L’auto del futuro piacerà ai giovani

Longo, direttore di Audi Italia: “Il nostro brand mai stato così forte” “Le nostre sono sfere comode e i sistemi predittivi ti salvano la vita”.

Il futuro dell’auto visto da qui sembra comodo e intrigante, ma anche un po’ inquietante. È come essere seduti nel salotto di casa. Comodi, comodissimi. Volendo ci possiamo anche stravaccare, guardare la tv, leggere un libro o magari un quotidiano, operazione ormai sconosciuta ai più giovani, ma sempre apprezzabile. Invece siamo seduti a bordo della nuova Audi Grandsphere, quella che una volta si chiamava concept car e che oggi diventa una vision. Perché in realtà è un vero e proprio manifesto del futuro che la casa tedesca ha presentato nella sua House of Progress durante la Design Week milanese di cui Audi è protagonista ormai da 8 anni. È una visione che Marc Lichte, il capo del design Audi, l’uomo che l’ha realizzata, dice “rappresenta al 95% l’auto che vedremo in strada tra pochi anni”. Insomma non è un’esercitazione, un sogno. È una morbida realtà. Audi sta vivendo un momento magico. “Ci sono clienti disposti ad aspettare mesi pur di avere una delle nostre auto – racconta a il Foglio Mobilità Fabrizio Longo, dal 2013 Brand Director di Audi Italia – malgrado tutte le difficoltà del momento, tempi di attesa infiniti, prezzi che sono saliti, incentivi che sono spariti, stiamo registrando dei segnali importanti di vicinanza al marchio. Il Brand Audi non è mai stato così forte come oggi. È un po’ come chi vuole prendersi la Kelly da Hermes. Pur di averla la gente aspetta. E nel nostro caso il cliente non fa differenza tra motorizzazioni termiche o elettriche”. Longo ripercorre gli ultimi anni di Audi. Ma non individua un momento “big bang” in cui tutto è cambiato e nulla è più stato come prima. L’evoluzione è stata costante e continua: “Non credo molto nelle svolte perché sono anche molto pericolose – racconta – Se ti accade una cosa che ti permette di crescere enormemente in due anni può anche capitare qualcosa che nello stesso tempo ti fa precipitare. Credo di più in quello sviluppo integrato in cui la componente prodotto ha giocato un ruolo fondamentale. Se riavvolgo il nastro vedo una Q2 che ci ha fatto scoprire il pubblico femminile; vedo la nascita dei Suv compatti che sono diventati imprescindibili; una A1 che ci permette di catturare dal basso quell’utenza giovanile che poi ci portiamo dietro. Tutto è figlio di una costanza negli investimenti che ha dell’incredibile anche nei momenti più difficili. Non c’è stato un anno in cui l’investimento sia stato inferiore a quello precedente. La continuità degli investimenti è un elemento portante”. I soldi però non bastano. Ci vuole un’idea, uno stile, il design dell’Audi che con il passare del tempo si è fatto sempre più convincente: “L’interpretazione stilistica ha ridefinito, ringiovanito, riacceso gli stilemi che il mercato evidentemente si aspettava da Audi. Il tutto sulla base di una tecnologia all’avanguardia che per anni è stato il nostro claim”. Il tutto con una spruzzatina di sport (l’Audi sta per entrare in Formula 1): “L’anima sportiva è stata importante. Le nostre RS da quattro sono leader in Italia tra le super sportive”. Il resto lo ha fatto la comunicazione Audi. Non più solo di prodotto: “Abbiamo lavorato su aspetti di meta prodotto cosa che ha fatto bene al brand con una narrazione meno scontata, più intrigante. Abbiamo portato l’elettrico in montagna, le novità alla settimana del design e così via”. “La componente meno poetica del nostro successo è la rete di vendita – aggiunge Longo – Oggi la professionalità, la solidità, la digitalizzazione della nostra rete sono fondamentali per aiutare un cliente magari un po’ dubbioso nelle sue scelte. Essere guidati, consigliati, aiutati a trovare soluzioni diverse da quelle che si avevamo in mente è fondamentale e contribuisce alla forza del brand”. Conquistare un cliente e non farlo più andare via. Il sogno di ogni commerciante non solo di chi vende auto. “I nostri clienti non stanno più comprando solo un’auto, ma il tempo in cui utilizzarla. Siamo in un momento in cui la gente dei nostri prodotti dice non sono solo belli e tecnologicamente avanzati, ma il brand sa creare una relazione destinata a durare.. Una volta che un cliente sceglie Audi non dobbiamo più fargli cambiare idea. La facilità nella relazione oggi conta di più di uno sconto”. Attorno ad Audi c’è un mondo della mobilità che sta cambiando. Elettrico e non solo. Tra dieci, vent’anni in strada vedremo cose che oggi immaginiamo solo e forse neppure. “Nel racconto della trasformazione della mobilità vedo un sovra dosaggio nel racconto dell’elettrico che è giusto ci sia, ma vedo un sotto dosaggio di altri componenti importantissimi come la tecnologia a bordo, l’infotainment, l’intelligenza artificiale. Tutta quella sorta di ecosistema che una volta chiusa la portiera trovi attorno a te. Non a caso adesso le chiamiamo sfere. A bordo risparmi tempo ma aggiungi comfort, sicurezza. Sono il manifesto della mobilità del futuro. Nello svecchiamento del paco auto italiano non dobbiamo pensare solo alle emissioni, ma anche alla sicurezza, al divertimento. E per questo non dobbiamo aspettare il 2030. Oggi a bordo abbiamo sistemi predittivi che ti salvano la vita, ti aiutano, compensano la tua distrazione e ti aiutano a passare il tempo in auto. Questa sfera dentro cui si muovono dovrà essere l’emanazione del loro divano di casa, del loro studio”. La domandona di questo periodo è: ma i giovani saranno ancora attratti dalle quattro ruote. Longo ha un’idea precisa: “Dobbiamo avvicinarci noi ai giovani. La libertà e il senso di anarchia che può darti l’auto ai giovani piace. Ma devi darla loro insieme alla sostenibilità, ma non solo in chiave di emissioni zero. Compreranno l’auto solo se avranno la certezza che quell’auto è stata costruita ad emissioni zero. E noi abbiamo cominciato a decarbonizzare i nostri impianti fin dal lancio della prima auto elettrica e da qui al 2025 decarbonizzeremo tutti i nostri impianti. E dovremo anche dare loro tutto quello che di digitale sono abituati ad avere in casa o nel loro ambiente di lavoro. Senza scordare che i giovani non sono interessati al possesso dell’auto. Si dovrà andare verso un pay-per-use come sono abituati ad avere dal telefono o dall’intrattenimento televisivo. Se offriremo tutto questo e siamo in grado di farlo, non credo ci sarà quella fuga dei giovani dall’auto paventata nell’ultimo periodo”. Auto come salotti. Sfere su quattro ruote. Pulite. Sicure. Il futuro sembra un film di fantascienza. Ma la realtà questa volta non è lontanissima.

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