La monovolume Renault, nata nel 1984, è arrivata alla sesta generazione. L’ultima nata promette una guida elettrica in città fino all’80 per cento del tempo.
Promette la guida in elettrico fino all’80% del tempo, in città. Fino a 1.100 km di autonomia, da 7 a 5 posti e fino a 777 litri di bagagliaio, servizi Google integrati e 50 app di serie. Poi ricorda che il vero lusso sarà sempre lo spazio. Renault Espace nasce proprio per rendere ambiente e volumi accessibili e quindi per democratizzare quel “lusso”. Era la sua missione nel 1984 quando nasceva la “scatola magica” firmata Matra, capostipite dei moderni monovolume europei, e lo è ancora oggi dopo cinque generazioni. Quella del 2023 offre comfort e modularità senza eguali, per esempio la panchetta posteriore reclinabile scorre su 22 cm per offrire spazio per le gambe, fra i migliori della categoria; poi strizza l’occhio alla contemporaneità imbarcando meccanica e tecnologia up-to-date. Su tutti il motore E-Tech full hybrid 100% ibrido e il sistema multimediale openR link, con i suoi 774 cm2 di tecnologia intuitiva infilata nei suoi display a tutta plancia, che integrano i servizi connessi My Renault e Google. Ovviamente, salgono a bordo anche 32 sistemi avanzati di assistenza alla guida, dalla guida ibrida predittiva che aiuta a ottimizzare l’utilizzo della batteria, ai sistemi di parcheggio assistito per rendere sempre più agevoli le manovre del veicolo. Insomma, Renault Espace non fa mancare proprio nulla alle esigenze di una famiglia moderna. Proprio come vuole la lunga tradizione del modello che ha saputo fin dal primo momento rivoluzionare l’intero segmento, contribuendo perfino ad accendere la passione per le suv che in fondo, con questa monovolume, hanno parecchi punti in comune. La storia di Espace inizia 40 anni fa. Anzi prima. Perché se ufficialmente la monovolume simbolo di una Francia che detta stile e volumi (di mercato) e che sa vestire le carrozzerie con materiali innovativi come la vetroresina nasce nel 1984, il progetto guarda più ai Settanta e coinvolge un bel po’ di nomi dell’industria automobilistica francese. Su tutti spicca quello di Matra, che nel 1976 realizza insieme a Simca la Rancho, proprio la vettura che Espace sostituirà. Realizzata su base Simca 1100, Rancho non ha la trazione integrale ma è fondamentalmente già una suv, più alta da terra del comune e con un pronunciato padiglione posteriore. In Francia piace a tutti. In breve diventa un’auto simbolo, non a caso è l’auto della famiglia tipo del film cult di Claude Pinoteau il tempo delle mele (1980), che la proietta all’estero insieme alla giovanissima Sophie Marceau, allora tredicenne, esplosa mediaticamente proprio con La Boume per diventare un’icona internazionale. Con il senno di poi, possiamo dire che dalle strade di Parigi a quelle di tutta Europa il passo è breve, così come lo è il passaggio dalla Rancho alla Espace. Certo, veti e giochi politici fra i marchi transalpini ne rallentano l’epifania, ma quando gli Ottanta entrano nel vivo, quell’auto tanto originale trova finalmente la sua strada. La prima Espace ha la struttura leggera in acciaio zincato con carrozzeria in vetroresina, un parabrezza molto grande e inclinato che forma quasi un’unica superficie con il cofano. Lunga 4,25 metri e con già cinque posti che possono diventare sette, oltre un considerevole volume di carico che va da oltre 800 litri a quasi 3.000 litri semplicemente abbattendo le due file posteriori, cambia le regole del gioco. Per contenere i costi, diverse componenti derivano dalla produzione di altri modelli: i fari sono quelli del furgone Trafic, gran parte della meccanica è della R18. Per non togliere spazio all’abitacolo il motore è disposto longitudinalmente, molto avanzato sull’asse anteriore. Si tratta del benzina 2 litri derivato dalla Renault 25 e messo a punto per una potenza di 110 cv. Il successo arriva con l’introduzione del Diesel 2.1 da 88 CV, è lo stesso delle R20, 21 e 25, tanto che la produzione viene aumentata affiancando lo stabilimento Renault-Alpine di Dieppe a quello Matra di Romorantin. Fra le virtù di quel modello, che ricordava le forme del treno veloce TGV nato poco prima, sicuramente va iscritta l’abilità di anticipare di circa un decennio la moda dei monovolume in Europa. Infatti, quando si affacciano i Novanta, ai progettisti Renault spetta il compito di rinnovare continuando a stupire. Nel 1988 arriva il primo restyling e viene introdotta la trazione integrale Quadra. Nel 1991 invece arriva la seconda generazione, più grande (4,3 metri) e con motori rinnovati. Il punto di forza resta la modularità, con i sedili intercambiabili e amovibili, la coppia anteriore che si gira per l’effetto salotto e i cinque posteriori amovibili per aumentare la capacità di carico. Grazie all’ampia superficie vetrata, la luminosità interna rendeva l’abitacolo ancora più spazioso e confortevole. Dopo oltre 191.000 esemplari venduti, Espace è tutta nuova. Dura però solo fino al 1996 quando arriva la terza generazione, completamente rinnovata: la linea diventa ancora più moderna e tondeggiante, le misure crescono un altro po’, con l’aumento della lunghezza a 4,51 metri e poco dopo una seconda variante a passo lungo (17 cm in più) chiamata Grand Espace da 4,79 metri che porta il volume di carico massimo a oltre 3.100 litri. La tradizionale grandeur francese non trova pace, così i Duemila salutano un’ulteriore nuova Espace. Nel 2002 la quarta generazione è anche la prima non più sviluppata da Matra. Interamente Renault, la carrozzeria è ora in acciaio e il nuovo modello cresce a 4,66 metri, 4,86 nella variante Grand Espace, e viene dotato di plancia estremamente pulita grazie alla strumentazione digitale. Fra suv, crossover, mpv, ecc., il mercato è ormai saturo di acronimi e Espace V perde un po’ la bussola: quando nel 2015 la quinta generazione scende in strada con rotondità e finiture sempre più lussuose, molti intravedono un lieve sconfinamento di genere. Il modello più monovolume fra tutti è ora un’altra cosa? Forse, ma i tempi sono cambiati ed è ora di scoprire la sesta generazione: ibrida, connessa, contemporanea.