Marsilio, d.g. Conebi: “I parcheggi costano sempre di più, le città sono sempre più trafficate, e il carburante per la crisi, costa molto: tutto contribuisce al diffondersi dell’uso della bici nel commuting urbano”.
Passaggio epocale, ma inevitabile: nei grandi centri urbani, l’e-bike è diventata la seconda auto della famiglia. “È esattamente così”, conferma Manuel Marsilio, direttore generale di Conebi (Confederation of the European Bicycle Industry). “I parcheggi costano sempre di più, le città sono sempre più trafficate, e il carburante, a causa delle crisi energetica, costa molto: tutto contribuisce al diffondersi dell’uso della bici nel commuting urbano. L’e-bike è un mezzo di trasporto a tutti gli effetti, e chi vive in città ha maggiore convenienza economica ad andare al lavoro pedalando piuttosto che usando l’automobile. C’è stato un vero cambio di mentalità nel cittadino, tanto che oggi possiamo parlare di un pre e un post pandemia, per quanto riguarda l’atteggiamento degli europei nei confronti della bici. Senza dubbio, oggi nelle persone c’è la tendenza a un utilizzo maggiore della bici, non solo per andare incontro a una mobilità più sostenibile e avere un vantaggio in termini economici. La bici infatti è anche salute. La pandemia ci insegna che se non siamo in forma rischiamo di stare male. Stare in forma, stare bene, essere sportivi sta entrando sempre di più nella mentalità delle persone. E sport e bici sono un connubio perfetto”. Il ritorno dell’Europa alla bicicletta è confermato dai numeri. Che sono eclatanti soprattutto quando si parla di e-bike. Le proiezioni Conebi per il 2021 sono di 5,5 milioni di bici a pedalata assistita vendute in Europa (su un totale di 22 milioni di pezzi), contro i 4,5 milioni del 2020. La previsione al 2025 è di arrivare tra i 10 e 11 milioni di pezzi, la maggior parte dei quali saranno prodotti proprio nel continente: già nel 2020, l’80 per cento delle e-bike vendute in Europa erano assemblate in Europa. In alcuni Paesi, come per esempio l’Olanda (52%), una bici su due è già una e-bike, e a questa quota si avvicinano Austria (45%), Germania (43%), Svizzera (38%). In Francia, è elettrica una bici su quattro. Secondo i dati di Conebi, il fatturato europeo per bici ed e-bike 2021 è stato superiore ai 19,5 miliardi di euro, di cui 12 (il 60%) legati alle elettriche, il 90% delle quali assemblate entro i confini dell’Unione. In Italia, nel 2021 il mercato si è fermato alla soglia dei 2 milioni di pezzi: 1.975.000 bici vendute (-2% sul 2020, anno record), ma sono in crescita le e-bike (+5%,) per un totale di 295 mila pezzi, la relativa produzione (+25%) e l’export (+56%, per un valore complessivo di 418 milioni di euro). Risultati davvero molto positivi, perché raggiunti in assenza degli incentivi all’acquisto che hanno contribuito al dinamismo della domanda post-lockdown nel 2020. A livello industriale, il compartimento legato alla biciletta è in salute. Nel 2021, le circa 250 Pmi presenti nel settore in Italia hanno generato un fatturato di 1,7 miliardi di euro (dati Confindustria Ancma). Gli addetti sono 15mila, in crescita grazie al boom delle vendite 2020 e la sostanziale tenuta 2021. “Stiamo assistendo a una vera e propria rinascita della bicicletta in Europa”, continua Marsilio. “Lo vediamo dai dati di produzione e di vendita, dall’approccio delle persone alla bici che è cambiato dopo il Covid. In molti sospettavano che il boom di vendite post pandemia fosse una bolla, invece no. Il mercato tiene e c’è un ritorno alla produzione di bici in Europa: l’industria ha deciso di rilocalizzare qui la produzione, intesa come assemblaggio e produzione di componenti. Il Covid ha dato un’accelerazione forte a una tendenza che era già in atto. Pensiamo a Giant, un colosso, che ha aperto una fabbrica in Ungheria. L’industria globale sta venendo in Europa per essere più vicina al consumatore finale. Nel 2021 sono stati importati in Europa 22 milioni di telai e 19 milioni di forcelle: numeri mai visti prima. Significa che da parte delle aziende c’è grande fiducia nel mercato”. Lo dimostra, per esempio, il progetto del nuovo stabilimento di Bianchi a Treviglio: 30mila metri quadri, di cui 17mila destinati alla produzione. Un progetto di riqualificazione territoriale che interesserà l’area che ospita attualmente il quartier generale Bianchi, a Treviglio. L’obiettivo è uno stabilimento che a pieno regime possa produrre mille unità per turno di lavoro e che impieghi oltre 250 dipendenti fra impiegati, risorse tecniche e produttive. Il nuovo stabilimento ospiterà anche il Museo Bianchi e già nel 2023 partirà la produzione di telai in carbonio. A confermare il successo della bicicletta, e dell’e-bike in particolare, sono i dati provenienti dal cicloturismo. Nel 2020, le presenze nelle strutture italiane sarebbero state 25,9 milioni con un +26% rispetto all’anno precedente (dato Ansa). A crederci è anche il Governo che ha stanziato 361,78 milioni di euro per la realizzazione del Sistema Nazionale delle ciclovie turistiche. La bici è d’ausilio anche nel last mile delivery. Stanno infatti arrivando sul mercato tante cargobike, per le consegne del cosiddetto ultimo miglio, con un trasporto realmente a impatto zero. In questa caso si parla di ciclologistica. Protagoniste sono proprio queste bici costruite apposta per caricare maggiore peso e volume. In Germania è già boom, soprattutto per quanto riguarda le cargo bike in versione elettrica. Ma le cargo bike sono scelte anche dalle famiglie che devono portare i bambini a scuola, molto utili per viaggiare tranquilli nei centri storici. La bici ci ha messo del suo, dimostrandosi una evergreen nata. La politica anche, offrendo linee guida e incentivi economici all’acquisto. Ora chi deve fare di più sono le amministrazioni comunali, che superando la vanagloria di quando sciorinano i dati sui chilometri di ciclabili, devono calarsi nella quotidianità dei cittadini e cambiare davvero il volto delle città. Niente proclami, ma soluzioni concrete per fare compiere quest’ultimo passo alla mobilità e renderla davvero più sostenibile. “Esiste ancora la forte esigenza di veicoli a due ruote per spostamenti urbani fra i 3 e i 10 chilometri, un’esigenza che può essere soddisfatta da una bici più strutturata, più leggera nella pedalata e più sicura, adatta al traffico cittadino, sostenibile e conveniente”, chiosa Piero Nigrelli, direttore del Settore Ciclo di Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori). “Ma qualche pista ciclabile e molti parcheggi in più, certo favorirebbero”.