Rivoluzione car sharing così cambierà la mobilità

Uno studio del Politecnico di Milano racconta i prossimi vent’anni: nelle città medio grandi un’auto condivisa ne sostituirà 10 di proprietàIl ruolo della guida autonoma. L’esperimento di Volvo a Porta Nuova

In un Paese come l’Italia dove l’automobile è stata sempre vista più come passione (non di rado prolungamento dell’ego) che come mezzo di trasporto, il car sharing – sino a una decina di anni fa – era guardato come ‘roba da città’ (sostanzialmente Milano e Roma) o soluzione di emergenza, in mancanza della propria vettura. Considerato poco al di sopra del mitico ‘spostapoveri’ come il Milanese Imbruttito definisce la metropolitana. Senza quasi accorgersene, la situazione sul campo è decisamente cambiata. Prendiamo Share Now, leader europeo di mercato e pioniere nel campo del car-sharing a flusso libero: oltre 65.000 nuovi iscritti vi hanno aderito negli ultimi sei mesi, facendo arrivare a quota 900.000 gli utenti in Italia. La tendenza è quella del ‘lungo termine’: a giugno 2022, la domanda di noleggi più lunghi – fino a 30 giorni – è cresciuta dell’85% rispetto allo scorso anno. Di conseguenza, anche la durata media per viaggio è aumentata dell’87% nello stesso periodo: non è più solo metodo da eccentrici cittadini, insomma. Se questa è la realtà, ancora più promettente – per chi si occupa di car sharing – appare il futuro: un recente studio del Politecnico di Milano ha evidenziato che nel prossimo ventennio, in una città di medie dimensioni, un’auto di proprietà condivisa ne sostituirà almeno dieci di proprietà privata, con un utilizzo prettamente urbano. Quindi a una mobilità basata su veicoli grandi, mossi da combustibili fossili e guidati da persone, si sostituirà una mobilità caratterizzata da veicoli leggeri, elettrici, condivisi e guidati da algoritmi. Si tratta di teorie, molto sofisticate, ma pur sempre teorie: questa – presentato durante il primo forum di The Urban Mobility Council, il think tank della mobilità, promosso dal Gruppo Unipol con il patrocinio del Mite e della Commissione Ue – si è basata sulle analisi dei movimenti delle auto degli italiani, registrati attraverso box telematiche su un campione rappresentativo, pari al 10% dei veicoli circolanti. E al di là delle prospettive a lungo termine, la ricerca ha chiarito che già oggi, anche senza l’uso massiccio delle colonnine, il 20% delle auto in circolazione potrebbe essere sostituito da auto elettriche, senza pregiudizi per il proprietario dovuti alla limitata autonomia né aggravio di costi. Ma il salto di qualità risiede, per gli analisti, nello sviluppo della guida autonoma che peraltro ha subito un discreto rallentamento dopo l’esplosione del decennio precedente. 

«Ma il big-bang di questa rivoluzione – spiega Sergio Savaresi, Professore di automazione nei veicoli al Politecnico di Milano – non potrà che essere l’automazione della guida: spingerà verso la mobilità a servizio che a sua volta genererà il completamento del processo di elettrificazione, intrapreso da tutte le Case. Dobbiamo individuare le direttrici di sviluppo più rapide ed economiche per facilitare la transizione, sia con veicoli tradizionali che con i veicoli a guida autonoma già sul mercato». Fosse facile. In ogni caso, questo non significherà la scomparsa delle vetture ad alto tasso di piacere, di divertimento al volante: i costruttori, anche i più evoluti, lo sottolineano in ogni occasione e la ricerca del Politecnico li conforta bene. «Nel futuro, si separerà l’aspetto funzionale – soddisfatto principalmente da robotaxi a guida autonoma – e l’aspetto emozionale, associato ad una nicchia pregiata di modelli che resteranno a guida umana e di proprietà privata» si legge. Sta di fatto che la ‘forbice’ già presente tra la fascia alta e quella bassa delle auto è destinata ad aumentare, con tutte le problematiche connesse. Nella transizione richiesta (pardon, imposta) dalle istituzioni europee e contestata da molti , è evidente che l’impegno maggiore debba essere da parte delle Case, avviate – qualcuna in modo veloce, altre meno – a essere sostanzialmente fornitori di mobilità e non solo venditori di auto: pensando al presente (complicato) e a un futuro praticamente codificato, non si vedono alternative. 

Tra le Case più attente al nuovo corso, un buon esempio è fornito da Volvo che ha lanciato il Premium Car Sharing, servizio di fascia elevata con apposite stazioni, rivolto ad aziende e privati. Una soluzione di mobilità sostenibile ed ecologica (i modelli sono ibridi o elettrici), che senza far pagare al cliente abbonamenti o canoni, viene incontro alla mancanza di parcheggi e guarda anche al settore immobiliare: una stazione di car sharing fornisce un’ulteriore argomentazione di vendita per un immobile, alzandone la quotazione. Il sistema si basa su un app dove è possibile visualizzare in modo trasparente tutte le vetture disponibili, i noleggi effettuati e i relativi costi. Al termine di ogni tragitto, il costo del noleggio viene addebitato sulla carta di credito collegata, pagando solo l’utilizzo effettivo e monitorando ogni elemento del servizio. Volvo fa sul serio: a Porta Nuova, in uno dei distretti milanesi più innovativi, qualche mese fa ha debuttato ELEC3City. E’ un car sharing di sole auto elettriche, destinato sia ai privati che alle aziende. Consente di prendere l’auto in un punto per riconsegnarla, dopo un periodo di tempo, nello stesso garage del quartiere. Per ora siamo alla visione ‘premium’, evidente che si passerà a un massiccio servizio ‘generalista’, in tempi più brevi del previsto: perché le analisi – preoccupanti, per chi costruisce – concordano su un futuro dove le auto di proprietà saranno sempre meno. E quindi vai di car sharing.

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