La scatola nera scagiona le auto tradizionali più moderne

Uno studio del professor Savaresi del Politecnico di Milano rivela come una guida ecologica possa ridurre l’inquinamento.

Nel dibattito sulla rotta giusta da prendere per la mobilità nei prossimi anni, a portare un contributo importante c’è The Urban Mobility Council, nato nel 2022 e promosso dal Gruppo Unipol con il Patrocinio della Commissione Europea. Durante il forum di quest’anno, dedicato ad energie, industrie e infrastrutture per la mobilità a zero emissioni, è stato presentato un interessante studio realizzato dal Politecnico di Milano. Analizzando i dati di movimento, attraverso “le scatole nere”, installate da Unipol sui veicoli dei propri clienti nelle provincie di Bari, Roma e Brescia, per un totale di 360 milioni di spostamenti relativi a oltre 226.000 veicoli. Ma più che i risultati di questo test, si è evidenziato come i veicoli non elettrificati potrebbero circolare, a determinate condizioni, anche nelle zone a traffico limitato se si prendessero in considerazione i dati rilevati dalle green box, dispositivi capaci di definire e classificare l’impatto ambientale di ciascun veicolo, superando la tradizionale generica appartenenza alla classe Euro. Grazie alla telematica UnipolTech2, per esempio, è possibile passare dal concetto di scatola nera a quello di green box, andando a misurare in modo continuativo i km percorsi, le velocità, le brusche accelerazioni e le frenate. L’analisi dei dati di guida dimostra come le emissioni reali di gas serra (calcolate con le green box) nel 43% dei veicoli Euro 5 siano inferiori alla media degli Euro 6 e persino nel 26% degli Euro 4 l’impatto di CO2 sia inferiore rispetto alla stessa media degli Euro 6. Indipendentemente dalla età o dalla tecnologia del motore lo studio del Politecnico di Milano sottolinea quindi la necessità di promuovere una guida ecologica e responsabile, fornendo informazioni agli automobilisti (anche in tempo reale attraverso le connessioni) sulle pratiche di guida che possono ridurre le emissioni e di conseguenza l’inquinamento atmosferico. Illuminante al proposito il commento di Sergio Savaresi, direttore del Dipartimento Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. «Lo studio fatto sui dati telematici in collaborazione con UnipolTech evidenzia due concetti fondamentali. Il primo è che l’impatto ambientale di un veicolo e in particolare le sue emissioni di CO2 è largamente legato al tipo di utilizzo più che alla sua classe Euro. È forse giunto il momento, grazie alle moderne tecnologie telematiche, di misurare l’effettivo impatto di ciascun veicolo, e non basarsi su tradizionali valori medi. Il secondo è che, mantenendo il classico schema delle automobili private per uso individuale, l’effettivo passaggio ai modelli elettrici difficilmente potrà superare il 30%». Un elemento in più per il dibattito: in pratica secondo molti intervenuti al forum milanese, si potrebbe passare da politiche basate sulla quantità media di emissioni rilasciate da un certo tipo di motore, a scelte basate sui dati effettivi del singolo veicolo e su come è guidato. Una rivoluzione, in particolare nella gestione degli accessi ai centri urbani, perché l’ingresso nelle ZTL si baserebbe non solo sull’auto che si possiede, ma sui km che si percorrono, sulle velocità che si adottano, sul suolo che si occupa, sullo stile di guida.

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