Dr Automobiles, parte dal molise: un modello raccontato dai libri

“Il segreto? Vendere le nostre auto anche negli ipermercati. Crediamo nel bi-fuel. Ma l’elettrico può ancora aspettare”

Dr Automobiles al MIMO

Dr Automobiles al MIMO

Ci sono storie che sembrano essere fatte apposta per essere narrate. Al punto che di loro non ci si occupa solo in termini di mercato ma anche, se non soprattutto, come di una straordinaria eccezione.

DR Automobiles nasce nel 2006 in Molise, a Macchia d’Isernia. Non esattamente Detroit e nemmeno Torino. Ma da lì inizia un flusso costante di innovazione e coraggio, un crescendo che nello scorso febbraio ha stampato un +188% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e che oggi fa dire al suo Direttore Marketing, Massimo Di Tore: “Più 188% è un dato corretto, ma ho il piacere di comunicare un altro aggiornamento ancora più esaltante. Nel primo semestre di quest’anno abbiamo eguagliato l’intero volume del 2020. Va detto che il ‘20 è un anno che fa poco testo per i motivi che sappiamo. Ma i nostri dati ci dicono che abbiamo già pareggiato anche il dato di tutto il 2019, un anno che per l’automotive è stato decisamente importante. Se confrontiamo semestre su semestre abbiamo +135% sul 2019. Giugno su giugno fa + 140%. In generale nel primo semestre 2021 il mercato italiano complessivo perde il 13,3% rispetto al 19. Noi facciamo +135%. Il che significa che la nostra proiezione per la fine del ‘21 ci dice che andiamo verso un raddoppio dell’immatricolato e del fatturato rispetto ai due anni precedenti”. Numeri clamorosi, che vanno naturalmente letti in relazione alle dimensioni dell’azienda “inventata” da Massino Di Risio, ma che spiegano comunque come in tempo di gigantismo e accorpamenti di aziende che da concorrenti diventano alleate si possa fare business nell’automotive anche partendo dal Molise.

Dovessimo raccontare DR attraverso i suoi elementi fondativi, Di Tore, quali articoli metterebbe ai primi tre posti? “Il primo è che siamo italiani, le nostre sedi legale e operativa sono in Italia – dice il Direttore Marketing -. Poi che operiamo sul mercato dal dicembre 2006. E che quello che ci contraddistingue è offrire al mercato dei prodotti con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Riteniamo di conoscere a fondo il mercato automobilistico e sappiamo che il cliente non vuole rinunciare a nulla nel momento in cui acquista un’automobile. Noi gli andiamo incontro offrendogli prodotti full optional di serie ad un prezzo molto competitivo. Tutti i nostri modelli, a parità di optional e di allestimento, hanno un prezzo inferiore ai competitors tra il 25 e il 30%”. 

Al primo punto ha messo quindi l’italianità, un elemento tutt’altro che trascurabile. “Assolutamente. Il modello industriale che seguiamo è abbastanza particolare anche se mi pare che molti stiano venendo nella nostra direzione. Noi sfruttiamo piattaforme industriali di partner asiatici ma la progettualità, il design, lo sviluppo, l’omologazione e l’assemblaggio finale sono processi che vengono interamente svolti presso il nostro quartier generale a Macchia d’Isernia”

Rappresentando una piacevolissima eccezione. “Quando abbiamo iniziato nel 2006 il segmento dei Suv Crossover non era ancora così affollato. Era in ascesa esponenziale ma a parte la Toyata Rav 4 e la Nissan Qashqai c’era quasi solo la nostra DR 5. Mi piace ricordare che noi iniziammo la vendita dei nostri prodotti nei centri commerciali. Non avevamo una rete di vendita e debuttammo su mercato con la vendita diretta nei centri Iper. In un anno la DR 5 divenne il terzo Crossover più venduto in Italia“. 

Mettersi a vendere automobili nei centri commerciali fu una genialata pazzesca. “Facemmo un accordo con il gruppo Iper per un discorso di marketing e comunicazione quindi per far conoscere il modello – racconta Di Tore-. Non pensavamo sinceramente che avremmo avuto così presto un ritorno anche in termini commerciali. Il successo invece fu clamoroso, ci hanno scritto dei libri su questa cosa, siamo stati anche intervistati da accademici per raccontare questo case history. Questo successo in un anno e mezzo ci ha poi consentito di costruire la nostra rete di vendita di tipo tradizionale”. A chi è venuta una simile idea? E’ vostra o l’avete trovata da qualche parte e importata? “L’idea fu nostra, nasceva da un’esperienza pregressa che avevamo avuto con il gruppo Finiper per la commercializzazione di prodotti di altre marche. Prima di DR come casa automobilistica qui c’era PR Group, una vera “Città dell’Auto”. Nel senso che qui ad Isernia era nato il primo vero multistore dell’auto in Europa. C’erano tutti i marchi automobilistici in licenza e in concessione tutti sotto lo stesso tetto. Era un vero e proprio centro commerciale dell’auto, suddiviso su più livelli. Al primo piano c’erano tutti i brand generalisti poi si saliva fino alle top car. C’erano anche i servizi annessi, si poteva immatricolare l’auto in giornata, permutare l’usato. C’era anche un ristorante, insomma era davvero una cittadella vocata all’auto. Da questa importante esperienza imprenditoriale, che è durata oltre vent’anni, abbiamo acquisito una profonda conoscenza del mercato automobilistico. Appena abbiamo avuto a disposizione un prodotto tutto nostro abbiamo pensato di sviluppare il medesimo modello di vendita e allora abbiamo realizzato dei corner, delle piccole concessionarie tra gli scaffali della pasta e quelli del pomodoro e quindi chi andava a fare la spesa metteva nel carrello anche l’automobile”

Torniamo ai giorni nostri e alla vostra crescita. C’è un motivo più di un altro che fa scegliere al cliente uno dei vostri prodotti? “L’ecosostenibilità è un fattore fondamentale. Da sempre abbiamo sposato l’idea del termo-hybrid. Ovvero dell’alimentazione bi-fuel benzina-gpl. E’ un progetto che portiamo avanti da oltre 15 anni. Solo nella nostra fase iniziale abbiamo prodotto il diesel quando montavamo sulla DR 5 il motore e la meccanica della vecchia FIAT Multipla. Ma è un progetto che abbiamo abbandonato sin da subito e ci siamo orientati verso un altro tipo di alimentazione. In questo modo riusciamo, rispetto al full electic o l’hybrid, a essere comunque credibili sul piano dell’ecosostenibilità rimanendo accessibili. Noi abbiamo un modello elettrico nella nostra gamma EVO. Ma crediamo che il mercato dell’elettrico non sia ancora maturo. Primo perché la soglia di accesso continua a rimanere molto alta e poi perché la fruizione per mancanza di colonnine è ancora oggettivamente complicata. Con il bi-fuel i vantaggi sono consistenti. L’emissione di CO2 è ridotta, non si paga l’ecotassa e l’accesso alle zone della città è pressoché totale come per l’elettrico. Si porta a casa un’auto con un prezzo decisamente inferiore e anche i costi di gestione sono molto più sostenibili visto il costo alla pompa del GPL”. Ma non sarà solo per questo…“Certo che no, c’è anche l’apprezzamento del design. Soprattutto con la DR F 35 e la 5.0 abbiamo fatto davvero un salto in avanti. Abbiamo fatto scelte coraggiose in termini stilistici e queste scelte ci hanno dato ragione. Le nostre sono auto con una certa personalità, si distinguono dagli altri Suv e noi continueremo ad andare in questa direzione anche con i nuovi modelli”. 

Se c’è un’azienda che innova, anche per come è nata, è certamente la vostra. Eppure sull’elettrico non siete allineati con chi pensa che tutto il mercato andrà in quella direzione. E’ anche vero che da anni si sente dire che il futuro è lì…eppure il presente non si direbbe…“Nell’immediato è certamente così – dice Di Tore-. Se immaginiamo il futuro invece penso si andrà in quella direzione. Noi abbiamo in gamma un full elettric e tra poco avremo un hybrid plug in, siamo attrezzati e stiamo lavorando anche in questa direzione. Ma è il mercato che offre quote troppo risicate per poter giustificare un deciso cambio di rotta e investimenti molto importanti in questa direzione. C’è forse un eccesso di comunicazione funzionale all’immagine del brand. Ma se guardiamo al ritorno commerciale la quota dell’elettrico non giustifica tutto questo.” 

Eh sì, l’elettrico in molti così è uno slogan accattivante ma i volumi si fanno ancora con il termico. Passiamo al nuovo Suv 6.0. Lo avete appena presentato, quando arriverà al pubblico? “Entrerà in gamma da settembre. C’è grande aspettativa. Abbiamo quotidiane richieste dai nostri clienti. Diventerà di fatto la nostra ammiraglia, il nostro top di gamma e ci aspettiamo davvero grandi cose”

E per i prossimi due/tre anni? “Riprendere l’espansione sugli altri mercati europei. In Spagna, dove siamo già presenti con una trentina di concessionari, in Francia avevamo aperto un punto vendita nei pressi di Bordeaux, in Germania vogliamo esserci perché è uno dei mercati di riferimento così come vogliamo svilupparci nei Balcani. Prevediamo così di raggiungere la quota di diecimila vetture l’anno, un dato che per un’azienda come la nostra sarebbe davvero lusinghiero.

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