In Liguria fra terra, mare e sapori forti

Con la nuova Land Rover Defender alla scoperta di un territorio davvero magico. La versione corta, la 90, si muove bene su ogni tipo di strada tra costa ed entroterra.

La nuova Land Rover Defender

La nuova Land Rover Defender

È solo questione di tempo: torneremo in Liguria, quella fra terra e mare che affascina i tanti fedeli e colpisce i neofiti. Da Pavia si sente il mare – canta il nume ligure Ivano Fossati nella meravigliosa ‘Quei posti davanti al mare’ – e dietro una curva, improvvisamente il mare.

Da Busalla, lo specchio d’acqua salata è lontano ma il nostro viaggio inizia da lì, uscendo dalla A7: viste le problematiche autostradali di Genova, per raggiungere il Levante è la scelta più lucida oltre che interessante. Compagna di viaggio è la nuova Land Rover Defender, l’icona che due anni fa – quando esistevano i saloni – conquistò Francoforte, lasciando perplessi quanti erano cresciuti nel culto dell’off-road puro e duro ma convincendo chi si rendeva conto dell’ottimo lavoro della Casa britannica nel dare una visione nuova del modello, senza fargli perdere nulla del suo background, semmai traghettandolo al meglio nel nuovo decennio.

Noi siamo a bordo della 90 che nel linguaggio Land Rover significa corta, a tre porte, che concentra in 458 cm di lunghezza tutta l’essenza del veicolo. Rispetto alla 110, impone pochi sacrifici: un baule più piccolo e l’accessibilità alla zona posteriore, che resta spaziosa come sempre. Sotto il cofano, pulsa il nuovo turbodiesel sei cilindri di 3.0 litri mild hybrid, nella versione da 249 Cv che, a 120 km/h in autostrada, quasi non si avverte in abitacolo. Si esce a Busalla – volendo ci si può fermare all’Antica Trattoria Semino – e si prende la SP 226 passando per Montoggio (i posti da segnarsi sono il ristorante Roma e il Pastificio Alta Valle Scrivia): prima del Passo della Scoffera – spartiacque tra Liguria e Padania – ha senso allungarsi sino a Torriglia, vagando nel Parco Regionale Naturale dell’Antola, dove nascono i torrenti Scrivia e Trebbia.

Ammirando un paesaggio unico – tra borghi, piccoli specchi d’acqua, boschi, fiori, colori- la Defender 90 se la cava bene tra le mille curve, a patto di non forzare l’entrata: lo sterzo risulta preciso e il rollio limitato pensando alla tipologia del mezzo. Ha parecchia coppia motrice e tutta ‘in basso’ che il cambio automatico – dolce nell’inserire gli otto rapporti – gestisce in modo esemplare. Ad aumentare la serenità, una posizione di guida ben alta: si riesce a capire esattamente dove mettere le ruote. E c’è la funzione ClearSight Ground View (di serie) che rende visibile, nello schermo centrale da 10 pollici, l’area antistante le ruote anteriori, nascosta dal cofano. La discesa verso il mare prevede la SP 225, ci si accorge non tanto grazie a qualche scorcio di azzurro ma per il mutamento di colori e vegetazione: il verde in mille sfumature al posto del bruno dominante, gli olivi in luogo dei faggi.

Piombiamo su Chiavari da Carasco: la capitale del Levante vive tra l’ampio lungomare e un centro ricco di carugi con negozi di ogni genere. Per i golosi, le tappe imperdibili sono Boccondivino e Da Felice per mangiare, Copello per la pasticceria, Barbieri e Tossini per la focaccia. Poi eccoci sull’Aurelia: Lavagna, la raffinata Sestri Levante con una deviazione per la frazione di Riva Trigoso e la sua bellissima spiaggia, Moneglia a cui si arriva percorrendo una suggestiva galleria a senso alternato. Meritano tutte una sosta, scegliete voi in base alla sensazione. Unico consiglio per i gourmet è sostare a Impronta d’Acqua, il ristorante neo-stellato Michelin a Cavi di Lavagna, guidato dal talentuoso Ivan Maniago. Il menu sembra rispecchiare il nostro itinerario: un incontro tra i prodotti del mare e le risorse dell’entroterra. Da una parte ci sono il Cappon magro in terrina e lo Spaghetto “Benedetto Cavalieri” al succo di barbabietola, ostriche, alghe e rosa. Dall’altra, i Ravioli di fagiolo borlotto con il “tuccu” di capra cotta nel coccio e il Mangia e bevi di castagne e latte di capra. Già che ci siamo perché non allungarsi sino alle Cinque Terre, fuori stagione ancora più belle? Sono una trentina di km, risalendo sino al Bracco – altro tratto suggestivo – per poi scendere a mare con la SS332. Ci vuole un’oretta ma ne vale la pena. Certo arrivare dal mare, lungo una delle coste più rocciose di Italia e tra acque pulitissime, sarebbe fantastico ma sui sedili della Defender 90 cullati dalla musica di un ottimo impianto hi-fi, il tempo passa bene e il viaggio vale la candela: le Cinque Terre sono uno di quei posti che per quanto uno sia un habitué resta colpito nella stessa misura di chi le vede per la prima volta. Ricordare sempre che per trovare posto in uno dei parcheggi delle località (Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore) è impossibile in alta stagione, fattibile durante la settimana arrivando al mattino. Per evitare lo stress, si può lasciare l’auto a Sestri Levante o Moneglia e prendere uno dei numerosi treni sulla Genova-Pisa. Dalle Cinque Terre è facile allungarsi alla A15 La Spezia-Parma per tornare a Milano, evitando le già citate problematiche del passaggio per Genova.

Un’occhiata ai consumi dopo la cavalcata tra strade veloci, ‘misto’ dell’entroterra e passeggiata sull’Aurelia: siamo sui 10 km con un litro di gasolio, non male davvero.

Ci torneremo, tanto la Liguria non scappa.

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