Lorenzo Gioacchini spiega la filosofia alla base del club italiano “Siamo persone con una vita normale, unite da una grande passione E non è vero che siamo brutti, sporchi e cattivi. Abbiamo delle regole”
Chi nel corso degli ultimi mesi abbia avuto occasione di vedere al cinema il film “ The Bike Riders” avrà in qualche modo vissuto una volta ancora lo spaccato di un’America proletaria e agitata dai fantasmi della Seconda guerra mondiale prima e poi di quella del Vietnam. In una nazione che voleva superare le sofferenze dei conflitti e correva senza freni verso un benessere materiale voluto a qualsiasi costo, un gran numero di giovani uomini si sentiva fuori posto ed emarginato. Molti trovarono nelle motociclette un veicolo ideale per provare di nuovo emozioni forti e il senso del rischio cui erano così assuefatti . Riunirsi in gruppo, poi, offriva anche quel cameratismo granitico cui quasi tutti erano stati abituati nei lunghi anni di guerra. Si ricreava quel senso di unione virile e di fratellanza che poteva accogliere tanto animi inquieti come una madre affettuosa. La storia recente, soprattutto quella americana, è ricca di episodi che raccontano le gesta non sempre esemplari di questi club di bikers. I media da parte loro, soprattutto grazie a molte pellicole del cinema e quasi altrettante serie tv, hanno fortemente contribuito a creare l’iconogra-fia più popolare e quasi sempre negativa di questi gruppi, visti, spesso come vere associazioni criminali. La realtà, come sempre, è assai diversa e distante dall’immagine più diffusa di questi MC, Motorcycles Clubs, e nel caso del più famoso fra questi, quello degli Hells Angels, è anche verificabile con facilità visto che il club, che ha l’emblema del teschio alato, è presente e attivo anche in Italia. Qualche anno addietro incontrammo casualmente a Los Angeles con Sonny Barger il carismatico fondatore degli Hells Angels USA sempre circondato da una schiera di nerboruti bikers confratelli che lo proteggevano costantemente. Recentemente, invece, abbiamo potuto conversare con lo storico presidente degli Hells italiani, Lorenzo Gioacchini che, viceversa, ha un approccio assai più rilassato e cordiale. Lo abbiamo trovato nel pieno svolgimento della apertura della “Riding Season”, l’appuntamento che inaugura la stagione più propizia per guidare le moto e che ogni anno porta all’Idroscalo di Milano diverse migliaia di bikers nostrani senza distinzione di marca, club o tipo di moto, ma solo accomunati dalla passione per le due ruote a motore. In questa atmosfera davvero lieta Lory 666, questo il nick-name del grande capo degli Hells italiani, ci ha accolto con un sorriso contagioso ed estrema gentilezza. Cosa significa essere un Hells Angel nel terzo millennio?
“Guarda, per prima cosa bisogna parlare di chi siamo noi. Siamo tutte persone che fanno una vita normale, lavoriamo, abbiamo ciascuno la propria famiglia e la propria quotidianità. Ci accomunano la grande passione per le moto, per vivere davvero la moto guidandola tutto l’anno anche a dispetto delle avversità climatiche e il desiderio di condividere questa passione in un gruppo molto unito, come se fosse una famiglia. La nostra è una vera fratellanza che ci lega in tutto il mondo ed è bellissimo accogliere i membri di altri paesi qui da noi, così come raggiungere le club house dei nostri confratelli in qualsiasi altra nazione.”
La leggenda però vi “dipinge brutti sporchi e cattivi”.
“Certo, cinema, stampa e tv ci hanno sempre raccontati come una banda di fuorilegge violenti e pericolosi. Come sempre le cose poi sono molto diverse. Certo, nel passato, soprattutto in America, ci sono stati episodi in cui alcuni hanno oltrepassato il confine della legalità, ma questo accade in quasi tutte le associazioni numerose come la nostra. Come ripeto spesso. “se facciamo qualcosa di buono nessuno se lo ricorda, se facciamo qualcosa di negativo nessuno se lo dimentica”.
Cosa implica essere un membro degli Hells Angels quindi ?
“Per prima cosa bisogna dimostrare di meritarsi l’ingresso nel club. C’è un periodo di “apprendistato” piuttosto importante perché, essendo la nostra una vera famiglia, dobbiamo essere certi che qualcuno possa davvero farne parte e, per contro, anche l’aspirante deve avere il tempo di capire se con noi si trova davvero bene. Comunque il “collante” più importante fra noi è la moto, il desiderio di viaggiare in moto, sempre e con i propri fratelli. Noi organizziamo numerosi raduni come questo della Riding Season aperto a tutti, come si vede, ma anche ritrovi con tutti gli Hells, qui da noi in Italia o per andare a trovare gli altri membri all’estero. Organizziamo anche eventi di beneficenza o manifestazioni sociali come quelle che stiamo realizzando a Milano per protestare contro il divieto di circolazione delle moto euro zero e perché mettere a piedi chi non ha soldi per comprare una moto nuova è sbagliato e discriminatorio.”
Visti così, insomma, gli Hells Angels di casa nostra sembrano assai meno minacciosi di come vengono spesso descritti e pur considerando controversi alcuni aspetti del club, ad esempio l’impossibilità di accesso per le donne o alcune intemperanze del passato, si percepisce facilmente che è davvero nell’amore sconfinato per le moto che risiede l’anello più robusto della catena che lega fra loro questi “Angeli dell’Inferno”.