La casa giapponese apre un quarto fronte: il cielo dopo auto, moto e motori mariniIl concept eVX sbarcherà sul mercato indiano, anticipando le scelte per l’Europa.
C’è un aspetto che fa capire quanto Suzuki non pensi solo alle ‘macchinine’. Ha stretto un’intesa con SkyDrive, azienda giapponese che da tre anni lavora allo sviluppo di mezzi a decollo verticale (gli e-VTOL) in grado anche di spostarsi su strada. Esiste anche un concept: l’SD-XX, un ‘ottocottero’ elettrico a due posti, capace di volare per non più di mezz’ora a un massimo di 500 metri di altezza. Pesa mezza tonnellata e può arrivare secondo i progettisti a 100 km/h di velocità. Obiettivo? Essere il taxi volante dell’Expo di Osaka 2025. E’ il quarto fronte di mobilità su cui la Casa giapponese è impegnata: ci sono le auto, ci sono le moto e ci sono i motori marini. Per tutti, vige la stessa rotta sintetizzata da un motto: Sho-Sho-Kei-Tan-Bi: più piccolo, meno numeroso, più leggero, più corto, più bello in giapponese. Rappresenta uno dei tre princìpi – quello filosofico – che farà da guida a Suzuki da qui al 2030. Un motto ma soprattutto un principio di produzione per la Casa giapponese che segue in parte la tendenza generale sull’elettrico ma si guarda bene dall’abbandonare i motori termici. Perché non esiste solo l’Europa, ma nel caso di Suzuki, bisogna presidiare l’India dove ha il 50% del mercato interno. Grande pragmatismo come vuole il secondo principio molto orientale delle ‘Tre Realtà’ (che tralascia l’impraticabilità e si concentra sul luogo, sulla cosa e sulla situazione effettiva) da concretizzare in base al terzo: il Lean Management che come spiega il quartiere generale di Hamamatsu «enfatizza la flessibilità, l’agilità, lo spirito di sfida». L’impegno è colossale: per il nuovo piano industriale si parla di 4.500 miliardi di yen (32 miliardi di euro), di cui 2.000 per le attività di ricerca e sviluppo e gli altri di investimenti veri e propri. Dei 2.000 miliardi di risorse da spendere per l’elettrificazione – dove proseguirà la collaborazione con Toyota – 500 milioni sono destinati a progetti unicamente nel campo delle batterie. Quanto ai target finanziari, Suzuki conta di raggiungere, entro il 2030, ricavi per 7.000 miliardi di yen, a fronte di 4.500 previsti per l’esercizio al 31 marzo prossimo. Tra le priorità del settore ricerca e sviluppo ci sono i carburanti alternativi, perché a fianco delle motorizzazioni elettriche, Suzuki punta su quelle a metano, miscele di etanolo e biogas. E’ molto interessante, in questo senso, il lavoro che la Casa sta realizzando in India sugli scarti e i rifiuti organici degli allevamenti del settore lattiero-caseario. Ci crede così tanto da pensare di allargare il campo di azione all’Africa e ai Paesi del Sud-Est asiatico. Questo perché il biogas ricavato potrà essere utilizzato dalle auto alimentate a CNG – il 70% del venduto sul mercato indiano – e contribuirà a raggiungere la ‘carbon neutrality’ che sarà obiettivo fondamentale per gli stabilimenti Suzuki. Per quelli in Giappone e in Europa – il solo è in Ungheria – si prevede di arrivarci nel 2050, per quelli in India venti anni dopo. Tornando ai modelli elettrici: ne sono previsti 17 nel mondo, scientificamente divisi per macro-aree: sei in Giappone, sei in India e cinque in Europa dove la Casa punta ad avere l’80% di auto a zero emissioni sul totale del venduto, entro sette anni. Dovrebbero essere, salvo sorprese, solo Suv e compatte da segmento B che peraltro sono specialità di famiglia. Per ora, della nuova gamma elettrica, si è visto Il nuovo format permette, infatti, di assicurare ai potenziali acquirenti servizi ed esperienze di marca personalizzati, oltre a un canale riconoscibile e controllato che interagisce con il mondo digital. Uno scontato cambio di linguaggio per Suzuki, ancora più personale ed elaborato rispetto a quello dei modelli attuali. Ha le forme di un Suv lungo 4,3 metri, largo 1,8 metri e alto 1,6 metri: quote simili a quelle dell’odierna Vitara. Nel design ci sono elementi quasi da off-road, come le protezioni di plastica grezza per parafanghi e paraurti o le piastre metalliche; invece sono del tutto inediti, per la Casa giapponese, il taglio dei gruppi ottici a Led e il frontale quasi interamente chiuso, esaltato da due fari a freccia. Il cofano piatto ha due leggere curvature mentre le microcamere al posto degli specchietti e le maniglie a scomparsa – insieme ad altri tocchi aerodinamici – ottimizzano l’efficienza del powertrain. Ovviamente c’è la trazione integrale, che non tradisce la vocazione di Suzuki: la Casa ha dichiarato, per il modello – che monta batterie da 60 kWh – un’autonomia di circa 550 km nel ciclo di omologazione indiano, più permissivo di quello europeo. La eVX – o la relativa versione di serie – arriverà sul mercato indiano nel 2024, non sarà la prima elettrica del nuovo corso perché quest’anno uscirà un piccolo veicolo commerciale in Giappone. Come non è dato sapere se il primo veicolo per i mercati del Vecchio Continente sarà identico o fortemente ispirato alla concept. La sfida è appena iniziata, insomma.