Dal 1974 più di duemila persone ogni giorno ne acquistano una L’ottava generazione, sempre rispettosa del Dna di Giugiaro
Tra i tantissimi numeri clamorosi legati alla Volkswagen Golf, uno ci sembra più clamoroso degli altri: oltre 2.000 persone, in tutto il mondo, hanno scelto di acquistare una nuova Golf, ogni giorno, negli ultimi 50 anni. Un calcolo sulla base delle oltre 37 milioni di unità che hanno seguito il primo modello, uscito dalle linee il 29 marzo 1974. Come spesso capita nella storia dell’auto, nessuno a Wolfsburg – sede del produttore tedesco – si immaginava che l’erede del caro Maggiolino sarebbe diventata la vettura di maggiore successo per la Casa e la numero 1 in assoluto del mercato continentale.
Giusto sottolineare il genio italico: non è stato il solo motivo del successo, ma ha dato un sostanziale contributo. Erede del leggendario Maggiolino prodotto in più di 21,5 milioni di esemplari, la Golf venne sviluppata dall’allora 36enne Giorgetto Giugiaro per Volkswagen Design: doveva semplicemente continuarne la storia e non crearne un’altra con il rischio di sbagliare tutto. Invece gli appassionati rimasero colpiti dalle forme del veicolo, dagli interni versatili e dalla scelta del motore trasversale montato anteriormente. Volkswagen aveva già avviato questa transizione poco prima con la Scirocco e la Passat, ma con la Golf, decise di utilizzare la nuova tecnologia su un’auto dai volumi più elevati. Funzionò subito, sorprendendo i manager stessi: raggiunse il traguardo del milione di unità nell’ottobre ‘76 “costringendo” a rivedere le linee del sito di Wolfsburg.
Qui, ad oggi, sono state costruite più di 20 milioni di unità mentre le rimanenti sono state prodotte in altri stabilimenti tedeschi, oltre che in Belgio, Brasile, Cina, Malesia, Messico, Slovacchia e Sud Africa. World car di fatto, al di là della prevalenza assoluta in Europa, con otto generazioni che hanno introdotto le migliori tecnologie del momento sotto l’aspetto motoristico sin dalle prime generazioni per poi alzare il livello sulla sicurezza e ultimamente sulla parte digitale. Tutte hanno portato un contributo importante però Andreas Mindt, il responsabile attuale del design Volkswagen, sostiene che il momento decisivo nella storia sia stato il passaggio dalla prima alla seconda generazione. “L’allora capo progettista, Herbert Schäfer, fece la cosa giusta al momento giusto perchè modernizzò la Golf II, ma mantenne il DNA della Golf I tracciando una rotta mai cambiata: uno sviluppo intelligente del modello originale” spiega.
L’arrivo sul mercato del restyling della ottava generazione, ribattezzata 8.5 e che prevede giustamente una 50 Years Edition, non ha sciolto i dubbi sul futuro del modello: due anni fa era certo l’addio, lo scorso anno pareva che il prossimo giro sarebbe stato solo elettrico, ora ci sono voci di un sorprendente “doppio binario”. Da una parte la versione termica che resterebbe in produzione, dall’altra la variante a batteria, che debutterebbe non prima del 2029 sulla base della nuova piattaforma SSP del Gruppo VW. A ribadire che la Golf termica sarà prodotta per almeno altri 10 anni è stato Kai Grünitz, responsabile Sviluppo, che nel corso di un’intervista rilasciata a Top Gear ha affermato che le varianti non elettriche della berlina sopravviveranno almeno fino al bando delle termiche, fissato nel 2035. “In virtù dell’attuale rallentamento che sta colpendo il mercato delle auto elettriche, meglio tenere i piedi in due scarpe” ha spiegato Grunitz. Non ha torto, considerando che nello scorso marzo è stata sospesa la produzione (temporaneamente, ma la notizia ha sconvolto l’automotive) a Emden dell’ammiraglia ID.7 e soprattutto della ID.4 a cui Volkswagen ha affidato le speranze per conquistare il mercato delle auto a batteria. Detto questo, sembra che la Casa tedesca non voglia sviluppare una nuova generazione della Golf termica, ma tenere costantemente aggiornata quella sul mercato, sia dal punto di vista dei motori (adeguandoli a eventuali nuovi standard sulle emissioni), sia dal punto di vista tecnologico. Non è certo semplice, pensando che siamo al 2024 e il traguardo è dieci anni in là e in più non si possono escludere cambi repentini delle normative UE – per esempio in termini di sicurezza che potrebbero mettere fuori gioco la Golf prima della data fissata per il fine vita.
La già citata 8.5 che abbiamo testato tra le colline della Valpolicella è la perfetta rappresentazione del concetto: qualche ritocco esterno (il logo VW illuminato e i fari Led di nuova concezione), l’adozione del MIB4 di nuova generazione per l’infotainment (pratico e reattivo) e l’inedito assistente vocale IDA2. La gamma delle motorizzazioni prevede il 1.5 TSI ‘solo benzina’ o mildhybrid con 115 e 150 Cv l’immancabile 2.0 TDI da 115 e 150 Cv per gli irriducibili ‘dieselisti’ e ancora il 1.5 TSI come base per la variante plug-in da 204 Cv. Sono tutte a trazione anteriore, con trasmissione manuale a 6 marce, DSG a 7 ed e-DSG a 6: grande varietà, nessuna ideologia, consumi mai così limitati.
E si prova quella sensazione, intramontabile e piacevole, che solo una berlina “sportiveggiante”come la Golf regala dalla nascita. In ogni caso, se ci possono essere dubbi su una nuova generazione, nel caso venisse lanciata si può essere sicuri che resterebbe fedele a quanto, nel 1974, Volkswagen scrisse al momento del debutto: “La Golf offre il massimo dello spazio e della sicurezza. È orientata senza compromessi alla praticità. La linea di cintura bassa offre al guidatore una chiara visione d’insieme, mentre il cofano inclinato assicura che la strada davanti alla vettura sia visibile. Il lunotto posteriore si estende verso il basso, rendendo la retromarcia molto più semplice”. Semplice, attuale, Golf.