Inizia tutto in quell’istante lì. Quando torna in sella alla moto, casco allacciato, visiera giù, accensione: Emiliano ricomincia a correre. Un’emozione che non riesce neanche a spiegare a parole. “Ero tornato l’Emiliano di prima e in quel momento ho capito veramente che non era cambiato niente dal giorno in cui ho avuto l’incidente”. Era una sera di luglio del 2011, forse una buca, “non so, ricordo che si è staccato l’anteriore della moto, sono caduto e la pedana si è conficcata nell’arto”. Lo amputano alla gamba destra. Il pensiero però è tornare in pista, ma “in Italia non c’era nessuna scuola guida che mettesse a disposizione moto per persone con disabilità e nessuno sapeva darmi informazioni su protesi per uso motociclistico”. Così dopo vari tentativi con ortopedici specializzati in materia di protesi se ne fa realizzare una che potesse andare bene per le corse in moto e nel frattempo omologa la sua moto da corsa: 400 giorni dopo quella sera di luglio torna in pista al Mugello.
Una volta realizzato il suo sogno, decide di metterlo a disposizione degli altri. Insieme alla moglie Chiara, campionessa europea 2006 della classe 600, che ha conosciuto proprio al Mugello, fonda l’associazione DiDi (Diversamente Disabili) per dare la possibilità alle persone con disabilità di rimettersi in moto o avvicinarsi al mondo delle due ruote. A oggi sono 430 i ragazzi e le ragazze che Emiliano ha rimesso in sella, anche grazie al supporto di Bmw Italia che, attraverso il programma di responsabilità sociale di impresa SpecialMente, ha messo a disposizione veicoli adattati a diverse disabilità. In questo senso il claim di Bmw Motorrad “Make Life a Ride” è diventato in tante occasioni “Make Life an Inclusive Ride”, come è accaduto lo scorso 17 settembre durante il corso per motociclisti con disabilità organizzato da DiDi e Bmw sul circuito “Tazio Nuvolari” di Cervesina, nei pressi di Pavia. Durante la giornata una squadra di trenta collaboratori volontari del Bmw Group Italia si è messa a disposizione dell’associazione per aiutare nello svolgimento. “Questi eventi sono importantissimi perché danno la possibilità ai ragazzi e alle ragazze di provare a fare quello che amano senza dover preoccuparsi di far adattare una moto o comprare le tute” racconta Emiliano. I partecipanti, 15 in totale, sono stati divisi in tre gruppi, in base alle esigenze fisiche e sono stati poi assegnati a un istruttore “con lo stesso tipo di disabilità perché da una parte aiuta molto nel capire come guidare al meglio una moto adattata a una determinata disabilità, dall’altra toglie l’alibi: se ce la fa l’istruttore nella stessa condizione, allora ce la possono fare anche loro”.
La giornata ha visto l’alternarsi di parti teoriche a parti pratiche durante le quali l’aiuto dei volontari è stato fondamentale “perché in media ogni ragazzo ha bisogno di due persone che lo aiutino nello svolgimento delle attività”. I ragazzi e le ragazze del corso hanno anche avuto la possibilità di provare la pista. “L’emozione nei loro occhi prima di partire e all’arrivo è qualcosa di impagabile”. Che mette in prospettiva quello che è accaduto 13 anni fa: “Forse la cosa più bella che mi poteva accadere”.