Quando al posto di guida si mette una signora

Sono sempre di più le manager nel mondo dell’auto. Da Stellantis a Bmw, da Audi a Gm quante storie di successo.

I diversi ruoli di genere ricoperti da uomini e donne nel sistema socio-economico si traducono in diversi comportamenti, bisogni ed esigenze anche per quanto riguarda la mobilità e, secondo recenti studi della Banca Mondiale, ne consegue per le donne un’idea del muoversi all’interno della città molto legata alla qualità del loro vivere e all’esperienza del viaggio, più che alla sua strumentalità. Oggi la mobilità è diventata un modo di intendere l’area urbana e il punto di vista delle donne, anche all’interno delle aziende del settore automotive, potrebbe contribuire a disegnare nuovi paradigmi per una mobilità sostenibile. Mettendo in relazione questa particolare sensibilità, con il fatto che da recenti statistiche emerge che sempre più donne oggi comprino vetture nuove e oltre 4 acquisti su 10 siano effettuati da donne, forse si può comprendere come avere professioniste esperte e competenti in ruoli strategici e di leadership anche nel mondo automotive possa avere una rilevanza particolare. Non parliamo di quote rosa, ossia scelte dettate dal dover necessariamente percorrere la strada del gender equity, ma di donne manager che, per curricula ed esperienze, doti tecniche e professionali e impegno, riescono a dimostrare il proprio valore e entrare in corsia di sorpasso, anche nel settore automotive, come in tanti altri. Gli esempi sono davvero numerosi e tra di essi, le ultime ad aver messo la freccia e aver fatto mangiare la polvere ai colleghi uomini sono Antonella Bruno e Federica Manzoni. Antonella Bruno, dopo aver trionfato con la Jeep Avanger, incoronata auto dell’anno 2023, lascia la casa americana, per la quale rivestiva il ruolo di Head of Brand Enlarged Europe, per andare a ricoprire lo stesso ruolo in Peugeot. Bruno ha costruito una carriera più che ventennale nel settore, iniziata, appena laureata in Economia e Commercio, con l’incarico di Sale Zone Manager Ford per Sicilia ed Emilia-Romagna, per poi diventare Communication and Media Director di Ford Italia, quindi, nel 2007, Product Manager in Fiat, approdando, nel 2011, in Lancia. È stata la prima italiana a guidare il marchio americano nell’area europea, un risultato storico per un brand tradizionalmente di nicchia come Jeep, che sotto la guida di Bruno ha raggiunto importanti risultati di vendita e di prodotto. Federica Manzoni, dal 1° gennaio 2023, è la nuova Head of MINI Italia. Dopo una laurea allo IULM in Comunicazione d’Impresa, è entrata in BMW Italia nel 2006, in cui è cresciuta ricoprendo numerosi ruoli, sino a livelli manageriali. Nel 2022 si è trasferita a Monaco, proseguendo la scalata, diventando Interaction Management Manager all’interno della Direzione Marketing Services Europe BMW e MINI. Riprendendo le parole di Massimiliano Di Silvestre, Presidente e Amministratore Delegato di BMW Italia, la sua è una carriera caratterizzata da esperienze trasversali, nelle quali ha saputo far emergere passione, professionalità e competenze, che prescindono dal suo genere. Un concetto di gender equity molto caro a BMW, che già nel 2018 aveva realizzato una rivoluzione in campo pubblicitario. La maggior parte degli annunci di automobili, infatti, sono creati per attirare acquirenti di sesso maschile, ma pochi marchi automobilistici pensano al potere di spesa e all’effetto leva delle consumatrici. BMW chiese all’attrice di fama mondiale Juliette Lewis di scrivere un manifesto sull’uguaglianza di genere, che sarebbe stato utilizzato come voce fuori campo in una campagna pubblicitaria. Se dovessimo ipotizzare di fondare un’azienda con una direzione tutta al femminile, dovremmo ingaggiare un responsabile delle risorse umane che ci aiuti a selezionare personale altamente qualificato, e nel paniere della fabbrica di motori bavarese troveremmo un’altra donna eccezionale, Ilka Horstmeier, attualmente Direttore Risorse Umane, Relazioni Sindacali, Membro del Consiglio di Amministrazione di BMW. È stata amministratore delegato dello stabilimento BMW Group di Dingolfing, nonché Senior Vice President Production and Planning Engines e EPowertrain. Sicuramente il nostro nuovo Responsabile HR apprezzerebbe l’inserimento nel nostro organigramma, anche, di Crystal Windham, direttrice esecutiva del design industriale per General Motors. In seguito all’avvio, all’inizio degli anni ‘90, grazie a un semplice tirocinio, della sua carriera nella Casa di Detroit, nel 2008 è diventata la prima donna afroamericana a ricoprire un ruolo dirigenziale nella storia di GM Design. Iscrittasi ad un corso d’arte della Mercy High School di Farmington Hills, per puro divertimento, non pensava di avere quel talento che, invece, vedeva in lei il suo insegnante, che la invitò a frequentare i programmi estivi presso il College for Creative Studies, da cui poi la passione per la materia scoppiò. Un esempio lampante di quell’autostima di cui le donne sono spesso carenti, ma che la caparbietà e, a volte, l’essere al posto giusto nel momento giusto, possono aiutare a far fiorire. Windham è un vero esempio, perché ha aiutato GM a costruire un ambiente più inclusivo, dando prova di poliedricità e flessibilità, alla guida di grandi team di progettazione, tra cui quello di Chevrolet Malibu, Impala, Cadillac Escalade e Lyriq, e spostandosi da ruoli di leadership nel design di interni a quello di esterni. Riprendendo le parole pronunciate da Roberta Zerbi, l’automotive è un settore che richiede enorme flessibilità nel gestire numerose e differenti richieste contemporaneamente, grande dedizione, praticità, una fondamentale intelligenza relazionale e, naturalmente, approfondite competenze tecniche. In pratica, bisogna saper allacciare rapporti strategici, fare più di una cosa alla volta, e farla bene; nulla su cui una donna non possa competere egregiamente con gli uomini. Anche Zerbi ne è la prova. Dapprima in Ford, con ruoli nei settori Marketing, Comunicazione e Vendite, dopo un passaggio in Toyota, è entrata in FCA nel 2011 come Product Marketing Manager del marchio Fiat. Nel 2017 è stata Head of Alfa Romeo Brand per la Regione EMEA e, dopo la nascita di Stellantis, dal 5 marzo 2021, è responsabile di Alfa Romeo & Lancia Europe. Continuando la selezione del personale per la nostra azienda, salernitana come Zerbi, anche Erica Valeria Ferraioli, laureata in Communications, con un Master in Business Administration, entrerebbe a pieno titolo nella nostra pianta organica al femminile. Attuale responsabile del Pricing dei marchi Lancia e Alfa Romeo, porta in dote un quadriennio di esperienza in Lamborghini e altri dieci anni, circa, con diversi ruoli, in FCA. In questa ipotetica impresa moderna e, di conseguenza, votata alla sostenibilità ambientale, non dovrebbe mancare Maria Grazia Lisbona, soprannominata “la signora dell’elettrico”, dal 2021, responsabile del South Europe Tech Center in Stellantis. Con una visione decisamente scientifica, dopo gli studi al Politecnico di Torino (ingegneria meccanica negli anni ’80, una vera pioniera), il suo ingresso nel mondo dell’auto avviene al Centro Ricerche Fiat, con la sperimentazione di nuovi motori e di nuove tecnologie: il Common Rail, che avrebbe poi alimentato, per la prima volta al mondo, i motori Diesel, collocati sotto il cofano dell’Alfa Romeo 156. Una vita di sfide, vinte, tra le quali l’esperienza a Chicago, al Centro Tecnico di Fiat Powertrain dedicato al Nord America, che la ripagherà con la carica di Vicepresidente del comparto motori in ambito industriale, on e off road, di Fiat Powertrain Technologies Industrial. La crescente attenzione per l’ambiente e i limiti alle emissioni inquinanti delle auto, imposti dall’Europa, apre a nuove opportunità per l’elettrico e l’ibrido. Per questa ragione, la nostra responsabile HR dovrebbe assicurarsi la collaborazione di Mary Teresa Barra, la prima donna presidente di un colosso dell’auto, che sta portando GM verso un futuro elettrico, pulito e sicuro. E’ quello che vorrebbe qualunque madre di famiglia, e per lei GM è quasi una eredità di famiglia. Suo padre Ray Makela, immigrato di seconda generazione, è stato per quattro decenni operaio in uno degli stabilimenti di quello che era il marchio Pontiac, lo stesso con cui Mary ha fraternizzato, ad appena 19 anni, come addetta al controllo qualità carrozzerie, per pagare le tasse di iscrizione al General Motors Institute. Durante gli studi in quella che oggi è stata ribattezzata Kettering University, ha conosciuto il suo futuro marito, il consulente Tony Barra e nel 1985 ha ottenuto la laurea in ingegneria dei sistemi elettrici, seguita da un master in Business Administration a Stanford. Mancherebbero all’appello Robyn Denholm, presidente di Tesla Motors dal 2018 e Hildegard Wortmann, la prima donna ad entrare, nel 2019, nel consiglio di amministrazione di Audi, ma l’elenco di donne che si sono distinte per meriti nel settore automotive sarebbe ancora lunghissimo. L’industria automobilistica è tipicamente descritta come un’industria creata dagli uomini, per gli uomini, ma questo non riflette la realtà del mondo in cui viviamo oggi. Come disse Enzo Ferrari, “quando l’uomo ha mete da raggiungere non può invecchiare”, e le donne, si sa, farebbero di tutto per non invecchiare (o per farlo con stile)!

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