Nel laboratorio dove si studia come salvare la testa

C’erano una volta un ingegnere, un professore universitario e un neurochirurgo svedesi. E no, non è l’incipit di una barzelletta. Anche perché entrambi ci sono ancora e una ventina di anni fa hanno dato vita a un sistema di protezione che, inserito nei caschi, aiuta a prevenire i gravi danni a livello cerebrale che l’impatto con il suolo in seguito a una eventuale caduta, e la conseguente rotazione dovuta all’angolo con cui avviene, potrebbe provocare. E così, un’idea nata quasi una decina di anni prima e approfondita con una serie di studi e ricerche scientifiche, è diventata un prodotto e un’azienda che ha ampliato la propria rete a una moltitudine di campi: dalla mobilità allo sport, dalla bicicletta all’arrampicata, dal motociclismo urbano fino alla MotoGP. I tre protagonisti della storia sono nell’ordine Peter Halldin, Svein Kleiven e Hans von Holst che, dopo aver dimostrato l’efficacia del prodotto che avevano ideato, hanno lasciato i propri lavori e hanno fondato Mips, acronimo di “Multi-directional impact protection system” (sistema di protezione dagli impatti multi-direzionali), tecnologia ora utilizzata da 150 brand diversi in un migliaio di modelli di caschi. “Il cervello – spiega Haldin, direttore scientifico e co-fondatore dell’azienda – ha la consistenza di una gelatina e in un certo senso ‘galleggia’ in un liquido (il fluido cerebrospinale) che ha anche la funzione di assorbire i colpi. In occasione di un impatto, lo scossone più pericoloso è causato dalla rotazione che porta come conseguenza a una deformazione cerebrale che può essere misurata in un range che va dal 6 al 30%. Con un elevatissimo rischio di danni permanenti”. Nasce da qui la necessità di creare un ulteriore strato di protezione, da inserire all’interno dei caschi: una struttura, tipo una membrana, che riduca la rotazione accompagnando il movimento della testa e, di conseguenza, le conseguenze peggiori. Perché, per dirla con un paragone pugilistico utilizzato anche dallo stesso Halldin, “un diretto in faccia fa meno danni di un gancio perché non provoca una rotazione”. “Bisogna considerare – prosegue – che un cervello umano pesa circa 1,2-1,3 chilogrammi e, nel caso di un impatto, il carico sul casco e sulla testa può essere addirittura anche di 750 kg”. Partendo da questo presupposto, effetto e causa allo stesso tempo, i ricercatori di Mips hanno cominciato a filmare gli impatti con speciali telecamere ad altissima frequenza e ai raggi X nello stabilimento e centro di ricerca di Taby, alle porte di Stoccolma. A cervelli di cadaveri umani, donati alla scienza per questi esperimenti, sono stati applicati una serie di marker che permettessero una corretta visualizzazione di tutto ciò che avveniva anche all’interno della scatola cranica. La prima evidenza fu che impatti rotazionali generavano versamenti ed ematomi in grado di compromettere la funzionalità cerebrale. Il tutto in un impatto la cui durata è compresa tra i 5 e i 10 millisecondi (per fare una proporzione, un battito di ciglia dura un decimo di secondo, 10-20 volte più a lungo). Gli anni hanno portato al perfezionamento delle tecnologie di ricerca, fino alla definizione di un modello standardizzato di analisi che, attraverso un sistema di calcoli matematici su dati estrapolati da continui test in laboratorio, studia l’effetto dei carichi su un corpo. Il modello prende le mosse da studi abitualmente effettuati in ambito automotive e viene applicato ai materiali utilizzati per i caschi, portando avanti un percorso di ricerca che ha ridefinito uno standard di sicurezza. Buona parte delle aziende produttrici di caschi, al giorno d’oggi, offrono una o più varianti con il sistema Mips che è sbarcato anche in MotoGP grazie ad Aleix Espargaró che indossa un casco prodotto dall’azienda giapponese Kabuto, equipaggiato proprio con un sistema dell’azienda svedese. Con l’obiettivo non nascosto di continuare a crescere. E magari provare a diventare quello che strumenti come la cintura di sicurezza o l’airbag sono diventati per le auto: uno standard universale.

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