Massimo Bottura, il cuoco italiano più famoso del mondo, dice sempre che “un conto è creare un buon piatto su una tela bianca, un altro è migliorarne uno che hai in carta da anni”. Il concetto è identico, passando dalla cucina stellata all’automotive: la storia – almeno quella recente, dove i cari vecchi Saloni erano fatti anche e soprattutto per esibire – è piena di concept che lasciavano a bocca aperta per il design e annunciavano soluzioni tecnologiche, degne delle autostrade volanti di Star Wars. Alcune si sono perse per strada. Altre hanno portato a modelli di serie dimenticabili. Una discreta quota si è trasformata in best-seller, con il problema (non indifferente) del passaggio tra una generazione all’altra.
Un caso emblematico è Qashqai, modello che ha segnato un’epoca. Nata nel 2006, in un momento di crisi di Nissan, la prima serie ha risollevato le sorti della Casa grazie a un’impostazione innovativa, che ha fatto scuola: la si può definire come la prima crossover compatta, con il look ‘avventuroso’ delle Suv ingentilito da forme più smussate e un tetto più basso e filante, ma anche con una guidabilità e un comfort più da berlina che da fuoristrada. La formula, che è piaciuta molto, è stata ripresa in pratica da tutti gli altri costruttori, ma questo non ha influito sul successo della Qashqai, venduta fino a oggi in oltre 5 milioni di esemplari nel mondo. Di questi, oltre tre milioni sono stati consegnati in Europa. Alla terza generazione è affidato l’onore e l’onere di proseguire l’impresa, ma in un segmento – quale il C-Suv – ora caratterizzato da una competività spaventosa: Fiat 500X, Jeep Renegade, VW T-Roc, Toyota CH-R, Dacia Duster, Peugeot 3008…
Ne abbiamo parlato con Matthew Weaver, vice presidente Nissan Design Europe: venti anni di lavoro presso la Casa giapponese e dall’aprile 2020 primo europeo a ricoprire questo ruolo. Crediamo, non a caso. Come nella sua visione di stile è stato decisivo il Master presso il Royal College of Art di Londra, considerata – se non la n.1 – una delle migliori università al mondo per l’arte e il design. “Bisogna fare una premessa sulla terza generazione della Qashqai: eravamo in una posizione fortunata da cui partire per affrontare il nuovo design. Siamo stati i leader del segmento – di fatto i pionieri – dal 2007 e abbiamo potuto vedere dalle nostre ricerche che gli acquirenti del modello consideravano lo stile come il motivo principale di scelta – racconta Weaver – quindi, abbiamo capito facilmente che era importante mantenere la “Qashqai-ness” cossiché il modello rimanesse chiaramente identificabile. Ci siamo riusciti, ma abbiamo aggiunto un po’ di muscolosità, grazie alla disponibilità di ruote da 20 pollici, resistendo alla tendenza di aumentare troppo le dimensioni. Doveva restare un mezzo comodo nel parcheggio e nel traffico urbano, anche se sapevamo che ai clienti avere qualche cm in più esternamente non dispiaceva. In compenso, con lievi ritocchi abbiamo reso più ampio e confortevole l’abitacolo, soprattutto per i passeggeri posteriori”.
Spesso si finisce per identificare una vettura bestseller come ‘world car’, ma non è automatico: la Toyota Corolla (e in parte la sorella Rav 4) rispondono al duplice ruolo, la Ford Serie F no perché il terzo posto nella classifica mondiale 2020 – dietro le due auto dell’Ellisse – è frutto di un 98 per cento di vendite in Nord America. Il caso Qashqai è particolare, in quanto resta espressione di un brand storico del Sol Levante ma con tre quarti delle vendite realizzate nel Vecchio Continente. Weaver, che ha lavorato su tutte le generazioni della Suv, la vede così: “Noi l’abbiamo sempre considerata ‘europea’ per l’aspetto: i volumi in generale, le forme ‘muscolose’ attorno ai passaruota, le linee nette delle spalle. Da qui deriva l’enorme successo sui mercati continentali, ma il fatto che più di due milioni di esemplari siano stati venduti in altri Paesi, certifica che avere puntato diretti su un design ‘europeo’ si è rivelato un vantaggio per Nissan”. Il recente debutto della terza generazione ha portato una sorpresa, anche se in linea con quanto sta succedendo sempre più frequentemente: ciao ciao al diesel e unicamente motorizzazioni elettrificate. Che non stimolano i designer – parole loro – quanto le batterie per le elettriche. E Weaver non lo nasconde. “Progettare veicoli a zero emissioni rappresenta l’essenza del cambiamento epocale dell’automotive. Oltre a lasciare effettivamente spazio all’innovazione: trovo grande soddisfazione nel lavorare con il team a Londra e in Giappone, per pensare al ruolo che ha oggi il design nel portare i guidatori a passare dal termico all’elettrico – spiega – ma è importante ragionare su cosa può rendere più facile questo passaggio. In questa direzione, l’opzione e-Power lanciata proprio su Qashqai è ideale: so che in Italia è stato definita da molti un motore ‘quasi elettrico’ e ci ha fatto piacere, a conferma che questa sfida, realizzata su una vettura classica per molti aspetti, è stata compresa”. Se la nuova Qashqai resta erede diretta della precedente per lo stile, gli interni sono stati (ben) modificati per dare spazio ai display della strumentazione e dell’infotainment Nissan Connect. “Oggi un abitacolo deve riflettere sempre di più il rapporto in evoluzione che i guidatori hanno con la loro auto – dice Weaver – abbiamo ragionato su come semplificare l’interfaccia tra uomo e macchina, ma anche per accogliere tutti i nuovi, fondamentali sistemi che la crescente tecnologia offre. Però su un aspetto, non sono stati fatti compromessi: l’abitacolo doveva rimanere istintivo, pulito e invitante. I clienti vogliono essere più connessi ma non dovrebbero mai essere distratti. Ecco perché sono orgoglioso degli interni della nuova Qashqai: riteniamo che il mix di controlli fisici e digitali soddisfi le esigenze dei clienti. E senza che si noti come nel caso della motorizzazione, spinga ugualmente verso l’epoca dell’elettrificazione”. Ci piace concludere la chiacchierata con una provocazione (di stile e in stile): scontato non aspettarsi rivoluzioni estetiche su una vettura come Qashqai, costretta a non fallire. Però, pensando alla bellissima Ariya, concept apparsa per la prima volta al Tokyo Motor Show 2019 e prima crossover full electric della Casa, ci si aspettava qualcosa di più spinto. “In Nissan crediamo che i nostri veicoli debbano avere personalità distinte, ma anche essere riconoscibili come ‘Nissan’ il che non è così semplice come sembra – sottolinea il designer inglese – tutto inizia con la griglia V-Motion all’anteriore che esibiscono tutti i nostri modelli. Poi il “tetto galleggiante” e le luci boomerang sono altri elementi di design condivisi dalle nostre vetture”. Le differenti visioni quali sono? “Ariya si ispira a quello che definiamo ‘futurismo giapponese senza tempo’, con quelle superfici pulite che sembrano scolpite dal vento. La sua purezza riflette esattamente la filosofia a emissioni zero. La Qashqai è più muscolosa, con linee nette, ma ognuna ha uno scopo: abbiamo resistito ad aggiungere elementi che non ne migliorassero il design complessivo. In ogni caso Ariya e Qashqai non sono modelli “taglia e incolla”. Ma presi insieme, il Dna Nissan è chiaro. Chiarissimo”.