Ecco come sarà Il futuro delle nostre città

Il professor Savaresi prevede un domani con poche auto, più pregiate, ma usate di più. L’importanza della guida autonoma.

Oggi nelle nostre città ci sono molte auto usate poco. Dovremo necessariamente pensare ad un modello di mobilità che preveda poche auto, molto pregiate, ma usate tanto”. Più che una profezia, quella del professor Sergio Savaresi, ordinario del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, è una lettura del futuro basata sui suoi studi. Durante il convegno organizzato da Il Foglio nella sede di Ac Milano, sono emersi molti spunti di riflessione sul domani dell’auto e non solo, visto che oggi mobilità significa anche moto, biciclette più o meno assistite, monopattini e mono ruota. Ma il racconto del futuro, indipendentemente dal fatto che guideremo auto elettriche, ibride o ancora delle vecchie auto a motore termico, si basa soprattutto sul fatto che cambierà l’uso che facciamo dell’auto. L’industria dell’auto è quella che si è mossa di più per abbattere le sue emissioni in questi anni. Dopo essersi fatta pescare a ingannare il prossimo con la storia del Diesel Gate, si è sentita in colpa, finendo con l’accettare ogni imposizione in arrivo dalla politica che spesso ha parlato a vanvera, accelerando troppo una transizione che non potrà essere immediata. Ma se il passaggio dai motori termici a quelli elettrici, sembra ormai faticosamente avviato, pur con tanti problemi ancora da risolvere (costi, autonomia e infrastrutture), all’orizzonte si aprirà una nuova frontiera: quella della guida autonoma e del diverso utilizzo delle auto nelle nostre città. Auto in sharing che ci verranno a prendere da sole e ci porteranno dove dobbiamo andare ridurranno il numero di vetture e cambieranno radicalmente l’uso che noi ne faremo. Certo, prima andranno risolti i problemi legislativi e assicurativi, poi andrà vinta la scontata battaglia con i tassisti che in Italia hanno già fatto fuori Uber. Ma se davvero arriveremo ad una città con meno auto, ma usate di più, sarà la stessa industria automobilistica a dover cambiare. Nel 2022 in Italia sono stati venduti 1,3 milioni di automobili nuove quando nel 2021, prima del Covid, eravamo a 1,9 milioni. Le previsioni per quest’anno parlano di un leggero aumento che dovrebbe portare a fine anno al milione e quattrocentomila vetture. Con un parco circolante arrivato a fine 2022 a quota 39.272.000 vetture. Ma per completare il discorso va aggiunto come il numero dei chilometri percorsi da ogni auto sia calato passando negli ultimi anni da 12 mila a 8 mila. Siamo insomma ancora in un modello che prevede molte auto usate poco. I prezzi delle auto in aumento come le barriere d’ingresso in molti centri urbani per i veicoli più vecchi, oltre alla voglia dei giovani di essere meno inquinanti in tutti i sensi, spingerà verso il modello previsto dal professor Savaresi e allora i costruttori dovranno rassegnarsi a produrre meno auto, ma nello stesso tempo a riempirle di quelli che oggi chiamiamo gadget, ma che un giorno diventeranno gli strumenti per cambiare la mobilità come la guida autonoma. Il professor Savaresi ci porta a ragionare su un altro aspetto: “Oggi l’auto privata viene usata per l’80% del suo tempo in modo funzionale, come dire che la sostituiremo volentieri con un taxi, riducendo l’uso emozionale al 15/20%. Una cosa che ci spinge a prevedere un futuro con auto funzionali usate molto e auto emozionali da guidare in pista magari anche assistiti dalla tecnologia che ci aiuterà a divertirci”. La guida autonoma ci accompagnerà in questa transizione trasformando il servizio di sharing, che oggi è spesso poco fruibile per la difficoltà nel reperire l’auto in tempo per le nostre esigenze. Dopo la transizione verso l’elettrificazione ne vivremo un’altra verso le auto a guida autonoma. Quello che una volta vedevamo solo nei film. Ci vorrà tempo, ma è meglio cominciare a pensarci.

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