Cabassi e la sua folle passione per la motocicletta

Imprenditore di successo, artista della fotografia riconosciuto fra i più importanti a livello mondiale, uomo di vasta ed eterogenea cultura ed esperienza, Giovanni Cabassi è tutte queste cose insieme eppure, incontrandolo, la prima cosa che si nota è la sua composta riservatezza, quasi al limite della timidezza. Gli occhi, però, lasciano trasparire un grande fuoco quando si affrontano gli argomenti che più gli stanno a cuore, la famiglia, gli amici, il proprio impegno nel lavoro e…, le moto, una insanabile passione nata già dalla prima adolescenza e mai più abbandonata. “L’amore per le moto è nato quando avevo 12 anni e in Brianza passavo ore davanti alla vetrina del ciclista che vendeva anche motociclette. E’ iniziato così e non sono mai più riuscito a staccarmene. In quel periodo mi regalarono un motorino Benelli che, ovviamente, ho iniziato subito a trasformare prendendo pezzi qui e là, persino la sella della bici di mia sorella. Quando ho compiuto i 14 anni, nel periodo delle vacanze estive, andavo alla Guazzoni a stendere il primer sui serbatoi, era un modo per stare comunque in mezzo alle moto. Poi è stata la volta di uno Zundapp col quale ogni anno ripercorrevo il tracciato della “Valli Bergamasche”, una mitica gara di Regolarità. Erano altri tempi, a Milano noi andavamo a girare con le moto da fuoristrada sulla “Montagnetta di San Siro” dove persino il mensile “Motociclismo” faceva le prove per il giornale”. Sempre e solo fuoristrada ? “No, certo, dopo i primi anni di “polvere” sono arrivate le mie prime BMW e nel 1984, prima ancora che aprisse la Numero Uno di Carlo Talamo, fu la volta della mia prima Harley. Le moto sono una costante di tutta la mia vita ed a un certo punto mi sono lanciato persino nell’avventura di diventare costruttore come socio della CRS una piccola ma creativa factory alle porte di Milano”. Le moto le hai anche costruite, dunque, ma non ti sei certo limitato a quello perché hai anche una riconosciuta e profonda cultura in questo campo. “Amo studiare quello che riguarda il mondo delle moto. Mi definisco un “tuttista” perché a me piacciono tutte le moto indipendentemente dall’origine o dal genere. Mi piace capirle e per farlo vado a leggermi tutti i libri che trovo, mi informo su chi le ha progettate, su quali motori avessero e così via. Ovviamente non si può sapere tutto ma amo cercare tutte le informazioni possibili”. La tua passione diventa “romantica” se si parla di alcuni marchi. “Il primo vero e travolgente amore l’ho provato sin dalla fine degli anni 70 per le Harley-Davidson, erano moto quasi irraggiungibili qui da noi. Trovarne qualcuna in vetrina era un’impresa. Mi ricordo che un giorno del 1981 arrivò Talamo in azienda da me con una monumentale Electra Glide che aveva in prova. Facemmo un giro e restammo folgorati. Capimmo subito che con quelle moto si poteva andare in un altro modo, senza l’ansia della velocità a tutti i costi ma godendosi tanto il viaggio e quello che ci circondava in un’altra prospettiva. Io ho sempre avuto anche altre moto, molto più “pepate” perché mi è sempre piaciuto andare forte, anche molto forte, però le Harley mi sono subito entrate nel cuore. Una “cotta” l’ho sempre avuta anche per le Vincent, lo scrivevo già sul mio diario di quindicenne. Non so bene perché ma questo marchio mi ha sempre emozionato molto. Ancora oggi non ho una spiegazione razionale, è solo amore. Finalmente nel 1999 sono riuscito a comprarne una e da lì è nato un sentimento folle che non è mai finito. Più tardi ho iniziato a collezionarne alcune e, chiedendo l’autorizzazione al Vincent Owners Club, ho aperto la sezione italiana e ne sono stato alla guida per oltre vent’anni organizzando raduni ma anche spedizioni a Bonneville nello Utah sul lago salato dove si tentano i famosi record di velocità, lì abbiamo portato un “siluro” motorizzato Vincent”. Il lato colto ti ha portato a immaginare un museo diverso dai soliti “Il progetto forse era troppo avanti per quei tempi, parliamo del 2006. Più che un museo doveva essere una sorta di aula di studio del design di moto e motori circondato dalle più belle moto della storia per trovare l’ispirazione. Avevamo previsto anche la scuola di restauro e preparazione per diffondere la vera cultura della motocicletta… chissà, forse lo concretizzeranno i miei figli”.

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