La Pandina salva Pomigliano

Panda ti allunga la vita. Potrebbe anche diventare uno spot. Per ora funziona con lo stabilimento di Pomigliano che la produrrà almeno fino al 2027, un anno in più di quello previsto fino a poco tempo fa. “Aumenteremo la produzione del 20% rispetto alle 144 mila auto che produciamo ora. Mi piace l’idea che Pomigliano e la Panda possano essere una difesa dell’Europa dall’invasione dei cinesi”. Olivier Francois, Ceo di Fiat non è venuto a Pomigliano solo per presentare la nuova versione della Panda, chiamata Pandina, ricca di contenuti tecnologici. È qui per lanciare un nuovo messaggio nella battaglia tra Stellantis e il Governo italiano. “Questa fabbrica ha un futuro e oggi lo abbiamo dimostrato. La Panda resterà in gamma fino al 2027, poi dipenderà dalle condizioni normative, ma io spero che la storia possa continuare”. Non c’è traccia della 4×4 che tanto piaceva in Italia e all’estero, ma questo è un altro discorso. Olivier Francois ringrazia il ministro D’Urso per gli incentivi che verranno e aiuteranno Panda e 500 elettrica, ma soprattutto vuole raccontare che Fiat continua a produrre in Italia, in questo stabilimento dedicato a Gian Battista Vico dove lavorano 5 mila persone e oltre a Panda vengono prodotte anche la Alfa Romeo Tonale e la Dodge Hornet. “Il 59% della produzione è venduto in Italia, l’11% in Europa. Il 50% dei materiali che entrano in questa fabbrica vengono dall’Italia, poi un altro 30% dal resto d’Europa”, racconta Antonio Pannullo, il Product manager di Pomigliano, chiamato sul palco da Francois insieme ad una ventina di operai  “Qui a Pomigliano il focus è principalmente su Panda, nel senso che la nostra mission produttiva è per il 60 % dedicata alla FIAT e per il 40% ad altri brand. Numeri di tutto rispetto, destinati a crescere…  Siamo un motore importante per l’economia di questo Paese. E siamo fieri di esserlo”, conclude Pannullo che nel 2011 era già qui, al rilancio di Panda e oggi è testimone della nascita della Pandina che allunga la vita allo stabilimento dove ha passato una vita. 

Pomigliano deve tutto alla Panda che aveva cominciato la sua vita esattamente 44 anni fa, quando in visita nei primi giorni di produzione, venne anche il presidente Pertini, ricevuto dall’avvocato Agnelli. Erano tempi in cui la Fiat era ancora la Fiat e il rapporto con la politica decisamente più stretto e facile di quello di oggi che Stellantis tende molto verso la Francia. Fu poi Sergio Marchionne a riportare la Panda, che nel frattempo era emigrata, a Pomigliano. Era il dicembre del 2011, l’anno in cui Marchionne cominciò il salvataggio di Torino, Detroit e anche di Pomigliano. “Era il momento culminante di 4 anni di investimenti. Forse ricorderete che, in quell’occasione, John Elkann e Sergio hanno sottolineato che questa era una scelta doverosa. Vedete, ieri, con Nunzia, una collega dello stabilimento, parlavamo, del “prima” e del “dopo”,  di quella scelta doverosa. Lei mi ricordava come, prima, la fabbrica fosse in sofferenza … E dopo ? beh, si sentiva l’orgoglio delle persone, si leggeva la scritta lì fuori: “Noi siamo quello che facciamo”. E dopo 2 anni,  Pomigliano ha vinto l’oro del World Class Manufacturing. Un salto fantastico”. Ma questa è la storia. Gli uomini e le donne di Pomigliano preferiscono pensare al futuro. Il 2027 allunga l’orizzonte, ma non scaccia il fantasma. La nuova famiglia Panda, quella che verrà presentata a luglio, e sarà elettrica non verrà fabbricata qui, ma in Serbia, in uno stabilimento che ha già fatto il salto in quella direzione. “Panda avrà una famiglia come la 500, ma non smetterà di esistere”, assicura Francois. Resta un’auto da proteggere, proprio come l’animale di cui porta il nome.

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