Il Pnrr può dare una spinta decisiva per l’idrogeno verde

È da anni che si parla dell’idrogeno e di come possa rappresentare il futuro, o un pezzo importante di futuro, della mobilità. Il percorso di transizione verso tecnologie sempre più eco-compatibili è lungo e tortuoso. E si scontra quotidianamente con un interrogativo: è sostenibile economicamente? Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, intervenuto con un messaggio alla tavola rotonda organizzata da Assogastecnici, l’associazione di Federchimica che rappresenta le imprese produttrici e distributrici di gas tecnici, speciali e medicinali, ha ribadito la sua convinzione “che l’economia dell’idrogeno è un tema centrale che attraversa le dimensioni della sicurezza energetica, dello sviluppo tecnologico e dell’autonomia strategica”. A maggior ragione in un periodo storico come questo in cui si sta correndo sempre più veloce sui binari della decarbonizzazione per ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas russo. “In questa direzione – prosegue il ministro – l’accelerazione della diffusione dell’idrogeno verde rappresenta un elemento fondamentale, in particolare per i settori dove l’elettrificazione è più difficile o impossibile”. Senza salti nel buio e senza tralasciare le altre strade aperte, per evitare di ritrovarsi legati mani e piedi come col gas. “Se l’Europa vuole incrementare i propri target ambientali, dobbiamo sfruttare il potenziale offerto da ciascuna tecnologia. Abbiamo infatti tutte le competenze per giocare un ruolo di primo piano nell’idrogeno, anche per il nostro posizionamento nel quadro internazionale. Penso alla progettualità della Valle dell’Idrogeno del Nord Adriatico che pone il Friuli-Venezia Giulia all’avanguardia in Europa, in quanto uno degli esempi precursori e virtuosi sia da un punto di vista gestionale (per la stretta collaborazione della Regione e di tutti gli stakeholder coinvolti), sia per il carattere transfrontaliero (che lo rende un progetto di valenza europea), sia ovviamente per le caratteristiche tecnologiche e innovative”. Anche grazie ai fondi del Pnrr, dunque, l’Italia “sta investendo in modo strutturale e costante sullo sviluppo del settore: dalla ricerca (con gli Ipcei), alla produzione di elettrolizzatori, di energia al consumo, anche grazie ai contratti di sviluppo per la decarbonizzazione dei processi produttivi”. Uno degli ostacoli più grandi, al momento, è però l’infrastruttura. Attualmente gli unici due distributori di idrogeno attivi in Italia sono a Bolzano e a Mestre. “Possiamo fare le auto più evolute del mondo – spiega Eduardo De Cillis, responsabile dello sviluppo delle tecnologie a idrogeno di Toyota Italia – ma senza le stazioni di ricarica, non si va da nessuna parte”. L’azienda giapponese, infatti, già nel 1996 aveva cominciato a lavorare sulla tecnologia e nel 2014 aveva prodotto la Mirai, poi aggiornata nel 2021 con una serie di ottimizzazioni. “Con una battuta – prosegue – potremmo dire che si tratta addirittura di una macchina obsoleta, nonostante abbia diversi plus rispetto alle vetture sul mercato ora: a cominciare dai tempi di ricarica che si attestano tra i 3 e i 5 minuti, per un’autonomia di 650 km. Numeri ottimi per quella che, nei fatti, è una vettura elettrica alimentata a idrogeno. E questo è un aspetto importante e ancora poco chiaro all’opinione pubblica”. Oltre alla rete, però, i produttori chiedono incentivi per chilogrammo di idrogeno prodotto. “Da un lato siamo indietro con il Pnrr – spiega Andrea Bombardi di Rina, la multinazionale italiana di certificazione e ingegneria – e bisogna accelerare su questo fronte per venire incontro alle esigenze delle tante aziende che stanno sviluppando progetti in tal senso, dall’altro bisogna cominciare a lavorare a un’armonizzazione delle normative a livello internazionale per prevenire interpretazioni diverse sulla percentuale di idrogeno verde, per esempio”. Ma non basta, perché serve anche “preparare i porti – prosegue Bombardi – a importare idrogeno. A Rotterdam, per esempio, hanno già cominciato a farlo in maniera massiccia e questo potrebbe portare a creazione di un corridoio da Nord verso Sud, anziché viceversa, soprattutto in direzione Germania che rappresenterà un grande player sul mercato”.

Exit mobile version