Moto, bici, monopattini e…

Ci vorrebbero regole diverse per ogni tipo di mobilità. E un esame di guida anche in mare dove oggi fino a 40 cv si è liberi.

La patente abilita a condurre. Vero. Ma cosa? Un po’ di tutto. In Italia infatti non esiste solo la patente dell’auto. Se il secolo scorso chi faceva la “licenza di guida” per la quattroruote era abilitato anche a “portare” i motocicli ormai da decenni non è più così. Solo chi l’ha conseguita sino al 1986 lo può ancora fare. Ebbene sì, un settantenne che non è mai salito in sella potrebbe domani “pilotare” su strada un bolide a due ruote con 217 cavalli e in grado di oltrepassare i 300 chilometri orari come la sportiva Aprilia RSV4. Speriamo allora che il settantenne non lo faccia e che al limite salga sulla Vespa che tiene nella casa al mare. Negli anni 80 ai quattordicenni non era richiesto nulla più dell’assicurazione per poter guidare un cinquantino, ma poi è nato il patentino anche per loro. Peccato che, arrivati a 16 anni, in odore di 125, debbano fare una nuova patente dedicata alle moto “vere”. E poi una volta abilitati al 125cc arrivati ai 18 anni si può salire di livello, ma anche in questo caso con delle limitazioni: sino ai 20 anni si possono guidare solo due ruote con potenza fino a 35 kilowatt, ovvero poco più di 47 cavalli. Discorso diverso quello per i monopattini: non è prevista la patente per mettersi alla guida. Giusto? Decisamente no. Se è vero che l’età minima per utilizzarli è 14 anni, è anche vero che la maggior parte di quelli in circolazione oltrepassano, e anche di molto, i 25 chilometri orari che sono la velocità massima consentita. Mezzi di mobilità individuale sempre più diffusi per i quali non è necessaria neppure un’assicurazione. Un minicorso sarebbe auspicabile e un’assicurazione di responsabilità civile doverosa. E poi ci sono le biciclette a pedalata assistita che sono state protagoniste anche all’EICMA di Milano. Un mondo a due ruote in cui da una parte esistono splendide Bianchi usate per cicloturismo che nascono biciclette e quello vogliono restare per forme e dimensioni. Nonostante “l’aiutino” della batteria per le salite o per quando si è stanchi. Dall’altra mezzi ancora definiti biciclette, ma che in realtà sono molto simili a motorini. Gomme larghe come il caro e vecchio Ciao della Piaggio, anch’esso aveva i pedali. E allora queste biciclette a pedalata assistita che viaggiano veloci come scooter sono utilizzati da “piloti” con abbigliamento brandizzato con i nomi delle più importanti società di delivery. Anche per loro niente patente e niente assicurazione. Concludendo un discorso a parte lo merita la nautica. In questo caso la patente si chiama “abilitazione al comando di unità da diporto”. Può essere ottenuta per le sole unità a motore oppure anche per quelle a vela. Valida entro le 12 miglia o senza limiti dalla costa. La si può prendere in soli tre giorni di full immersion sul lago oppure ci si può affidare con fiducia a istituzioni storiche come la Lega Navale Italiana il cui primo interesse nelle sue 260 sedi è formare “marinai” e non essere un “patentificio”. Con un’attenzione alla sostenibilità e alla sicurezza prevede una formazione duratura con mesi di corsi e diverse uscite in mare. Insomma una “roba” seria. Serio invece non è l’approccio normativo per chi utilizza imbarcazioni dotate di motori fuoribordo sino a 40 cavalli di potenza massima. Rappresentano il 35 per cento delle vendite di fuoribordo in Italia e non è necessario alcun tipo di patente per “comandarli”. Una follia! Famiglie con nonni al seguito noleggiano natanti che “filano” a 30 nodi senza aver la minima nozione di navigazione e sicurezza. Sarebbe auspicabile un intervento deciso da parte del legislatore che preveda quanto meno un mini corso con la compilazione di un questionario prima del noleggio per verificare che il cliente abbia assimilato le nozioni di base. Ad esempio i limiti di navigazione, i termini di ancoraggio, le nozioni di salvataggio. In attesa di tempi e leggi migliori… speriamo che Dio ce la mandi buona. m.a.c. @cucchiofficial

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