L’amore di Bottura per le auto veloci è diventato libro

Non ci sono soltanto 85 ricette nel suo “Slow Food, Fast Cars”.

Ci sono due momenti in cui Massimo Bottura, il solo cuoco italiano a issarsi sul gradino più alto della The World’s 50 Best Restaurants, sembra pervaso da un fuoco sacro: quando racconta i nuovi piatti agli ospiti – celebrities o semplici gourmet – che arrivano da tutto il mondo (realmente) per sedersi a un tavolo dell’Osteria Francescana di Modena e quando mostra la clamorosa collezione di auto sportive a quanti soggiornano a Casa Maria Luigia, lo splendido relais nella prima campagna fuori città. Due passioni, fissazioni per certi versi, che Bottura con la fondamentale collaborazione di Lara Gilmore – americana di Washington e ben più che una moglie – ha raccontato in un nuovo libro: Slow Food, Fast Cars. Il titolo dice tutto: 85 ricette che fanno parte del buono di Casa Maria Luigia e una presenza massiccia di auto, più nei pensieri che nelle fotografie. Perché uno dei segreti di una maison di lusso (informale, ma di lusso resta) è proprio di sorprendere l’ospite con il ‘playground’ – come lo chiama lo chef tristellato – negli spazi interni del relais. E lì ci sono tante, tante auto. Ma non viene voglia di fotografarle o fare stories su Instagram perché ti senti obbligato a seguire il suo racconto entusiasta, in perfetto inglese, su questo o quel modello. A partire da un esemplare unico al mondo di Huracan Evo con una grossa macchia gialla e la scritta ‘Oops’ sul cofano anteriore. Un’idea di Stefano Domenicali, all’epoca a.d. di Lamborghini, che era rimasto affascinato da uno dei più celebri piatti del suo amico cuoco: ‘Oops, mi è caduta la crostatina di limone’ sino al punto di creare una personalizzazione. Poi ci sono auto Ferrari e Maserati (di cui è ambassador), l’Alfa Romeo Duetto come una GP 4 Pantera di De Tomaso che è stata restaurata in due anni di lavoro e consegnata a Bottura per celebrare il sessantesimo compleanno. “E’ arrivata a metà della festa: quando lui ha scoperto, guidandola nel vialetto, che i meccanici avevano raddoppiato la potenza del motore si è messo a gridare. Cosa avrebbe potuto desiderare di più un ragazzo emiliano?” ricorda Lara. In effetti, il demone del motore è sempre stato parte integrante dell’epopea botturiana, diventando spesso riferimento per l’arte in cucina. “Se cresci da queste parti, non puoi non innamorarti delle auto: fin da bambino sono stato circondato da macchine leggendarie” dice con un sorriso. E’ questo che ha ispirato il concetto del playground, reso unico dal rito domenicale a Casa Maria Luigia: per trovare spazio ai tavoli del brunch più famoso in Italia – Tòla Dolza, ossia “prenditela comoda” in dialetto modenese – nei mesi freddi Bottura e i suoi ragazzi spostano le auto dall’interno all’esterno consentendo a qualche fortunato ospite, spesso straniero, di fare un giro tra i vialetti. Slow Food, Fast Car è anche questo, un concetto antico e moderno. “Mi ha sempre affascinato abbinare il pensiero lento alla velocità nell’esecuzione: festina lente, dicevano i romani. Anche in cucina è così: ogni nuovo piatto richiede un ragionamento lunghissimo. Poi in cucina vige una tensione incredibile, a ogni pranzo e a ogni cena ci giochiamo il nostro Gran Premio” sottolinea il Massimo nazionale.

Exit mobile version