Ci vuole certezza per far ripartire il mercato al limite anche dire basta con gli incentivi Gli sforzi per aumentare la sicurezza in strada
Agli italiani continua a non piacere l’auto elettrica. Questo è un dato di fatto, raccontato dai numeri che mensilmente monitorano il mercato. Anche in agosto il nostro Paese occupa l’ultimo posto per quanto riguarda le vetture elettriche vendute nei cosiddetti Major Markets. La quota tricolore è del 7,2% (3,7% per le Bev e 3,5% per le ibride plug-in). Il confronto con i maggiori mercati europei evidenzia il gap: il Regno Unito arriva al 29,4% (Bev 22,6% e Phev 6,8%), la Francia al 22,5% (Bev 15,3% e Phev 7,2%), la Germania al 20,6% (Bev 13,7% e Phev 6,9%), e anche la Spagna è in doppia cifra con l’11,0% (Bev 5,2% e Phev 5,8%). In una contingenza del mercato decisamente negativa con un meno 16,5% in agosto, il calo dell’elettrico fa ancora più rumore. L’incertezza regna sovrana e blocca le scelte delle famiglie. Oggi in Italia resistono ancora delle barriere culturali importanti: il numero delle colonnine di ricarica, il costo delle vetture elettriche, l’autonomia dei modelli 100% elettrici. Tutti fattori che possono essere attenuati o smentiti con una certa informazione. E di questo abbiamo parlato a lungo nella mattinata dedicata alla mobilità organizzata in collaborazione con Ac Milano la scorsa settimana. Quando il presidente di Ac Milano, Geronimo La Russa, parla di neutralità tecnologica non ha torto: “È impensabile e utopistico pensare a un futuro solo elettrico, senza auto a benzina o alimentate da altri combustibili”, ribadisce sempre. Michele Crisci, presidente di Unrae (unione nazionale rappresentanti veicoli esteri) e Fabio Pressi, ceo di A2A EMobility, ci hanno raccontato come le infrastrutture siano cresciute (trovate un servizio all’interno), l’autonomia aumentata e i costi stiamo cominciando a diminuire. Ma tutto questo non basta. Quello che serve è un vero piano per il futuro che chiarisca una volta per tutte dove vuole andare l’Europa (il blocco alla produzione di motori termici è ancora fissato al 2035) e soprattutto che cosa intende fare l’Italia. Servono certezze. Michele Crisci è arrivato a dire: “A noi andrebbe bene anche se ci dicessero: non daremo più incentivi per l’acquisto di un’ auto. Basta saperlo”.
L’importante è non continuare con la politica degli incentivi a pioggia. Oggi sì, domani no, dopodomani chissà. Chi vorrebbe cambiare auto, oggi non lo fa perché aspetta. Vuole sapere se e quando torneranno gli incentivi, vuole sapere come si comporteranno le città italiane con le varie motorizzazioni.
Quello che si chiede è certezza.
Quella certezza che è arrivata ad esempio sull’obbligo di dotare le auto di una serie di Adas obbligatori dalla scorsa estate. Tutto nell’ottica di una maggior sicurezza sulle nostre strade dove la distrazione resta il pericolo numero uno come ci ha raccontato Carlotta Gallo, dirigente della Polizia Stradale. L’obiettivo morti zero sulle strade è ambizioso e lontano, ma con la collaborazione di tutti si può provare ad avvicinarsi alla meta. Gli aiuti elettronici e le auto connesse possono darci una mano importante come ci hanno detto Maurizia Bagnato (Bosch) e Alberto Busetto (Generali Jeniot). Parlare di sicurezza non è mai tempo sprecato, da qualsiasi lato si affronti l’argomento.