L’ingegnere che parla con le moto (elettriche)

Linda Cevolini, ceo di Energica: “Noi facciamo sportive, top di gamma. Chi passa alle due ruote elettriche, poi non torna più indietro.Con l’intelligenza artificiale vi faremo dialogare con il vostro mezzo”

Livia Cevolini

Livia Cevolini

Energica Motor Company spa è il primo costruttore di moto elettriche supersportive Made in Italy, naturalmente di stretto rito emiliano nel meraviglioso distretto modenese. Energica, inteso come aggettivo e nella sua migliore accezione, è decisamente Livia Cevolini, ingegnere meccanico di formazione e oggi amministratore delegato di un’azienda che è costruttore unico nel mondiale di moto elettriche, che sono “powered by Energica” dal 2019.

Ingegnere, il contratto con Dorna lo rinnoverete? “Ci dobbiamo incontrare per parlare del futuro. Il contratto è in essere fino al 2022 incluso. Onestamente mi ritengo abbastanza soddisfatta. Credo che si potrebbe fare meglio, ma abbiamo avuto delle difficoltà che abbiamo comunque superato insieme. Potrebbe essere interessante anche mettere la nostra attenzione su altro”.

Perché il mercato delle due ruote è meno maturo? “Il motivo principale è il mercato stesso. Ci sono volumi diversi, ci sono degli “zeri” di differenza, ci sono ordini di grandezza di differenza e quindi gli investimenti sono differenti. E’ normale che nel mondo delle due ruote ci sia un gap di tempo di sviluppo e di innovazione. Il mondo delle quattro ruote si può permettere di investire di più perché ha numeri più grandi. Questo vale per la motorizzazione tradizionale, non solo per l’elettrico. Se guardiamo alla tecnologia che c’è su una moto e la confrontiamo su quella esistente sull’auto c’è un abisso. E non perché non ci sono tecnologie che si potrebbero utilizzare anche sulle due ruote ma perché con un mercato minore vengono fatti investimenti minori. Noi di Energica non facendo “benzina” ci siamo trovati avvantaggiati perché non ci siamo scontrati con nessuno”. La questione “elettrico sì o no?” è anche una questione culturale oppure è solo una sovrastruttura mentale? “Dipende dalla maturità dei mercati. Dove il mercato della moto è maturo, dove è molto capillare e ha una forte tradizione, penso a Spagna, Italia e Germania, ovviamente c’è più difficoltà ad abbracciare il nuovo perché c’è una forte tradizione. C’è più reticenza nel prendere in considerazione qualcosa di cui mi fido meno perché lo conosco meno. Invece in mercati come meno tradizionali, con meno legami, in generale l’innovazione viene presa più velocemente e con uno spirito pionieristico che aiuta la diffusione di nuove tecnologie innovative. Se guardiamo al nord Europa, una zona che ha minore tradizione sulla motorizzazione a benzina (non perché non corrano, basta vedere Assen per comprendere che c’è forte tradizione ma non ci sono grandi costruttori lì che hanno guidato il mercato) essendoci un approccio più aperto verso l’innovazione troviamo mercati che automaticamente arrivano prima verso il nuovo. Poi ci sono le cosiddette locomotive, i mercati che trainano. Come la California, dove c’è una amplissima percentuale di pubblico che è innovatore, si sente più avanti se innova per primo, se cavalca per primo l’innovazione. Lì c’è un approccio esattamente opposto”.

Ingegner Cevolini, i millennials sono una risorsa? Perché pare che ai ragazzini non interessino auto e moto come alle generazioni precedenti… “Quando ero ragazzina non vedevo l’ora di aver 14 anni per il motorino. Ora i ragazzi fanno follie per gli smartphone. L’approccio verso le due ruote è cambiato molto. Chi oggi avvicina il mondo delle moto non lo fa più perché è di moda. Ma perché gli piace l’idea di libertà. La libertà si sposa benissimo con il concetto di ecosostenibilità. La libertà di vivere un’esperienza più immersiva. L’uomo che oggi ha 50 anni era appassionato prima di motorini e poi di moto e quindi ha continuato ad andare in moto e quasi sicuramente continuerà ad andare in moto, a benzina se in Italia e invece con l’elettrica se è come i californiani perché è incuriosito da qualcosa di nuovo. Il ragazzino non ha interesse a prendere lo scooter o la moto. Lo fa solo se è estremamente innovativo e vicino alla tecnologia di cui lui oggi è appassionato. E cioè il cellulare, il digitale, la connettività continua, avere a disposizione una quantità infinita di dati ed avere un’esperienza diversa da quella della moto tradizionale”.

Le aziende, non solo la vostra, puntano molto sul concetto di “vivere un’esperienza”. In moto però ci si può distrarre meno rispetto all’auto… “La moto offre l’esperienza di sentire il mondo intorno, di non essere chiuso in un abitacolo. Se sei all’aperto e senti tutto quello che ti sta intorno, allora lo vivi diversamente. Chi passa alla moto elettrica non torna più indietro perché se torna indietro si rende conto di tutte quelle cose che con l’elettrico erano belle e diventano di colpo brutte. Noi facciamo moto sportive, moto top di gamma. I nostri clienti, in Italia e all’estero, vogliono la moto sportiva italiana. Vogliono prestazioni. Senza quella non vieni nemmeno preso in considerazione. L’elettrico, che può avere prestazioni anche superiori, offre molto di più. Hai un’esperienza più appagante perché senti ciò che hai intorno. Poi ci sono tutta una serie di tecnologie che su un veicolo più digitale riesci ad integrare più velocemente”. Mi fa qualche esempio? “A parte la connettività a lungo raggio c’è la possibilità di avere sul cellulare, o comunque in cloud, tutta una serie di dati sul percorso e informazioni molto interessanti da poter condividere con amici o anche sui social. In più c’è il discorso dell’artificial intelligence e la possibilità di parlare con il veicolo. Stiamo sviluppando una app che integra un codice di intelligenza artificiale che consente tramite gli auricolari di poter parlare con la moto, di avere una serie di informazioni. Si parte da una serie di domande prefissate, tipo sul miglior percorso possibile, sui punti di ricarica, su un ristorante che può intrigare. La tecnologia permetterà un dialogo ancora più profondo grazie al fatto che l’intelligenza artificiale è più semplice da sviluppare su un veicolo digitale, che molte informazioni le possiede già nella sua centralina. Che è molto più complicata rispetto a quella di una moto a benzina. Pensate che la nostra Vehicle Control Unit che abbiamo sviluppato noi internamente ha più linee di codice di uno Space Shuttle. La moto a benzina è una moto. Punto. Una moto elettrica è come una navicella spaziale. E’ un altro prodotto, un’altra esperienza”.

La questione della ricarica è e resta il problema numero uno? “È e sarà così finché la rete non sarà capillare come lo è per i distributori di benzina. In Olanda stanno iniziando ad esserci stazioni di ricarica rapida ogni 50 km. Oggi per ricaricare una nostra moto elettrica da zero siamo sotto i 40 minuti. Considerando che normalmente non ci si ferma quando si è completamente a zero i tempi di solito sono tra i 15 e i 20 minuti per riavere la massima carica. Che sono i tempi normali di sosta che un motociclista fa dopo 200 km. Beve un caffè, fa un salto al bagno e intanto la moto si carica”.

Ingegner Cevolini, mi conferma che non vi occuperete di produrre moto più piccole? “Per motorizzazioni più piccole, che necessitano per essere economicamente sostenibili di volumi molto grandi, abbiamo deciso un approccio più sinergico. Ovvero legarci ad altre realtà che sono più brave di noi a fare grandi numeri. Credo molto nelle sinergie, nelle collaborazioni per mettere a terra i cavalli in cui tutti sono bravi. Ognuno ha un’attività nella quale riesce meglio. Noi facciamo meglio alta tecnologia”.

Il mercato che risposte sta dando? “Il mercato tira. Tantissimo. Il problema è al solito la supply chain e i trasporti. Ci sono problemi di approvvigionamento di materie prime in tutti i settori. E’ un peccato perché potremmo cavalcare meglio questa onda”.

Prossime sfide? “Sul prodotto ne abbiamo in campo una molto interessante. L’importante è riuscire a vedere i campi dove si può innovare. Ma sempre in maniera molto pragmatica, con i piedi per terra e arrivandoci al momento giusto, con il pricing giusto, con la distinta base giusta. I sogni vanno bene ma poi devono diventare realtà”.

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