle bici sui mezzi pubblici, ma nel 17 per cento dei casi solo con bici pieghevoli. Otto città dichiarano di non avere nessuno stallo dedicato alle biciclette e solo quattro città hanno valori superiore al 20 per cento dei parcheggi esistenti. Il 54 per cento dei comuni, però, ha allestito postazioni di interscambio bici nelle stazioni ferroviarie. Purtroppo, nel 2019 i ciclisti vittime di incidenti stradali sono aumentati del 15 per cento rispetto all’anno precedente.

Allora: disciùles, come dicevano i milanesi di una volta.

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