L’urbanistica tattica per ridisegnare le città

Lego, videogiochi come Minecraft e l’Ut sono strumenti utilissimiper concepire le metropoli del futuro con una mobilità più sostenibile.

Dai Lego, a Minecraft, all’Urbanistica Tattica: come ridisegnare le città e rendere la mobilità più sostenibile? Nel 2009, Persson, trentenne svedese, rilasciò una prima versione, abbozzata, di un gioco destinato a fare la storia; un “sandbox”, cioè un mondo virtuale che lasciava al giocatore la più completa libertà di agire, fare e disfare come meglio credesse. In questo gioco si scava (mine) e costruisce (craft) con diversi tipi di blocchi 3D, in base alle proprie esigenze esplorative o semplicemente al proprio desiderio creativo e di user esperience (anche multiutenza), su diversi tipi di terreni e habitat da esplorare. Nel libro Reality Is Broken: Why Games Make Us Better and How They Can Change the World, Jane McGonigal evidenzia come i videogiochi possano migliorare in vario modo il nostro approccio a certi aspetti della vita, tra i quali lo sfruttamento di suolo e spazi. La trasformazione delle città è un processo dinamico e diversificato, proprio come in un videogioco, che si concretizza sia negli ambienti fisici che negli assetti sociospaziali, producendo continuamente nuovi modelli organizzativi. Viene sostenuta l’idea che la creazione di giochi legati all’ambiente urbano sia in grado di permettere nuovi modi di vivere la città, di costruire un senso di comunità e di connettività tra gli abitanti e l’ambiente urbano, generando un metodo collaborativo e partecipativo di elaborazione delle politiche e di presa di decisioni all’interno dei processi di pianificazione urbana. Questo fenomeno, osservato e studiato nell’ambito di videogiochi come Minecraft, ha numerosi punti di intersezione con l’Urbanistica Tattica (Ut), termine introdotto ufficialmente nel 2015 da Pedro Gadanho in occasione di una mostra al Moma, e che rappresenta uno strumento per concepire una nuova mobilità che disincentivi l’uso delle auto private e incrementi lo sharing e la micromobilità. Generative Design in Minecraft è un concorso annuale per progetti di intelligenza artificiale che consentano l’ideazione di ambienti sostenibili nella pianificazione urbana. Il concorso chiede ai partecipanti di costruire un’AI (Intelligenza Artificiale) in grado di generare città o villaggi realistici in luoghi mai visti prima. Le tecniche di AI esplorate dai vari concorrenti precorrono quelle che potrebbero utilizzare gli urbanisti del mondo reale, sfruttando, anche, la partecipazione attiva di associazioni e cittadini nella rigenerazione del proprio quartiere, rendendolo più versatile, più sicuro, più socialmente utile, trovando intersezioni originali tra mobilità e nuovi utilizzi. Tali spazi sono spesso occupati o attraversati da auto, e l’Ut punta ad ottenerne un utilizzo promiscuo, tra auto e persone, che potranno anche sfruttarli per leggere, lavorare, socializzare, e a recuperare e attivare determinate aree, attraverso azioni veloci e facilmente applicabili, ad esempio con strumenti come vernice colorata, nuovo arredo urbano (fioriere, panchine, piante ma anche tavoli da ping pong, giochi o ombrelloni) e una viabilità ridisegnata. Lo scopo è dimostrare la possibilità di cambiamenti su larga scala e a lungo termine, che modificheranno, anche, la mobilità urbana, attraverso il concetto di Active Transportation, basato sull’essere umano come mezzo di propulsione (camminare e andare in bicicletta). L’UT include la partecipazione della società civile a processi decisionali e di coinvolgimento attivo, per un design dinamico, che risponda alle necessità quotidiane della vita di una città moderna e pulsante, e non solo a quelle di chi deve spostarsi al suo interno. Barcellona, nel 2016, è stata una delle prime città a dare il via allo sviluppo di un proprio modello di progettazione dei quartieri, chiamato “Supermanzana”, che individua una rete stradale principale e istituisce all’interno delle maglie di questa rete un sistema di “Superblocchi” (Sb), con l’obiettivo non solo di trasformare lo spazio pubblico a livello di quartiere ma anche di riorganizzare la struttura urbana esistente e migliorare l’accessibilità, l’equità, la salute e la vivibilità. Il recupero di spazi prima destinati al traffico e alla sosta veicolare ha, in relazione alle recenti emergenze sanitarie, un notevole potenziale anche come occasione per svolgere all’aperto quelle attività che potrebbero essere limitate negli spazi chiusi. È il principio di separazione del traffico di attraversamento da quello di accesso, per migliorare la vivibilità all’interno dei quartieri. La rete viaria è suddivisa in 2 livelli: le strade interne ai Sb sono destinate al traffico di accesso, mentre quelle che ne definiscono i margini consentono il traffico veloce. L’attraversamento all’interno dei Sb è scoraggiato in diversi modi: riducendo lo spazio destinato alla circolazione e alla sosta delle auto, modificando i sensi di marcia, ponendo limiti di velocità (10 km/h) e collocando ai margini piattaforme logistiche per le merci. Il 60%-70% dello spazio stradale viene così liberato dal traffico veicolare. In Italia, a Sassari, già dal 2015 è stato avviato un progetto, Dispersione ZERO, per il contrasto alla dispersione scolastica, nel quale è stato realizzato un percorso laboratoriale che ha portato alla trasformazione di un ampio marciapiede di passaggio, sottoutilizzato e inospitale, collocato in una strada secondaria, su cui si affaccia l’ingresso principale della scuola. Lo spazio è stato rigenerato grazie all’uso del colore come elemento di trasformazione, anche simbolica, e di riorganizzazione spaziale: un sistema di fasce colorate accoglie alcune strutture in legno, progettate e realizzate dai bambini all’interno della falegnameria, che suggeriscono nuovi usi individuali e collettivi, come la sosta, il gioco o la lettura, così che si instauri un approccio basato sul “learning by doing”, ovvero sull’ imparare facendo. L’Ut fa uso, infatti, di creatività, colore, vivacità, arte, e ne è un esempio il primo esperimento di Trento, dal titolo “#Cambiamolastrada”, condotto nel 2022 in collaborazione con il writer Senka Semak. Via Zandonai è stata trasformata in un viale parzialmente pedonale: le isole dipinte sono spazi di socialità e invitano gli automobilisti a limitare la velocità di transito, soprattutto in prossimità della scuola. Anche Milano ha cominciato nel 2018 con i primi interventi e progetti, collaborando con Bloomberg Philanthropies, società no-profit guidata dall’ex sindaco di New York. Ne è un esempio Porta Genova, in cui l’uso della vernice, con strisce bianche e blu, e la posa di panchine, rastrelliere e vasi fioriti, inquadra lo spazio pubblico come luogo di incontro e socializzazione. Tra via Ventimiglia e via Barbavara, la superficie pedonale è stata incrementata da 1.200 a 4.100 m2, spogliando il piazzale dall’abito di semplice luogo di passaggio e rivestendolo come spazio di sosta nel cuore del distretto della “Design week”. Sempre a Milano, un esempio di Ut destinato a migliorare la mobilità urbana è quello di via Sacchini, su cui si affaccia l’Istituto Comprensivo Quintino di Vona-Tito Speri, resa pedonabile con il posizionamento di piante in vaso e panchine. L’intervento sperimentale avrà durata fino al 31/12/2024, quando sarà fatto un bilancio per individuare eventuali azioni correttive, prima di confermarlo definitivamente. La mobilità scolastica motorizzata ha conseguenze sull’intero sistema dei trasporti: causa congestioni locali attorno alle sedi scolastiche, aumenta il rischio di incidenti stradali, peggiora la qualità dell’aria che respiriamo e, più in generale, dell’ambiente. Un Piano di Mobilità Scolastica è motivo indiscusso di eccellenza per ogni scuola e ogni Comune, promuove la salute e il benessere dei cittadini, favorisce la convivenza fra i vari utenti della strada, potenzia e rende attrattiva la rete dei percorsi pedonali per tutti. L’Italia, pur essendo partita presto, è ancora una volta spezzata in due per rapporto di strade scolastiche/abitanti: se ne contano 35 a Milano (circa di 1,5 milioni di abitanti, rapporto paragonabile a Londra, con 250 strade a fronte di circa 9 milioni abitanti) e solo 17 a Roma (circa 3 milioni di abitanti). Ma gli interventi sono in continuo aumento lungo tutto lo Stivale (come a Bologna e a Verona), essendo indubbio il potenziale dell’Ut nell’incoraggiare il trasporto attivo, dimostrando le possibilità di cambiamento dello spazio urbano attraverso iniziative tattiche, ossia rapide, reversibili, a basso costo e di forte impatto. Un po’ come Minecraft, la cui prima versione fu creata in soli sei giorni ma la cui fortuna dura ormai da 13 anni.

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