Con B Zero un prototipo sarà installato sugli yacht superiori ai 50 metri. I progetti di Sandia e Hydroptère.
Non male la profezia di monsieur Jules Verne, datata 1874. “L’acqua sarà usata come combustibile, l’idrogeno e l’ossigeno che la costituiscono, usati da soli o simultaneamente, forniranno una fonte inesauribile e di un’intensità tale che il carbone non può avere”. E’ una frase del romanzo “L’isola misteriosa”, chiaro manifesto della capacità degli uomini di scienza che sottomettono la natura ai loro bisogni ma alla fine ne escono sconfitti. Un secolo e mezzo dopo, nel mondo della nautica si parla sempre maggiormente di idrogeno dopo aver assistito al completo sdoganamento delle soluzioni ibride: ormai non c’è superyacht che non le contempli, anche per l’impossibilità attuale di puntare all’elettrico puro se non su barche di piccole dimensioni. Invece, l’idrogeno presenta sulla carta minori problematiche oltre a stimolare la fantasia. In effetti, per il mondo ci si imbatte in idee interessanti ma ancora da verificare come il progetto Sandia: una nave di ricerca per l’istituto di oceanografia dell’università di San Diego, California. Totalmente alimentata ad idrogeno grazie a 10 pacchi di fuel-cell, in grado di fornire complessivamente 1800 Kw per i servizi di bordo e i motori propulsivi elettrici. L’ autonomia prevista è di 2400 miglia nautiche a 10 nodi: si naviga piano ma si va (molto) lontano. E’ esattamente l’opposto di quanto sta combinando – al soldo degli emiri – Alain Thébault, 60enne francese di Digione, che si è ritagliato un posto nella storia della vela come creatore di Hydroptère, il primo multiscafo con i foil: in dieci anni di test, lo strano oggetto passò da 35 a 50 nodi (circa 95 km/h) stabilendo il record del mondo di velocità. Dopo essersi cimentato con discreto successo nel mondo delle barche elettriche, Thébault ha fondato una start-up in Svizzera – The Jet ZeroEmission – e se n’è uscito subito con The Jet, primo idrovolante a energia pulita che ha raccolto l’interesse di un paio di partner commerciali negli Emirati Arabi Uniti, pronti a fornire una decina di milioni di euro. Il perché è presto detto: l’energia rinnovabile è in prima linea tra le priorità di Dubai e dell’area in generale, il Governo locale ha lanciato la Strategia di Energia Pulita dove mira a produrre il 75% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2050. The Jet è il mezzo giusto al posto giusto nel momento giusto visto che vola in silenzio sull’acqua a 40 nodi, eliminando pure l’inquinamento acustico. Il lussuoso mezzo acquatico – simile a una navicella spaziale con tre foil, può ospitare da 8 a 12 passeggeri ed è dotato di due potenti celle a combustibile per produrre l’idrogeno. Sono idee originali, affascinanti ma in definitiva esercizi di stile e tecnica. Precisamente come nell’automotive, il salto di qualità può arrivare solo dai grandi costruttori. E in questo senso, non c’è dubbio che una bella pietra nello stagno sia stata lanciata da Baglietto – uno dei vanti della cantieristica italiana – con il progetto Bzero (precisamente B raised to Zero), presentato in anteprima a Montecarlo nello scorso settembre che prevede l’utilizzo di idrogeno quale fonte di energia: a fine aprile, ha annunciato la realizzazione del prototipo del sistema che poi sarà installato, in modo ottimizzato, sugli yacht Baglietto superiori ai 50 metri di lunghezza. Con obiettivi molteplici: sviluppare le procedure, ottimizzare gli aspetti tecnici, ottenere le certificazioni navali che servono per poter usare il sistema a bordo di yacht, effettuare la ricarica di idrogeno nei serbatoi in totale autonomia o da fonte esterna, ancora difficile da reperire. «Il progetto punta in prima battuta ad aumentare l’autonomia elettrica di crociera dell’imbarcazione in modalità zero emissioni – dice Alessandro Balzi, direttore del Dipartimento Energy del cantiere spezzino – prevede l’integrazione sui superyacht Baglietto della tecnologia fuel cell a idrogeno su una piattaforma ibrida o diesel-elettrica. Il sistema di stoccaggio permette di intrappolare l’idrogeno, voluminoso per sua natura, in idruri metallici permettendo così lo storage in forma solida, sicura e a bassa pressione». Con questa tecnologia a bordo si potrà ipotizzare fino a 75 ore all’àncora con zero emissioni e una navigazione che può raggiungere le 120 miglia nautiche a 7 nodi. L’utilizzo combinato di idrogeno e batterie, infatti, permetterà l’ottenimento di energia quattro volte superiore all’utilizzo delle attuali batterie con vantaggio anche economico per gli armatori. Oltre a quello scontato per l’ambiente. Un “progettone” da seguire.