I tre moschettieri dell’auto: un messaggio al governo

Anfia, Unrae e Federauto lanciano l’allarme a reti unificate: “Ci vuole un piano strutturale”

Michele Crisci presidente UNRAE

Michele Crisci presidente UNRAE

Anche il mondo dell’automobile ha i suoi tre moschettieri. E combattono tutti per uno e uno per tutti in attesa che se ne aggiunga un quarto (il governo) e fornisca l’ossigeno necessario per tenere in vita un settore che impiega 1,25 milioni di addetti, produce 344 miliardi di fatturato e garantisce un gettito fiscale di 76,3 miliardi (gettito del 2019).

Paolo Scudieri (presidente dell’Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), Michele Crisci (presidente dell’Unrae, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) e Adolfo de Stefani Cosentino (presidente di Federauto che rappresenta gli interessi dei Concessionari italiani) sono scesi in campo uniti come mai prima per bussare alla porta del governo Draghi e lanciare il loro grido d’allarme sintetizzabile in quattro punti: 1) nuovi strumenti di politica industriale; 2) incentivi strutturali per il rinnovo del parco; 3) diffusione delle infrastrutture di ricarica; 4) riforma fiscale sull’auto.

Sono richieste necessarie per dare ossigeno a un settore che nel 2020 ha perso il 27,9 per cento nelle autovetture, il 15,1 nei veicoli commerciali, il 14,4 nei veicoli industriali, il 21,7 nei rimorchi e semirimorchi e il 24,8 per cento negli autobus. Senza il ricorso alla cassa integrazione ci sarebbero state delle ripercussioni enormi sull’impiego. “Da anni le case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità green compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro paese. Per questi motivi – ha sottolineato Michele Crisci – ribadiamo la richiesta alle Istituzioni di rifinanziare gli incentivi ormai esauriti per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2. Però dobbiamo capire tuti che è necessario un piano strutturale, il mordi e fuggi ormai non ha più senso”, il messaggio concreto che continua parlando di incentivi per le colonnine di ricarica e di revisione della fiscalità (la più alta in Europa per le auto aziendali). L’obiettivo comune è quello di svecchiare un parco circolante che con i suoi 11,5 anni di media è il più vecchio di quelli che contano in Europa con oltre 11 milioni di vetture ante Euro 4 in circolazione. Tutti insieme, Governo compreso, si può dare una svolta, anche green, come piace dire adesso.

L’augurio è che presto ci si possa sedere attorno ad un tavolo a parlare del futuro. Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Giovannini, e quello della Transizione ecologica Cingolani hanno dimostrato competenza e interesse. “Non abbiamo più tempo da perdere. Dobbiamo aprire un dibattito politico per costruire il futuro della mobilità in Italia”, ammonisce Crisci, spalleggiato dagli altri due moschettieri.

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