Per le bici adesso è arrivato il momento di pedalare

Le vendite sono crollate sia per le muscolari sia per le e-bike. Ora ne va promosso l’uso più dell’acquisto.

Hai voluto la bicicletta? Pedala! Quante volte l’abbiamo sentito, o detto? Ora è il turno di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), che ha lanciato una campagna di comunicazione dal titolo, appunto, “Ora pedala”, per incentivare l’utilizzo, e perché no anche l’acquisto, della bici. Iniziativa lodevolissima e azzeccata, che ha debuttato in occasione della presentazione dei dati del mercato italiano a pedali 2023, a Milano durante la quarta edizione degli Emoving Days. Dati che, purtroppo, hanno il segno meno nel numero più importante: – 23 per cento, le vendite 2023 sull’anno precedente. Calo fisiologico. Incentivi e Covid hanno favorito un boom delle vendite di bici, e ora il mercato paga il conto. Ma dietro, forse, c’è anche altro. Perché per spiegare come mai il mercato si sia già saturato e abbia rallentato la sua corsa, non basta definirlo “maturo”, come si fa con quello automobilistico quando spira qualche vento di crisi. Il mercato delle due ruote a pedali in Italia è tutt’altro che maturo, soprattutto per quanto riguarda le bici elettriche. È il contesto, intendendo strade, traffico, automobilisti, per così dire l’infrastruttura, che non ha fatto il passo avanti necessario a far sì che l’abbrivio preso diventasse velocità pura, e non risultasse invece smorzato come dopo uno sprint avventato non sostenuto da gambe poco allenate. La gente la bici l’ha comprata, ma poi si è accorta che pedalare in città è tanto complesso da divenire rischioso, e l’ha lasciata in garage; si è interrotto il virtuoso passa parola che permeava di positività la bicicletta, tornata in auge e apparsa a molti e forse ai più, davvero uno dei tasselli della mobilità del futuro, green, sostenibile, e diciamolo pure, intelligente. Questo discorso riguarda le grandi città, Milano, Roma, Torino. È qui dove si possono fare i grandi numeri, e dove deve cambiare la mentalità. Ma non nelle persone: piuttosto nelle amministrazioni, nella politica. Non si può fare una polemica a ogni ciclabile, dicendo che porta via spazio alle auto in sosta. Non si possono mettere sotto processo le città che abbassano il limite a 30 orari. Non si può avviare una rivoluzione come l’Area B di Milano e poi lasciarla incompiuta, tenendola attiva solo cinque giorni su sette, per 12 ore soltanto. Non si può gridare all’orrore quando un giovane ciclista viene schiacciato da un camion a causa dell’angolo morto, e poi non fare assolutamente nulla. Non si può accettare che si definiscano #SpostaPoveri i mezzi pubblici. Non si può alzare le spalle di fronte al disagio di chi arriva a sgonfiare i pneumatici dei SUV come protesta (The Tyre Extinguishers, ci sono anche in Italia); sbagliando, certamente, ma quando si sbaglia si è sempre in due. Tutto questo rappresenta il fallimento della ragione e della politica. Così ben venga la campagna di Confindustria ANCMA che continua a motivarci a inforcare la bici e pedalare. E ben vengano i dati di un mercato in flessione, che rappresenta nient’altro che la risposta di un Paese di fronte alle promesse non mantenute dai suoi amministratori. Da 1,77 milioni di pezzi a 1,36 milioni: -24 per cento per le muscolari sul 2022,
-19 per cento per le e-bike (273 mila), anche se il confronto con il 2019 per le bici elettriche è comunque positivo: +40 per cento. “È il tempo di passare dagli incentivi all’acquisto a quelli all’utilizzo”, chiosa il presidente di ANCMA, Mariano Roman. “Lo ribadiamo da mesi e come associazione chiediamo un intervento deciso sulla promozione della cultura della bici”. Qualcuno risponderà?

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