La rivoluzione della bicicletta sta cambiando la faccia di Parigi

L’obiettivo della sindaca Hidalgo è quello di trasformare la capitale francese in una “città 100 per 100 ciclabile entro il 2024”. I due modelli a cui si ispira sono Amsterdam e Copenaghen. Entro la fine del 2021 il limite di velocità scenderà a 30 km/h in tutta la città.

Parigi

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Se Anne Hidalgo, la scorsa estate, è riuscita a farsi rieleggere sindaca di Parigi per un secondo mandato con percentuali altisonanti, è soprattutto grazie alla rivoluzione urbana all’insegna del green e della sostenibilità che ha lanciato nel 2014, quando si è insediata per la prima volta all’Hôtel de Ville: la rivoluzione della “micromobilità dolce”, che porterà la capitale francese ad accogliere sempre più bici, monopattini elettrici, segway e hoverboard, e sempre meno macchine.

“Voglio che Parigi diventi la capitale mondiale della bicicletta”, è la promessa che Anne ha fatto ai parigini, i quali, a prescindere dall’orientamento ideologico, sono soddisfatti della politica dei trasporti portata avanti dalla sindaca socialista. Un articolo del settimanale Le Point ha raccontato la “conversione” alla bicicletta di molte persone di destra, lontane anni luce dalle idee politiche della Hidalgo, e la conseguente nascita di nuovi fenotipi parigini: “les néo-cyclistes”. “Ciò che ha fatto Hidalgo è geniale. Ho iniziato a utilizzare la bicicletta. Si circola bene ovunque e spesso al riparo dalle macchine”, ha dichiarato al Point in forma anonima una collaboratrice di un importante personalità politica di destra. “Non sono d’accordo con le sue politiche sulle questioni di società – i migranti, le minoranze –, ma nel campo delle infrastrutture le riconosco che incita a cambiare comportamento. La Hidalgo ha creato una situazione talmente complicata per gli adepti delle macchine che questi ultimi non possono fare altro che adattarsi”, spiega un elettore dei Républicains, il partito gollista francese.

Lo scorso anno, in occasione del primo lockdown a causa della pandemia di coronavirus, la sindaca ha trasformato cinquanta chilometri di strada abitualmente riservati alle auto in piste ciclabili temporanee: un’operazione di “urbanismo tattico”, ossia una riorganizzazione provvisoria e in via sperimentale di uno o più spazi pubblici per rispondere a una situazione eccezionale. Ma quando a fine maggio è iniziato il deconfinamento ed è tornata la libertà di circolare, i parigini si sono riversati in massa nelle cosiddette “coronapistes”, la Hidalgo ha preso nota dell’entusiasmo diffuso, e ad ottobre ha annunciato che sarebbero diventate “permanenti”, e che avrebbe aggiunto altri dieci chilometri di piste. “Hanno confermato che la bici è diventata un vero mezzo di trasporto casa-lavoro e in più aiutano a far diminuire l’inquinamento”, commentò Anne.

La “vélorution”, ossia la rivoluzione della bicicletta (vélo) firmata Hidalgo, è particolarmente visibile a rue di Rivoli, iconica arteria stradale della capitale francese, che si estende per quasi tre chilometri da Place de la Concorde a rue de Sévigné, accarezzando il giardino di Tuileries e il Louvre fino a raggiungere il quartiere di Saint-Paul. Un anno e mezzo fa, prima delle crisi sanitaria, macchine e motorini dominavano ancora incontrastati a rue de Rivoli, ora invece è diventata un boulevard per biciclette e monopattini elettrici: il ridisegno della strada voluto dalla giunta socialista ha infatti consegnato ai trasporti sostenibili due corsie su tre, riservandone una sola per taxi e bus autorizzati. Sulla rive gauche, dal lato opposto della Senna, la situazione è molto simile: una spaziosa carreggiata destinata alle bici permette di percorrere i cinque chilometri di tragitto tra la Torre Eiffel e place Saint-Michel in quindici minuti e senza pericolosi slalom tra automobili e camion. Secondo i dati raccolti dal quotidiano Le Parisien in collaborazione col comune parigino, il numero di ciclisti, nel maggio 2020, ha registrato un balzo del 65 per cento rispetto al maggio 2019. E anche le associazioni di ciclisti come Paris en selle o Mieux se déplacer en bicyclette, sempre molto esigenti, riconoscono alla Hidalgo che “Parigi non è più un inferno per le biciclette” da quando c’è lei alla guida della città.

Il celebre compositore franco-americano Joe Dassin cantava: “Dans Paris à velo on dépasse les autos”. Ma presto la questione del sorpasso non si porrà più, dato che l’obiettivo della sindaca è quello di trasformare Parigi in una “città 100 per cento ciclabile entro il 2024”, anno in cui si terranno le Olimpiadi. I due modelli a cui si ispira l’inquilina dell’Hôtel de Ville sono Amsterdam e Copenaghen. “Queste due capitali lo hanno dimostrato: diventare una città 100 per cento ciclabile non è una questione di cultura, ma di volontà politica”, ha affermato.

E infatti, a metà maggio, per voce del suo assessore ai Trasporti David Belliard, ha annunciato la creazione nel 2022 della “Zone apaisée Paris centre et Saint-Germain”: una zona a traffico limitato che ridurrà drasticamente la presenza delle macchine e coinvolgerà i primi quattro arrondissements, nonché la parte della rive gauche situata a nord di Boulevard Saint-Germain. “Non si tratta di eliminare tutto il traffico”, ha precisato Belliard in un’intervista al Parisien, ma soltanto il “trafic de transit”, ossia quei mezzi che sono di passaggio nella capitale e rappresentano attualmente tra il 40 e il 60 per cento del traffico totale. La zona che Belliard e la Hidalgo vorrebbero rendere più “apaisée”, tranquilla, è attraversata ogni giorno da 180mila auto, “un numero dieci volte superiore rispetto alla quantità di auto dei residenti”. Oltre agli abitanti, avranno accesso alla ztl tutti coloro che a Parigi ci lavorano, i trasporti in comune e i dispositivi di micromobilità dolce. La nascita di quest’area nell’ipercentro consentirà dal 2022 di aumentare le zone pedonali, le piste ciclabili e gli spazi verdi. Entro la fine del 2021, intanto, il limite di velocità scenderà a 30 km/h in tutta la metropoli. Gli oppositori la accusano di estremismo, di aver sacrificato Parigi sull’altare dei suoi capricci ecologisti, ma Anne va avanti per la sua strada, non fa marcia indietro.

Come Margaret Thatcher: “The lady’s not for turning”, la signora non si volta. Soprattutto durante una “vélorution”.

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