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Una settimana elettrica con Citroën ë-C4

by Flavio Vanetti
18/12/2022
in Ma dai
Una settimana elettrica con Citroën ë-C4
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La coupé compatta con altezze da crossover, piace perché non è banaleI viaggi elettrici vanno pianificati, quasi come se si pilotasse un piccolo aereo.

Quanto è complicato per un irriducibile fautore dei motori endotermici mettersi a confronto con la realtà di una vettura “full electric”? Quali sono i pregi (massì, dai, ce ne saranno…) di questo tipo di propulsione e quali invece i piccoli/grandi ostacoli nella quotidianità? L’ho sperimentato nell’arco di una settimana grazie a una Citroën ë-C4. E questo è una sorta di diario dell’esperienza. Primo choc. Devo fare una premessa: sono da sempre malato di Citroën, ma l’impegno in questo “long test drive” è di essere equilibrato. Quindi, per cominciare, ecco l’ispezione – come farebbe il Barbieri in “Quattro Hotel” – alla compagna di viaggio dei prossimi giorni. Della C4 ho provato la versione a benzina e la conosco molto bene. La ë-C4 è identica, salvo avere un bagagliaio un po’ più sacrificato dovendo ospitare – nello scomparto inferiore – le attrezzature per la ricarica. Ecco, questo è il primo choc: c’è il dispositivo per la connessione alla rete domestica (con una centralina voluminosa) e poi c’è il kit per agganciarsi alle colonnine pubbliche. Imparo la prima cosa: quando si ricarica ci si attacca prima alla colonnina (o alla presa domestica) e poi all’auto, per poi procedere in modo inverso a operazione avvenuta. I cavi di un arancio/rosato, confesso, hanno qualcosa di inquietante, tra lunghezza e spessore. L’addetto della Citroën mi mette subito davanti alla cruda realtà: “Quanto è potente il suo contatore di casa?”, chiede. Ah, ecco, devo capirlo, anche perché i garage non sono a casa mia ma in un condominio limitrofo. Una telefonata all’amministratore mi tranquillizza: c’è la potenza minima necessaria. “Ma se l’attacca alla presa normale ed è scarica o quasi, ci vogliono due giorni per riaverla al 100%”. Cominciamo bene… Il condominio. Sulla via del rientro la prima riflessione è semplice: occhio a non “succhiarle” tutta l’energia. Diventa una sorta di “post it” fissato nella testa. E una volta arrivato, ecco la prima notte in carica. Mediante presa domestica e con l’amministratore che promette di tranquillizzare, nel caso, i condomini: sarà solo questione di pochi giorni (è bene ricordarsi che in un palazzo nel quale la spesa per l’elettricità è condivisa è opportuno avvisare dell’avvento di un’auto così). L’autonomia massima della ë-C4 è di 357 km, dopo il viaggio da Milano al paesello vicino a Varese ho un residuo di circa 310. Aggancio i cavi – non senza titubanze, vista la novità – e mando l’auto a nanna. Si ode un ronzio di fondo. See you tomorrow. Gioco dell’oca. All’indomani c’è la curiosità di vedere se è andato tutto bene. A giudicare dai display sembra così, si è spenta anche la luce verde nel bocchettone che certifica l’operazione in corso. Stacco tutto e leggo: 340 km di autonomia, dunque non il massimo possibile. Decido di prepararmi a usare anche una colonnina pubblica e scelgo Enel-X, presente pure nel mio paese. Mi registro su un’app comoda e amichevole, che spiega che si può pagare mediante carta di credito o PayPal e non solo con una scheda dedicata. L’uso mattutino della ë-C4 mi ha ridotto l’autonomia a 300 km. Decido quindi di ricaricare. Ma una delle colonnine, di vecchio tipo, si oppone a qualsiasi tentativo. Un’altra, più moderna, invece funziona. Però il display dice che per avere il pieno servono 36 minuti almeno. Troppi, ho fretta. Stacco dopo 20’: sul display appare la scritta “ricarica terminata”, al 96% e con 320 km di autonomia. Subito dopo ecco la smentita: il 96% è confermato, i chilometri pure, ma la scritta mi avvisa che occorrono ancora 36 minuti. A che gioco giochiamo? Forse a quello dell’oca che ti manda pure indietro? E soprattutto: dove sta la verità? Verso le montagne. La nuova ricarica notturna stavolta mi porta a 350. E’ una buona notizia, devo andare a Viceno, sopra Crodo, e la ë-C4 dovrà anche affrontare decise salite. Poi, alla sera, mi fermerò a Verbania per andare a teatro. Già, ma ci starò con l’autonomia? Ecco allora che per guidare un’auto elettrica mi ritrovo nella stessa situazione di quando piloto un aeroplano dell’Aero Club Varese, di cui sono socio: prima di tutto serve pianificare. Faccio due conti, 120 km ad andare, 160 per tornare. Di autonomia ne resta poca. Devo trovare colonnine di ricarica e la app mi spiega che ce n’è una al cimitero di Crodo. E poi, ovvio, ce ne sono a Verbania. Parto fiducioso, in autostrada mi limito a 110 all’ora per non sprecare energia, quindi salgo fino a Viceno: la macchina rampa bene ed è silenziosa. Poi torno a Crodo ed ecco la brutta sorpresa: entrambi i punti di ricarica di quell’Enel-X sono occupati. Mi ero dimenticato di prenotare… Devo aspettare, non posso rischiare che a Verbania ci sia un altro intoppo. Mi invento qualcosa per ingannare il tempo, fortunatamente uno dei due bocchettoni si libera in 20 minuti. Ma devo investire almeno un’altra mezz’ora. A Verbania, invece, il punto di ricarica è troppo lontano, decido quindi di tornare a casa, posto che i circa 200 km residui sono sufficienti. Nel garage uso ancora la presa di corrente e il giorno dopo sono pronto per la restituzione alla Citroën, non prima di aver fatto una commissione a Cantù. Rendo la ë-C4 con poco meno di 300 km di autonomia, il consumo medio in questa settimana è stato di 14KWh per 100 km. I voti. Per chiudere, distribuisco i voti. Alla ë-C4 do 7,5: la linea, da coupé compatto con altezze da crossover, mi piace perché non è banale. L’interno è molto comodo, ma trovo che cruscotto e dintorni potrebbero essere più ricchi di dotazioni (non ricordo però se la versione Shine che ho usato sia o meno il top di gamma). All’esperienza “elettrica” non do più di 6,5: il pregio sta nella silenziosità di marcia e in una certa “scattosità” dei motori, ma resto dell’idea che autonomia e tempi di ricarica siano ancora ben lontani da un livello accettabile. Ma soprattutto, per guidare una “full electric” bisogna entrare nell’ordine di idee che serve un radicale cambio culturale e che programmare meticolosamente un viaggio, calcolando le ricariche e i luoghi in cui effettuarli, è indispensabile. Ho scoperto l’acqua calda, d’accordo, ma quanti hanno testa e metodo per percorrere questa strada?

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