Buon compleanno cara Mini

Molto più di un’auto: oggi è un brand a quattro ruote. Totalmente elettrico La rivoluzione continua con l’arrivo della Aceman, un crossover compatto e agile

Oggi è elettrica, connessa, tanto contemporanea da essere già una instant icon.

E poi, va precisato, Mini è molto più di una semplice vettura: è un brand su quattro ruote, dal successo planetario. Un modo di essere e di vivere, un viaggio lungo mezzo secolo fra successi, cambiamenti, evoluzioni e rivoluzioni che, dai Cinquanta a oggi, ha saputo generare un unicum senza eguali. La Mini, appunto. Nata dalla necessità di trovare una soluzione alla prima, grande, crisi energetica, è subito diventata un’icona globale.

Sulla strada da 65 anni, ha sempre mantenuto l’inconfondibile aspetto che ne ha accompagnato il successo. Ha costantemente anticipato tendenze, interpretato società e modelli culturali diversi, sempre con impeccabile aplomb, in perfetto equilibrio tra tradizione e attenzione al futuro. Una sintesi concettuale che, per alcuni giorni a settembre, in occasione delle celebrazioni del suo compleanno, l’ha vista trasformata in una macchina del tempo, capace di riportare gli appassionati fra le ambientazioni tipiche dei suoi trascorsi. Ambienti rievocati nella House of Bmw milanese di via Montenapoleone 12, diventata per l’occasione House of Mini. Nel cortile interno l’esposizione della famiglia attuale, fra presente e futuro; dentro, il passato arredato con salotti vittoriani, camini in marmo, carta da parati, drappi, velluti, moquette, fino ad arrivare, un decennio dopo l’altro, a neon, juke box e videogiochi arcade. Un viaggio a ritroso lungo 65 anni. Infatti, è nel cuore della Londra degli Swinging Sixties che nasce la vetturetta destinata a cambiare per sempre il modo di intendere l’automobile.

Frutto del talentuoso Alec Issigonis, che l’aveva abbozzata su un tovagliolo di carta durante un pranzo “rubato” al suo compito di inventare un’auto economica per quattro persone, Mini ha debuttato nel 1959, portando una ventata di freschezza e originalità in un mondo automotive dominato da forme squadrate e volumi generosi. Il suo scopo è quello di offrire una soluzione economica alle famiglie britanniche poiché il Regno Unito si trova alle prese con una crisi energetica senza precedenti. Il petrolio scarseggia e le auto, sempre più grandi e assetate, sono ormai un lusso per pochi. È proprio in questo contesto che la British Motor Corporation (BMC) decide di affidare all’esule greco Issigonis il compito di progettare un’auto piccola, economica e pratica, ma allo stesso tempo divertente da guidare. La Mini ha dimensioni compatte, ma un abitacolo sorprendentemente spazioso.

L’intuizione è figlia di un’ingegnosa soluzione che prevede il motore montato trasversalmente, insieme alla trazione anteriore: una scelta rivoluzionaria per l’epoca, che inoltre le conferisce un’agilità e una maneggevolezza mai viste prima. È una rivoluzione. Ma la Mini non è solo un successo commerciale, ben presto diventa un simbolo per un’intera generazione. Mentre nei Sessanta Mary Quant accorcia la gonne e la cultura giovanile esplode in tutto il mondo, quella vetturetta dai fari tondi diventa un’icona della controcultura. La sua immagine fresca e ribelle, unita alla praticità, la rende l’auto perfetta per i giovani che vogliono esprimere la propria individualità. Anche per questo è al contempo l’auto dei common people e degli happy few, della gente comune e dei loro beniamini; è l’auto dei Beatles, dei Mods e degli hippies, un simbolo di libertà e di voglia di vivere. Non basta.

La versione sportiva è resa velocissima da John Cooper e diventa protagonista di numerose competizioni automobilistiche, conquistando vittorie leggendarie come al Rally di Montecarlo. Le sue piccole dimensioni e la sua agilità la rendono l’arma perfetta per affrontare le tortuose strade di montagna, sbaragliando avversari molto più forti e blasonati. Ancora una volta il ruolo di mezzo di rivalsa sociale le sta a pennello (ricordate Davide e Golia?). Nei ’70 e ’80 si aggiorna e subisce un restyling, tuttavia mantiene inalterato lo spirito originale. Fra un’edizione speciale e nuovi comfort, nei ’90 la produzione della Mini classica si avvia alla conclusione e, crescendo, diventata la MINI (ora il naming è tutto maiuscolo) che oggi conosciamo. L’8 settembre 2001 si presenta al grande pubblico un concetto tutto nuovo, figlio della nuova proprietà del marchio: il Bmw Group. Cambiano le ambizioni, il design è più moderno e la tecnologia all’avanguardia, ma la MINI, tutto sommato, non cambia. Anzi, prosegue la sua (rivoluzionaria) narrazione, unendo due secoli, scavalcando un millennio, vivendo mille vite e ancor più trasformazioni. L’ultima riguarda le rinnovate MINI Cooper e MINI Countryman, completamente rinnovate, cui si aggiunge l’inedita MINI Aceman. Un modello crossover progressivo dalle dimensioni esterne compatte, agile, con cinque posti a sedere e uno spazio generoso in poco meno di quattro metri di lunghezza che, 65 anni dopo l’originale, aggiunge un soggetto all’album di famiglia.

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