L’auto che viaggia da sola

Il professor Savaresi ci spiega come la guida autonoma può aiutare la sicurezza“Il problema dell’interazione uomo-automa è che il primo non rispetta sempre le regole”.

“Le nuove tecnologie dei veicoli hanno il potenziale per aiutare a prevenire gli incidenti, ridurne la gravità e salvare vite umane”, sono le parole di Steven Cliff, Amministratore della NHTSA, a corollario della pubblicazione dello studio svolto dal National Highway Traffic Safety Administration relativo ai dati provenienti dai dispositivi di assistenza attiva sugli incidenti automobilistici. Gli autonomous vehicles (AV) non richiederanno alcun input da parte del conducente e avranno la capacità di navigare in modo indipendente. Utilizzando i sensori di bordo e le apparecchiature di valutazione, avranno sempre una visione a 360° dell’ambiente circostante. Uno dei massimi esperti in Italia è il Prof. Sergio Savaresi, Direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del PoliMI: “Eliminando il conducente dall’equazione, si ridurrà l’elemento dell’errore umano nella guida”, che oggi è la causa del 90% di tutti gli incidenti. Un’auto a guida autonoma semplicemente non terrà uno smartphone al volante, né supererà i limiti di velocità, né guiderà sotto l’effetto di alcol o droghe. Questi veicoli, dotati di sofisticati sensori di bordo, telecamere, GPS, radar e sistemi di sicurezza, saranno in grado di ridurre drasticamente anche l’impatto di eventuali incidenti, comunque possibili, soprattutto quando la circolazione sarà mista. “La tecnologia degli AV è già sviluppata nell’ipotesi di guida promiscua, perché città a servizio di mobilità totalmente autonome sono impensabili. Le auto intelligenti sono già progettate con un approccio molto simile alle capacità percettive di un umano, quindi in grado di interpretare, ad esempio, i semafori. Il problema dell’interazione uomo-automa è che il primo non rispetta sempre le regole. Le condizioni di traffico deregolamentato, in cui si hanno negoziazioni, ad esempio agli incroci in cui si decide chi sia il primo a dover passare con uno sguardo, sono quelle più critiche. Aumentando il rapporto (AV/conducenti umani) il problema si ridurrà, si troverà un equilibrio, andando verso una situazione sempre più facile da analizzare e gestire”. Ogni anno milioni di persone muoiono a causa di incidenti sulle strade di tutto il mondo, questo è il motivo per cui la prima automobile senza conducente fu prototipata negli anni ‘80 dalla Carnegie Mellon University. Nonostante oltre 40 anni di ricerca le strade non sono ancora popolate da AV. “Oggi ci troviamo in una fase molto arretrata rispetto alla diffusione delle auto autonome in Europa. L’esecuzione di sperimentazioni su strada è estremamente complicata dal riferimento normativo attuale. Abbiamo recentemente ottenuto la seconda autorizzazione nella storia italiana, grazie al decreto ministeriale Smart Road”, progetto finanziato dal PON-IR che doterà la rete autostradale di un’infrastruttura tecnologica avanzata in grado di connettere utenti e operatori in tempo reale. “C’è molta esitazione da parte dei regolatori nel concedere autorizzazioni, principalmente a causa della nostra incapacità di accettare le mancanze della tecnologia. Mentre siamo disposti a tollerare incidenti causati dall’errore umano, la stessa tolleranza non si applica a incidenti causati da auto a guida autonoma. Dobbiamo imparare ad adeguarci al fatto che la tecnologia, pur migliorando la sicurezza complessiva, possa comunque commettere sbagli. La scelta razionale sarebbe introdurre la tecnologia autonoma attuale sulle strade. Nonostante possano verificarsi incidenti sporadici, sarebbe comunque molto più sicura rispetto all’incidenza media di errori umani. Stiamo affrontando una sfida in cui il risultato ottimale è difficile da raggiungere senza la possibilità di condurre sperimentazioni. C’è il rischio che le nazioni orientali, più propense ad applicazioni reali, ci superino.” Gli esperti sostengono che i veicoli autonomi potrebbero essere utilizzati al meglio nelle città che pianificano attivamente la loro integrazione nelle strade e nelle infrastrutture circostanti. Alcuni grandi centri tedeschi, come Francoforte e Karlsruhe, stanno iniziando a introdurre robotaxi multi-persona che possono trasportare da 6 a 8 passeggeri alla volta: un po’ più grandi della maggior parte delle auto, ma più piccoli di un autobus. Pochi giorni fa, il primo ministro britannico Rishi Sunak ha segnalato l’intenzione di introdurre una nuova legislazione per sviluppare e regolamentare il settore in UK. Il futuro delle auto a guida autonoma sembra promettente, con il potenziale di rivoluzionare il nostro approccio alla mobilità e, in base ai primi dati analizzati, di salvare più di due terzi delle vite che annualmente si interrompono a causa di errori umani.

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