Kia cambia gli schemi per crescere ancora

Il pensiero di Bitti da vent’anni a capo della filiale italiana del marchio coreano.“Non stiamo mai fermi. E ora andremo incontro al cliente in modo più dinamico”.

Tra due mesi esatti, saranno 20 anni da amministratore delegato di Kia a cui aggiungerne altri tre da direttore commerciale, prima di un periodo in Lingotto Fiere e il ritorno appunto nel 2002: Giuseppe Bitti, al di là del ruolo, esprime la storia in Italia di un brand che ha già raggiunto buoni risultati e punta a giocare da big player. 20 anni iniziati con il lancio di Sorento, primo Suv del segmento D che andò talmente bene da richiedere un anno di attesa. “Era già un’altra epoca rispetto a quando ho iniziato, Kia Motors Italia faceva parte dal 1999 del gruppo Koelliker che uscì di scena nel 2011 quando subentrò Kia Motors Company Italy ossia l’emanazione della Casa madre” ricorda Bitti. Un brand coreano che ha cercato sempre di distinguersi con le idee, conscio che fosse l’unico modo per guadagnare posizioni sul mercato. “Sin dai primi anni, siamo sempre andati a caccia di una clientela di una fascia leggermente superiore a quanto facevano i nostri colleghi delle altre filiali nazionali” prosegue il n.1 in Italia, citando ad esempio il caso di Picanto. “Nel 2004, mi sono speso personalmente perché si progettasse una cinque posti per entrare alla grande nel segmento A: ancora oggi da un lato si arrabbiano per il lavoro in più e dall’altro si felicitano… Fu un passaggio importante per il brand, al pari del lancio della seconda generazione di Sportage nel 2010 che consolidava il nostro posizionamento tra i Suv. Oggi siamo alla quinta, con un livello impensabile a quei tempi. Poi è evidente che EV6 segni una tappa storica nella storia della Casa”. La EV6: auto dell’anno, un successo di pubblico e critica che si era visto raramente per una vettura a ‘zero emissioni’ e non certo classica nelle scelte progettuali. “Sicuramente è l’auto giusta al momento giusto, considerando la strategia Kia: nuovo logo, il piano S per il passaggio totale all’elettrico, persino il cambio del nome togliendo Motors per esprimere il concetto di un player a tutto campo nella mobilità. Le vetture a zero emissioni sono un patrimonio di famiglia, basti pensare alla Soul del 2009 ma questa è di un altro pianeta. Tra l’altro, è stata tenuta talmente nascosta che sino a quando non l’ho vista a Milano, dal vivo, onestamente non sapevo dire se fosse bella o brutta. In effetti, ha un fortissimo appeal: il problema è non poterle avere in quantità sufficiente per il mercato italiano” racconta Bitti. In effetti, il solo cruccio dell’a.d. torinese è l’impossibilità di rispondere alla richiesta, così da tenere relativamente bassa la quota di Kia nel mercato interno, a luglio poco superiore al 3% sul totale. Che appare inferiore sia al valore dei singoli modelli sia allo sforzo importante di marketing con iniziative in ogni campo: sportivo in primis ma anche musicale e nel design. Basti pensare che per il lancio di Niro, tra poche settimane, la Casa ha promosso Sounds Wonderful, un talent digital finalizzato a valorizzare giovani cantanti che non sempre hanno l’occasione per emergere. E a guidare i candidati nel percorso di crescita è un coach che ha nel pubblico più giovane il suo punto di riferimento principale. Stiamo parlando di Mahmood, cantautore eclettico e vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo – in coppia con Blanco. E’ vero, non siamo mai fermi da parecchi anni. La crescita nei numeri è dovuta alla scarsa disponibilità di modelli per i segmenti A e B che rappresentano oltre il 50% in Italia. Ci mancano le Picanto, le Rio e le S-Tonic, insomma, ma sono contento dei risultati del 2021 e della prima parte dell’anno in corso”. Il 2022: ogni fine mese, leggiamo un bollettino delle immatricolazioni all’opposto di quello della Vittoria, firmato Diaz. “La situazione è complicata, sia chiaro, ma non ci si può fermare alla semplice lettura dei numeri. Per esempio, tutte le Case hanno a portafoglio contratti per quattro, sei e anche più mesi. Gli incentivi da un lato aiutano e dall’altro destabilizzano il mercato: i fondi per le auto endotermiche sono finiti in un amen, quelli per elettriche e ibride plug-in sono rimasti quasi intatti. Ecco perché ci vuole una rimodulazione, pensando di concederli anche alle persone giuridiche e non solo ai privati. Non bastasse, si vive un momento difficile in generale, che non favorisce gli acquisti importanti: le auto costano non poco, i carburanti sono arrivati a cifre pazzesche. Quindi non possiamo pretendere di vendere facilmente”. Ci sono molti analisti che stanno lanciando allarmi sulla possibilità del normale appassionato di comprare auto non premium. Del resto, ci sono Case che dichiarano espressamente la nuova strategia: solo modelli per pochi, ad alta redditività, e addio alle city-car. Bitti è meno negativo ma vede un rischio notevole. “Detto che Kia non ha intenzione di trascurare la fascia bassa, vedi l’impegno su Picanto e il progetto per elettriche di segmento A e B, sono preoccupato per l’impatto dell’ Euro 7: si parla anche di 5 mila euro in più perché l’auto risponda alla nuova normativa. Un aspetto che metterebbe un consumatore in grave difficoltà, non mi stupisco che sempre più Case chiedano ulteriori deroghe alla scadenza del 2026”. E sulla ‘mannaia’ del 2035 cosa pensa? Kia sembra convintissima di arrivare con tutto in ordine: 25 miliardi di dollari per elettrificare la maggior parte del catalogo entro il 2025, cambiando profondamente i connotati dell’immagine aziendale. L’ obiettivo è di passare all’elettrico più velocemente di Hyundai – quindi ben prima del 2025 quando in Europa sono tutti impegnati ad allungare la scadenza – ragionando anche sui cosiddetti PBV (Purpose Built Vehicle) e le nuove modalità di mobilità urbana. “La strategia è chiara e ha un valore globale, ma la sensazione è che il mercato europeo porta a valutazioni diverse con la speranza di proroghe. Non è una transizione facile, anzi. Basta pensare al problema delle infrastrutture ma anche di convinzioni radicate in chi guida: è un passaggio tecnico, economico e culturale. La mia sensazione è che da qui al 2035 ci saranno aggiustamenti”. Senza andare così lontano, chiediamo a Bitti come vede Kia nei prossimi anni. “A me fa molto piacere sapere che siamo considerati una delle migliori filiali al mondo della Casa, frutto di un percorso faticoso ma soddisfacente. Ora, al di là dei lanci di prodotto, siamo impegnati in un lavoro approfondito sulla nostra rete con cui abbiamo un ottimo rapporto ma che vogliamo ulteriormente migliorare. Tutto per venire incontro al cliente, in modo dinamico e meno ‘classico’ rispetto agli ultimi anni. Fa parte di quel ‘game change’, il cambio di schema che Kia insegue in ogni aspetto della sua attività: in Italia lo stiamo facendo, senza snaturare la nostra identità di azienda relativamente piccola e che crede nelle persone”.

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