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IL cicloturismo è una passione e anche un business

L’ultima stima parla di un giro d’affari di 44 milioni di euro. Un analista: “Oggi pensiamo possa essere raddoppiato”

by Giovanni Battistuzzi
07/09/2021
in Scenari e Tendenze
Cicloturismo

Cicloturismo

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Jannik Plotzer perse il suo nome e cognome quando decise di lasciare Ingolstadt un giorno di aprile di dodici anni fa. Lì lavorava alla Audi, faceva l’ingegnere, reparto motori. Sino ad allora non aveva mai pensato di cambiare vita. Fu allora che si palesò l’asma di sua figlia e il suggerimento di farle respirare aria buona. Finì a qualche chilometro da Bad Tölz, Alta Baviera, a un passo dalle Alpi. Lasciò il lavoro, si inventò altro. “Iniziai dando una mano alla pensione della famiglia di mia moglie. Capii presto che c’era una grande mancanza in zona. In paese passa la ciclovia che porta in Austria e poi fino a Venezia. I cicloturisti aumentavano di anno in anno, ma non c’era quasi niente pensato per loro. Decisi di crearlo io”, dice al Foglio mobilità. Iniziò con un imbiss lungo il percorso con un piccolo spazio dedicato alle riparazioni. “Una minuscola ciclofficina, giusto l’essenziale”. La cosa funzionò. “L’anno seguente la ingrandii, due anni dopo ne aprii un’altra verso il confine. Iniziai inoltre a offrire il servizio di riparazioni lungo il percorso. Bastava una chiamata e arrivavamo sul posto”.

Fu allora che Jannik Plotzer sparì e apparve Herr Plo, una specie di signor Wolf del pedale. Se c’è un problema lui lo risolve. Per il resto ci pensa la moglie. Due pensioni per cicloturisti, un bar e una trattoria con docce a disposizione dei clienti per rinfrescarsi e sedie a sdraio per riposarsi. “In dieci anni i cicloturisti sono aumentati costantemente. All’inizio da noi passavano prevalentemente bavaresi, ora viene gente da tutto il mondo. Negli ultimi cinque anni sono più che triplicati e il Covid non li ha fatti diminuire, anzi”. Qualcosa però è cambiato nel tempo. “Prima a passare di qua erano ciclisti di una certa esperienza, gente che di strada in bici ne aveva fatta tanta. Ora la base si è allargata, come la forbice dell’età: dai bambini con i genitori ai pensionati. L’ebike ha permesso a tutti di affrontare anche grandi distanze. E poi ci sono i micro viaggi, due o tre giorni in bici anche al di fuori della ciclovia. C’è una gran voglia di pedalare”.

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Una testimonianza locale del tutto simile a quella continentale. L’anno scorso Germania, Francia, Austria, Spagna e Ungheria hanno avuto incrementi a due cifre del numero di cicloturisti. Un aumento che rende sempre più obsoleta la stima fatta da uno studio del 2012 del Parlamento Europeo che indicava in circa 44 milioni di euro il valore del settore cicloturismo. Soprattutto alla luce della crescita del settore del cosiddetto turismo del benessere, che unisce quello finalizzato alla cura del corpo, quello sportivo e quello escursionistico: nel 2019 era valutato in 641 miliardi di dollari, le stime per i prossimi quattro anni indicano una crescita di ulteriori 315 miliardi di dollari in tutto il mondo. “Quarantaquattro milioni di euro sono una sottostima evidente del valore del cicloturismo in Europa. Lo studio era del 2012, da allora tutto è mutato. Secondo i dati che abbiamo raccolto negli ultimi sedici mesi le reali dimensioni del settore dovrebbero essere molto maggiori. Forse non si arriva al raddoppio, ma non si va troppo lontani. Lo studio che stiamo facendo però non è ancora completo”, dice al Foglio Mobilità uno degli analisti che si sta occupando per la Commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo di redarre uno studio aggiornato sul turismo in Europa. “L’obbiettivo è quello di analizzare il mercato per capire le reali dimensioni. Il cicloturismo è uno dei settori che crescono di più. I suoi numeri non sono più trascurabili”. E non può essere trascurato soprattutto in Italia. Secondo le rilevazioni della Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), ogni euro investito per costruire una ciclovia ne restituisce 3,5 al territorio e ogni chilometro di percorso ciclabile genera un indotto annuo di 110.000 euro per la zona attraversata. Secondo il Rapporto 2020 Isnart-Unioncamere e Legambiente nel 2019 il cicloturismo ha generato quasi 55 milioni di pernottamenti, il 6,1 per cento di quelli complessivi, e ha generato una spesa complessiva di 4,7 miliardi di euro, il 5,6 per cento del totale.

Tags: Cicloturismo

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