Si può accelerare anche solo frenando

Tiraboschi, da poco più di un anno presidente, racconta i segreti Brembo “Siamo condannati a crescere, ma siamo sempre stati coraggiosi.Investiamo in ricerca e sviluppo, ma serviranno alleanze e acquisizioni”.

Una buona frenata non ti permette solo di percorrere la curva in sicurezza e alla velocità giusta, ma ti consente anche di ripartire nel migliore dei modi. Se non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore, è dalla frenata e dal punto della staccata che puoi giudicare un pilota. E un po’ anche un’azienda. Perché se un’azienda che produce impianti frenanti come Brembo è sempre la prima a ripartire verso nuove frontiere e sfide ogni volta più intriganti, significa che la strada è quella giusta. Da poco più di un anno al vertice dell’azienda della famiglia Bombassei c’è Matteo Tiraboschi che allo stesso tempo è un manager arrivato una ventina d’anni fa in azienda, ma garantisce la continuità famigliare essendo il marito di Cristina Bombassei, la figlia del fondatore. “Brembo è un’azienda famigliare, che vede nella famiglia il custode delle sue tradizioni, principi e valori – ci racconta Tiraboschi – Allo stesso tempo è un’azienda molto managerializzata. Abbiamo un amministratore delegato esterno e un management molto forti. Andiamo sul mercato a trovare persone con skill spesso più ampie rispetto alle dimensioni e alle competenze della nostra stessa azienda e lo facciamo perché vogliamo crescere. Per un’impresa crescere è una felice condanna, usando l’accezione positiva di una parola negativa. Un’azienda deve crescere, se si ferma non crea più valore”. Il nuovo presidente è l’anello di congiunzione tra le due anime. Lui è sia un manager che un custode dei valori della famiglia: “Io mi sento un ibrido tra queste due anime. Cerco di capire le esigenze di entrambe le parti. Il pensiero della famiglia, che ha una visione di lunghissimo periodo della propria azienda, e quello del manager, che ha esigenze più a breve termine”. Tiraboschi è in Brembo da vent’anni. L’ha vista crescere, trasformarsi pur restando fedele alla sua origine di produrre impianti frenanti, quelli che oggi, a giudicare da chi li compra, sono considerati i migliori al mondo. Brembo è un’eccellenza italiana. Un’eccellenza tecnologica che ha saputo trasformare le pinze in oggetti di design esposti nei musei. Negli ultimi anni ha dovuto affrontare la pandemia, la guerra, l’impennata dei prezzi. “ Anche per noi è stato complesso gestire questo scenario, ma eravamo ben strutturati. I contratti che abbiamo con i nostri clienti sono prevalentemente indicizzati al costo della materia prima. Eravamo scoperti solo sul piano energetico, ma abbiamo cominciato a fare un lavoro molto puntuale”. Ripercorrendo la storia recente dell’azienda, Tiraboschi ne sottolinea una qualità particolare: il coraggio. “Siamo sempre stati coraggiosi – racconta – Ricordo per esempio il 2008. Dopo la crisi economica, che si era estesa anche al settore dell’auto, abbiamo fatto una serie di investimenti industriali molto importanti a livello globale, con la convinzione che il mondo non si sarebbe fermato e noi ci saremmo dovuti far trovare pronti alla ripartenza. Nel 2009 registravamo circa 820 milioni di fatturato, l’anno dopo avevamo guadagnato un 30% e poi siamo continuati a crescere. Arrivando fino ad oggi, dove il consensus degli analisti vede il fatturato di Brembo nel 2022 proiettato a 3,6 miliardi di Euro”. Sono le cifre a spiegare tanto di Brembo: “Dal 2012 al 2022 il volume delle auto prodotte è più o meno lo stesso. Circa 79 milioni. Noi nello stesso periodo abbiamo raddoppiato il fatturato, anche grazie a investimenti industriali molto coraggiosi negli Stati Uniti e in Cina. Ricordo quando nel 2007 completammo un’acquisizione negli Stati Uniti e il mercato finanziario non ci capì. Erano anni in cui l’automotive era caduta in disgrazia e investire negli Stati Uniti quando la fabbrica del mondo era la Cina sembrava un azzardo. In realtà, questa decisione ci ha permesso di crescere sempre più, tanto che oggi gli Stati Uniti sono per noi il primo mercato. Probabilmente un’azienda puramente managerializzata non avrebbe fatto un investimento che il mercato non avrebbe premiato. Una famiglia che ha una visione più di lungo periodo, senza dimenticare i propri azionisti, può permettersi di vedere il titolo penalizzato per uno o due trimestri se quell’iniziativa in prospettiva può garantire grande respiro”. L’importanza della famiglia. La ricetta del successo? “Cerchiamo sempre di anticipare le richieste di mercato e anche questo, per tornare al discorso iniziale, è il valore della famiglia. Quando si è coinvolti così fortemente con la propria azienda non ci si tira indietro di fronte agli investimenti. Si fanno con coraggio, perché si sa che i loro benefici non dureranno 3 o 5 anni, ma dureranno 20 anni. Si è pronti anche ad affrontare un momento di difficoltà, sapendo che il riferimento temporale e gli obiettivi sono di lungo periodo”. Tiraboschi è un manager cresciuto alla scuola del fondatore. “Dovremmo scrivere il valore di Alberto Bombassei nel patrimonio netto di Brembo – aggiunge – È un valore straordinario, un esempio di determinazione. Quello che continua a trasmettere a tutti noi è un entusiasmo e una passione incredibili. È un punto di riferimento anche per il suo saper mettere sempre il bene dell’azienda davanti a tutto. La famiglia è al servizio dell’azienda non il contrario”. La mobilità sta vivendo la più grande rivoluzione della sua storia. Non si può stare fermi ad osservare. “Il nostro settore sta vivendo una disruption tecnologica straordinaria. Noi investiamo tanto in Ricerca e Sviluppo e vogliamo investire ancora di più. Il 10 per cento della nostra popolazione, siamo oltre 14 mila nel mondo, è dedicato alla ricerca”. Anche i freni non posso restare quelli di una volta: “Il nostro prodotto ci permette di fare tanto. Gran parte del comfort e dell’handling di una vettura deriva da come funziona o non funziona la frenata. Con l’adozione dell’elettronica e i vantaggi derivanti dalla raccolta dei dati possiamo dare un importante valore aggiunto. L’evoluzione è continua e per noi si stanno aprendo nuove frontiere”. La ricerca dell’innovazione è continua: “Abbiamo fatto un investimento importante nella Silicon Valley aprendo il nostro primo Brembo Inspiration Lab. E quello che scopriremo ci permetterà di realizzare intorno al freno cose più sofisticate, intelligenti e importanti per il futuro”. Un futuro in cui Brembo continuerà a guardarsi attorno per cogliere le migliori opportunità: “Le alleanze e le acquisizioni sono una strada per crescere ancora. La dimensione di un’azienda sarà sempre più importante, perché a sua volta sarà sempre più importante il costo della ricerca e sviluppo. Per questa ragione, le aziende piccole faranno fatica a restare sul mercato, proprio per una questione di innovazione dei loro prodotti”. Crescere rispettando l’ambiente. Oggi non è possibile voltarsi dall’altra parte: “Vogliamo riuscire ad arrivare ad essere il più green possibili sia dal lato dei processi produttivi, sia sul lato dell’utilizzo del nostro prodotto. Stiamo lavorando molto per essere vicini alle emissioni zero dei nostri impianti frenanti, sia per il primo equipaggiamento che per il ricambio”. Il futuro è elettrico. Almeno a giudicare dagli investimenti delle grandi case e dai diktat di chi ci governa: “L’auto elettrica è un dato di fatto, anzi ormai è diventato quasi un punto di partenza. Indietro non si va e bisogna valutare che cosa accadrà dopo. Il 2035 è dopodomani e le case auto hanno investito tantissimo. Ormai la maggior parte ha elettrificato quasi il 100% della gamma futura. È sulle ricariche che, mi sembra, siamo un po’ tutti indietro, non solo l’Italia. Il tema vero rimane come verrà prodotta tutta questa energia. Se venisse prodotta partendo da fonti fossili questo significherebbe spostare il problema, senza risolverlo. È interessante esplorare anche altre nuove tecnologie ad emissioni zero, come ad esempio il biofuel di cui forse non si parla a sufficienza e che potrebbe essere importante, anche più dell’idrogeno”. Una visione interessante. Il biofuel troppo spesso è stato sottovalutato. Un occhio al governo, alla sua politica industriale. “Storicamente l’Italia non ha mai avuto una politica industriale molto strutturata se la paragono ad altri paesi europei. Purtroppo siamo stati vittime anche di tante acquisizioni. È importante non perdere le competenze, le eccellenze e la capacità di attrarle nel nostro Paese. Abbiamo sempre avuto grandi scuole di formazione che derivavano dall’industria e dobbiamo continuare ad averle per far crescere il know-how del nostro territorio. Non immagino un Paese che basa la propria economia solo sul turismo. La base industriale deve continuare ad essere importante”. Brembo significa corse e vittorie con più di 600 titoli mondiali. Cominciò con Enzo Ferrari. Oggi continua fornendo tutti i team dei mondiali di Formula1, Moto Gp, Formula E: “Per noi le corse sono un conto economico vero. Per il mondo delle competizioni abbiamo sempre fornito i nostri prodotti guadagnandoci e così continueremo a fare in futuro. Il motorsport è un banco di prova molto importante. Noi siamo presenti in tutte le maggiori competizioni, non ci fermiamo a Formula 1 e MotoGp. Abbiamo oltre 45 anni di esperienza in questo campo e ci mettiamo tanto impegno che deriva dalla nostra passione per le corse. È chiaro che quando guardiamo un gran premio lo facciamo da appassionati, ma sempre con un brivido lungo la schiena perché il freno è la garanzia della sicurezza dei piloti in pista”. Dopo coraggio ecco che viene a galla un’altra parola fondamentale nella storia dell’azienda: passione. “La passione è ciò che si respirava allora, quando ho iniziato il mio percorso in Brembo, ed è ciò che si respira ancora oggi. Nonostante siano cambiate le dimensioni dell’azienda, la passione è la stessa e ci trasmette quella vitalità in più che ci ha permesso di raggiungere certi traguardi, non solo nel motorsport”. Un po’ come entrare nei musei, cosa successa l’anno scorso al Mudec di Milano: “Fino a non molti anni fa l’impianto frenante era un oggetto di metallo tendenzialmente sporco e nascosto. Riuscire a portare sul mercato un prodotto di design colorato che diventasse quasi distintivo tra una macchina sportiva e una che non lo era, è stata un’azione molto forte e tutt’altro che banale o facile da fare. Ci ha distinto. Quando vedi una pinza rossa pensi a Brembo anche se magari non è nostra. La nostra unicità è essere nel mondo della componentistica, ma con un brand forte e riconosciuto anche dal consumatore finale”.

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