Colnago 2.0 ecco il futuro della bici: “Stiamo vivendo un momento magico”

Il nuovo ad Rosin: “Il nostro adesso è un mondo che va dalle bici da corsa alle gravel, che vivranno un vero boom. La e-bike protagonista assoluta dei prossimi 20 anni”

Il difficile nella vita è rinnovarsi rimanendo se stessi. Vale per le persone come per le aziende. Rilevare il più celebrato marchio del mondo del ciclismo, Colnago, e doversi confrontare con l’opera di un gigante quale il fondatore, Ernesto, è una sfida da fare tremare i polsi. Invece Nicola Rosin, 50, dallo scorso luglio amministratore delegato della Colnago dopo vent’anni trascorsi nell’ambiente (è stato ai vertici del gruppo Selle Royal), è pieno solo di entusiasmo. Perché, spiega, “Colnago è una bellissima azienda che ha l’opportunità di diventare ancora più prestigiosa e di successo, grazie a un marchio dalla notorietà strepitosa e a una visione chiara: diventare, anzi, confermarsi il marchio più desiderabile del mondo bici. Ce lo ha ribadito una ricerca al consumatore su una base di 8.800 interviste: abbiamo caratteristiche di esclusività e unicità tali che possiamo permetterci di essere la bici dei sogni”.

Strategia?

“Un posizionamento molto alto, rimanere nel segmento delle bici drop bar, cioè con il manubrio da corsa, realizzare un prodotto esclusivo, avere un customer service che sappia abbracciare e coccolare il consumatore e non sentire l’esigenza di uscire con un prodotto nuovo, ma con un prodotto migliore”.

Nel maggio 2020 Colnago è stata acquisita dal fondo di Abu Dhabi, Chimera Investments Llc. Qual è la parola chiave del nuovo corso?

“Verità. Noi siamo una piccola realtà, ma siamo veri. Per esempio, produciamo le nostre bici di carbonio in casa. I telai della serie C, la nostra gamma più alta, nascono a Cambiago. Per me è molto importante, oggi, parlare di verità. Il mondo è stufo di quello che si chiama storytelling. Non va più di moda raccontare storie meravigliose che poi il consumatore si chiede se sono vere oppure no. Oggi le nuove generazioni, grazie ai social network che sono uno strumento straordinario se usato intelligentemente, ti scoprono subito se non racconti la verità. Devi essere autentico, devi raccontare quello che sei”.

Voi come farete?

“Ci concentreremo sullo story being, che al contrario dello storytelling, racconta chi sei veramente. Per esempio, abbiamo in programma l’apertura di un nuovo stabilimento, che in due anni ci condurrà a raddoppiare il numero del personale, e sarà un luogo dove tutti potranno vedere la nostra azienda, la nostra produzione, i nostri uomini, la nostra verità. Non metteremo alcuna panna montata sui nostri racconti”. 

Dopo Pinarello, entrata nell’orbita LVMH nel 2017, l’estate scorsa Cinelli, rilevata dal fondo del fashion manager texano Victor Luis: il mondo del lusso si sta interessando alla bici da corsa, uno sport duro e puro, votato alla fatica. Perché?

“La grande novità degli ultimi cinque anni è che la bicicletta è diventata un lifestyle, fa parte dello stile di vita di moltissime persone. I marchi del lusso hanno visto in questo un’opportunità. Ma se parlo di bici, al termine lusso io preferisco quello di esclusività. La bici non si compra a prescindere dalle caratteristiche tecniche e non può essere uno status symbol, perché è prima di tutto uno straordinario mezzo di trasporto”.

Negli ultimi due anni, con Tadej Pogacar, Colnago è tornata sulla vetta del mondo, conquistando per due volte il Tour de France. Quanto conta vincere, per vendere?

“Meno di una volta. Fino a dieci anni fa le vendite erano direttamente proporzionali alle vittorie, oggi non più. Il ciclista è sempre meno ispirato dalle vittorie del marchio e sempre più dal vincitore. Oggi abbiamo dei ragazzi che sono altamente ispirazionali. Non solo il nostro Pogacar, ma Alaphilippe, van der Poel, Van Aert, campioni che ispirano il pubblico e che sono entertainment puro. L’ultima stagione è stata pazzesca. Da quanto non ci fermavamo per vedere la Tirreno Adriatico? Anni! Ed è grazie a questi giovani, che sono meravigliosi, irriverenti nel modo giusto e comunicatori nati. Sono loro la grande opportunità del ciclismo, non solo dal punto di vista commerciale”.

La Colnago viene definita la Ferrari su due ruote. Le piace il paragone?

“Senz’altro. Stiamo parlando di due eccellenze italiane, marchi i cui prodotti nascono in Italia”.

Nel 2014 lei era nel gruppo di imprenditori che ha rilevato il marchio L’Eroica, di cui oggi è presidente. Le bici super tecnologiche firmate Colnago non stanno all’opposto di quelle vintage delle strade bianche?

“Ma L’Eroica non è un evento vintage! È uno stile di vita, da cui per esempio è nato il primo evento gravel in Europa, che si chiama Nova Eroica e si svolge a Buonconvento. A differenza del passato, oggi il ciclismo ha tante facce, che non sono né in competizione né in contraddizione fra loro. Ogni mattina noi ci svegliamo con questa missione: portare più biciclette sulle strade, perché la bici è simbolo di sostenibilità. Io rientro il giovedì sera a Padova, parcheggio l’automobile e non la tocco più fino a quando riparto per Cambiago il lunedì mattina. Giro solo in bici. Non è facile, perché ho un figlio, devo accompagnarlo a nuoto, oppure a volte piove, ma usare la bici è diventata una missione”.

A questo proposito, le e-bike rappresentano davvero il futuro?

“La bici elettrica sarà la protagonista assoluta dei prossimi dieci, venti, chissà quanti anni. A tutti i livelli, dalla mobilità urbana allo sport. Anche i giovani oggi comprano le mountain bike elettriche, perché consentono di compattare i tempi e fare cose altrimenti impossibili. Oggi nella pausa pranzo puoi scalare la cima della montagna e buttarti giù a tutta velocità, cosa che prima, nel tempo ridotto della pausa, non riuscivi a fare. La bici elettrica sta cambiando il mondo, in termini numerici e culturali”.

Lei produce bici da sogno, ma parla sempre di giovani.

“Perché sono il futuro. Oggi il mondo bici è ricco di contaminazioni e i giovani sono molto più versatili rispetto a un tempo. Lo stesso rider, a seconda della giornata prende una bici piuttosto che un’altra. È questa la bellezza: un mondo che va dalla Colnago a L’Eroica, dalle bici da corsa alle gravel, che sono le ultime nate e vivranno un boom, perché possono essere usate su strada ma anche off-road, in piena sicurezza, nella natura, e sono più facili di quelle da corsa, che hanno una posizione di guida esasperata. Do una notizia in anteprima: quest’anno arriverà la nuova Colnago serie C, la nostra top di gamma, ma stiamo anche studiando un modello gravel che lasci il segno. Perché negli ultimi vent’anni io non ho mai visto un momento così esaltante per la bici. Anzi, direi magico”.

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